10/05/17

Sullo sciopero delle donne: quelli che fanno un discorso di "estrema sinistra"... per una politica opportunista di destra

Da Proletari comunisti

Prendiamo spunto dall'articolo del foglio “Rivoluzione comunista”: “Lo sciopero femminista dell'8 marzo”,  perchè alcune delle cose che scrive sono posizioni presenti anche in un panorama più vasto di organizzazioni che si dicono rivoluzionarie, comuniste.

Nell'articolo, dopo aver parlato dello sciopero delle donne a livello mondiale e in Italia, prendendo a riferimento le manifestazioni di Roma e Milano, e dopo avere apparentemente valorizzato lo sciopero delle donne, si scrive : “...le astensioni dal lavoro effettuate e (che) le manifestazioni di piazza messe in atto meritano il nostro vivo apprezzamento. Queste ultime per la partecipazione estesa ed imponente, nonché per l’energia manifestata dalle ragazze (e anche dai ragazzi). E, nel complesso, per la pratica protagonistica che, al di là dei motivi specifici delle azioni, ha scosso la coltre oppressiva di vincoli ricatti soprusi contro le donne...”.... Poi però osservano:
“...Lo sciopero è lo strumento ordinario di lotta da parte di lavoratrici/ori salariate/i, per difendere e migliorare, in regime capitalistico, le proprie condizioni di vita... In sintesi è uno strumento di lotta praticabile in campo economico... Ovviamente si può scioperare per un’infinità di ragioni: per motivi politici, ambientali, sanitari, ecc… Ma qualsiasi sia il motivo, l’astensione dall’attività resta confinata in questo campo...
  poi si scrive un concetto che noi come marxisti-leninisti-maoisti non possiamo in generale che condividere, ma nel particolare servono a sostituire frasi generali al movimento reale per realizzarle ed è in questo modo che affermazioni di sinistra servono non per avanzare ma per arretrare il movimento reale
 
...lo sciopero globale, produttivo e riproduttivo, agitato dal movimento, non allarga né potenzia l’orizzonte e l’incidenza della lotta economica. E’ uno slogan che genera confusione e che impantana il movimento nell’impotenza e nell’aclassismo... Va osservato altresì che lo “sciopero globale” produttivo e riproduttivo... non è neppure in grado di inglobare la contraddizione di genere nella lotta sociale per trovarvi la soluzione. Infatti... la lotta sociale non intacca la divisione dei ruoli tra donna e uomo, né modifica la loro relazione reciproca nella famiglia. La contraddizione di genere non è appesa al livello del salario o al “progresso economico” ma alla permanenza dei rapporti capitalistici di produzione. Per cui la liberazione della donna dal lavoro domestico e da quello di cura può arrivare soltanto dalla socializzazione completa di questo campo di attività; e così solo e soltanto con quella trasformazione radicale della società che coincide con la soppressione del capitalismo e delle classi sociali...”.

Affermazioni di sinistra, rivoluzionarie "soppressione del capitalismo e delle classi sociali" vengono qui usate  per parlare a “tavolino” dello sciopero delle donne, senza fare nulla perchè le donne, le loro lotte e in particolare le donne proletarie diventino una forza concreta e poderosa della via rivoluzionaria. 

Lo "sciopero delle donne" è parte ed elevamento della lotta, coscienza e organizzazione delle donne, proprio se si guarda al protagonismo effettivo delle donne nella battaglia rivoluzionaria.
Si dice: ma uno sciopero è sempre una lotta economica per portare avanti le rivendicazioni... impantana il movimento nell'impotenza e nell'aclassismo... non intacca la divisione dei ruoli tra donna e uomo.... Ma questo è appunto un ragionamento a tavolino di chi non sa, perchè non lo ha mai fatto o perchè non vi ha neanche provato e, quindi, non può rendersi conto di cosa significa per le donne, soprattutto le donne proletarie, scioperare, non nelle normali lotte economiche sui posti di lavoro insieme agli altri operai e lavoratori ma in uno sciopero per le donne, che vuol dire prendere nelle proprie mani la propria lotta contro le burocrazie sindacali, contro parti arretrate degli operai, contro tutto l'insieme di stato, chiesa, famiglia, abitudini sociali ecc.
 
Le operaie, le lavoratrici, le precarie fanno sì tanti scioperi sindacali, ma lo “sciopero delle donne”, con il suo intreccio di lotta di classe e di lotta di donne, è tutt'altra cosa; è la rottura, contiene, sia pur in embrione, la sfida all'insieme del potere e idee della classe dominante borghese, è una rappresentazione in lotta di quel concetto assolutamente rivoluzionario e per le donne doppiamente rivoluzionario: “tutta la vita deve cambiare”, è  quindi un'arma delle proletarie per portare in termini classisti e combattivi le proprie esigenze e rivendicazioni, la propria autonomia dal femminismo borghese e piccolo borghese (e questo, assicuriamo, non sono “frasi”, ma pratica viva che si è realizzata negli scioperi delle donne - ma come spiegarlo a 'comunisti dottrinari ' o a 'piccoli borghesi rivoluzionari' che oltre frasi ampollose e attività di pura propaganda non sono mai andati?) Lo sciopero delle donne è la critica agente contro e dentro le fila del sindacalismo venduto o opportunista, è la lotta, critica  fraterna ma fatta con la lotta e nella lotta nelle stesse fila del movimento dei lavoratori.
 Nel farlo, tante lavoratrici hanno dovuto praticamente attaccare la "divisione dei ruoli tra donna e uomo"; la loro partecipazione è stata in alcuni casi frutto di una lotta dura in famiglia, col proprio marito; e dopo non tanto facilmente le donne tornano ad accettare come inevitabile che loro debbano lavare i piatti e gli uomini essere serviti, ma prendono coscienza, attraverso la fondamentale arma di "educazione" della lotta, che è possibile e necessaria una realtà diversa.
Certo, questo non vuol dire affatto superare definitivamente la divisione dei ruoli, perchè essa è certamente solo frutto della distruzione del sistema borghese e di tante rivoluzioni nella rivoluzione (come la Rivoluzione culturale proletaria ci ha mostrato), ma non si arriva all'organizzazione e alla lotta rivoluzionaria a "capo chino", ma scatenando la ribellione!
E i cosiddetti "rivoluzionari" non possono stare nelle loro sedi ad aspettare e trinciare giudizi con tale sconcertante altezzosità e superficialità!
Certo, ci sono state e ci sono due linee in questo sciopero delle donne di questo 8 marzo: una del femminismo borghese e piccolo borghese che punta su uno sciopero virtuale e testimoniale, quasi principalmente 'culturale' che sottintende sulle rivendicazioni concrete una linea di confronto, trattativa col governo/Stato; e una del femminismo proletario rivoluzionario che la strada dello sciopero delle donne proletarie nel nostro paese l'aveva aperta con due scioperi di avanguardia di massa il 25 novembre del 2013 e l'8 marzo del 2016 e che si è battuto quest'anno per uno sciopero vero, con al centro le donne più sfruttate e oppresse, e valorizzando e incentivando la ribellione delle ragazze. Questo lo ha fatto e là dove è presente o egemone lo sciopero delle donne è stato un'arma di denuncia e lotta contro il governo/i governi, lo Stato borghese, i padroni, gli "uomini che odiano le donne"; il femminismo proletario rivoluzionario lavora prima, ora e dopo perchè le scintille delle donne si trasformino, con l'organizzazione, la formazione politico-militante, insieme a tutta la lotta dei proletari e masse sfruttate e oppresse, in un incendio che costruisca la strada per  rovesciare l'orrore senza fine di questa società capitalista, imperialista.
Ma ripetiamo solo chi si rimbocca le maniche e non si mette la coscienza a posto con frasi altisonanti, può comprendere questo e non essere, pur proclamandosi avanguardia, retroguardia del movimento reale che abolisce lo stato di cose esistente' 
 
Inoltre va aggiunto che con queste posizioni falso rivoluzionarie si lascia di fatto campo libero alla linea, egemonia e pratica del femminismo borghese; sostenendo che quegli obiettivi delle donne sono solo rivendicazioni economiche si sostiene proprio la linea della destra del femminismo borghese e piccolo borghese che propugna la linea delle trattative...

Tornando allo sciopero e ai discorsi superficiali che uno sciopero resta sempre e comunque confinato nel campo economico, queste posizioni non tengono neanche conto della storia reale della lotta della classe operaia nel suo insieme. Perchè gli operai quando hanno lottato per rovesciare i governi reazionari, o contro il nazismo, il fascismo, non hanno usato in primis lo sciopero? E nel farlo sotto la direzione dei comunisti hanno trasformato lo sciopero economico in sciopero politico, in sciopero armato. Ma perchè i proletari fanno la rivoluzione senza “rivendicazioni”? Anche la rivoluzione d'ottobre si fece sulle parole d'ordini, pane, fine della guerra, terra ai contadini...
Lo sciopero è sempre stata l'arma della classe, in questo caso come classe e genere, per lottare compatti, non come gruppi, individui  e per non vare unicamente una lotta politica 'liberale' - direbbe Lenin.

Padroni e il sindacato  collaborazionista e riformista hanno ben capito - meglio di alcuni 'comunisti rivoluzionari' - l'8 marzo il segnale forte, ma anche nuovo, “diverso” dagli altri scioperi, che ha lo sciopero delle donne; il suo impatto, la sua potenziale inconciliabilità, la ribellione delle lavoratrici che va avanti; tant'è che nonostante i numeri della partecipazione allo sciopero non siano stati tali da creare un effettivo blocco della produzione e attività lavorative generali, i padroni si sono allarmati e hanno agito con provvedimenti repressivi, così come il sindacato confederale della Cgil ha preso a sua volta provvedimenti disciplinari verso delegate, lavoratrici iscritte che non avevano seguito la linea della direzione Cgil: niente scioperi ma solo manifestazioni.

Ma i "comunisti di parole" sono più indietro dei padroni, dei sindacati, anzi finiscono per dire le stesse cose della Cgil. ...

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