06/07/17

L'Aquila 7 luglio, ore 9 davanti al tribunale, per chiedere la fine del 41 bis per Nadia Lioce

per denunciare le condizioni cui è sottoposta ed i pretesti assurdi per applicargli isolamento, fino a denunciarla, come in questo caso, per reati inesistenti, fondati esclusivamente su testimonianze della polizia penitenziaria del carcere aquilano

"Il 41 bis è un regime dove perdi totalmente la gestione della tua vita, spesso anche dei tuoi pensieri. Ti spogliano della tua identità. Diventi a tutti gli effetti un fantasma. Ti levano anche lo specchio, per non farti specchiare, per farti sentire un’ombra. Ti spogliano la cella di tutti i tuoi oggetti. Ti censurano la posta per toglierti la solidarietà esterna e l’intimità dei tuoi sentimenti. Ti isolano. Ti emarginano come i dannati all’inferno, ma almeno questi, si dice, hanno la compagnia dei diavoli... e adesso il regime di tortura del 41 bis è ancora peggiore e si sa ancora di meno di quello che avviene, perché quei prigionieri hanno smesso di vivere, pensare, sognare e sperare" (Carmelo Musumeci, marzo 2017)

Il volantino di alcune compagne e compagni contro il 41 bis:




Nadia Lioce verrà processata per aver turbato la “quiete” di un carcere che l’ha sepolta viva!

All’Aquila il 7 luglio, la prigioniera rivoluzionaria Nadia Lioce verrà processata per “Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone e oltraggio a pubblico ufficiale”. Reati relativi a battiture di protesta, che la detenuta avrebbe messo in atto dopo l’applicazione delle circolari del DAP e la pronuncia della Cassazione del 2014, che hanno stabilito l’impossibilità, per chi è recluso in 41 bis, di detenere libri o riviste in cella e di riceverne dall’esterno. In questi anni Nadia Lioce è stata oggetto di ripetuti sequestri di libri, quaderni e altro materiale cartaceo e di cancelleria e ora la si vuole processare per aver turbato la “quiete” di un carcere che l’ha sepolta viva, condannandola al silenzio, a una condizione d’isolamento totale e perenne, all’inaccettabile sacrificio della dignità umana, alla mortificazione della sua stessa identità.
A un anno dalla manifestazione della campagna “pagine contro la tortura”, le condizioni detentive già gravi di Nadia, sono addirittura peggiorate. Oltre ai libri, non le vengono consegnati neanche i vaglia per poterli acquistare tramite il carcere e in un istituto di pena, quello abruzzese, dove è assente la figura del garante dei diritti dei detenuti.
Nelle sezioni di 41bis si vive una condizione di totale isolamento: le persone lì rinchiuse sono sepolte vive. Con la sentenza della Corte Costituzionale dell’8.02.17, n° 122, questa tortura bianca è stata dichiarata legittima e definitiva. D’altra parte l’approvazione di una legge truffa sulla tortura, è il segno evidente che questo è uno Stato di polizia che non offre più margini di democrazia. Le sue “quote rosa” sono intrise della sofferenza delle donne rinchiuse, torturate e violentate nelle carceri, nelle caserme, nei lager per migranti. Uno Stato che usa il carcere duro per piegare anche prigioniere e prigionieri rivoluzionari, non agisce solo per vendetta, ma lancia una minaccia alla solidarietà umana e di classe e una promessa repressiva a chi, comunque sia, lotta contro questa immensa ingiustizia. All’Aquila il 7 luglio si processa una donna, che continua a ribellarsi a questo sistema di tortura e annientamento dell’identità umana, sociale e politica e noi saremo davanti al tribunale, per chiedere l'abolizione del 41bis per Nadia Lioce e per tutti e tutte.
Perché se c’è una cosa che ancora non possono toglierci è l’umanità e la speranza di un riscatto rivoluzionario.

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