31/10/16

25 novembre roma... adesione lavoratrici scuola ATA

Da orizzontescuola.it

Comunicato Slai Cobas – Come lavoratrici ATA della scuola attaccate pesantemente dai governi che si sono succeduti sino a quello attuale di Renzi/Giannni con:
massicci tagli ai posti di lavoro, mancate assunzioni in ruolo,
eliminazione vera e propria dal mondo del lavoro di centinaia di precarie e precari con il divieto gravissimo imposto dalla legge di stabilità del governo dell’anno scorso della chiamata dei supplenti in sostituzione del personale di ruolo,
carichi d lavoro sempre più pesanti che mettono a rischio la salute e sicurezza delle lavoratrici, tantissime nel mondo della scuola, e dei lavoratori ATA (non ultimo lo scaricamento dell’assistenza igienico-personale per i disabili alle Collaboratrici e ai Collaboratori scolastici, innescando meccanismi di guerra tra poveri con altre lavoratrici e lavoratori che questa assistenza la fanno da anni nelle scuole),
il contratto CNL bloccato da anni,
fino alle vergognose ultime “reti di ambito” imposte dalla 107 di Renzi, che i DS stanno siglando in questo periodo, che significheranno nuovi carichi di lavoro per esempio per le segreterie (scaricati dagli USP), senza alcune aumento di organico e gratis… fino al vero e proprio smantellamento della figura di Assistente Amministrativo o tecnico.
Attacchi che dalla condizione lavorativa si riversano inevitabilmente sulla generale condizione di vita.
Aderiamo alla manifestazione nazionale delle lavoratrici, il 25 novembre prossimo, giornata di sciopero nazionale e generale indetto dallo Slai Cobas per il s.c. e dall’USI in concomitanza con la giornata internazionale contro la violenza sulle donne , dove porteremo tutte le ragioni della nostra rabbia contro un governo che ci violenta ogni giorno e per cui la nostra vita di lavoratrici e di donne non conta nulla!
Noi non ci stiamo!

LAVORATRICI ATA SLAI COBAS S.C. PALERMO

Antonella è morta per un tumore, ma il vero male che l'ha uccisa si può e si deve estirpare!estirpare



Purtroppo, nei giorni scorsi, un’altra lavoratrice del Policlinico di Palermo, aderente allo SLAI Cobas sc., se ne è andata per sempre, a causa di un male incurabile, lasciandoci profondamente addolorati e sgomenti

Si tratta di una grande lavoratrice, Antonella Cassaro, 62 anni, che fra poco, dopo anni ed  anni di duro lavoro,sarebbe dovuta andare in pensione.

Antonella da qualche anno aveva trovato il coraggio di ribellarsi e di aderire al COBAS, malgrado lavorasse negli uffici amministrativi dell’A.O.U.P., dislocati dal Policlinico, ovvero nel covo dei sindacati collaborazionisti e serpenti che, per interessi personali e di casta, hanno da sempre svenduto ed intimidito i lavoratori, lei compresa.

Ma dopo anni di sopportazione, spinta dalla coraggiosa, determinata ed incessante lotta dello SLAI Cobas sc., Antonella aveva detto BASTA, e riconoscendo pubblicamente  il suddetto sindacato come l’unico  degno di fiducia e stima ( sue testuali parole), ha contribuito oltreché alla elezione nella RSU della dirigente del COBAS,  anche alla cancellazione di parecchi lavoratori dalle altre OO.SS. e all’iscrizione di una parte di essi allo SLAI Cobas sc. . Ragione per cui non era di certo vista di buon occhio dagli altri sindacati, che cercavano perciò, a tutti i costi, di negarle ancora una volta il riconoscimento alla corresponsione dell’indennità di responsabilità.

Ma la battaglia del COBAS e della lavoratrice è stata più forte, e così, lo scorso gennaio Antonella ha avuto finalmente riconosciuto un diritto negato da sempre.  Purtroppo, nello stesso mese si è ammalata gravemente ed ha dovuto rinunciare. Ma lei era lo stesso felice, perché non si trattava di una mera questione economica, ma di una vittoria contro l’ingiustizia; contro un’amministrazione corrotta e quei sindacati e sindacalisti collusi, che hanno barattato ed affossato via via, ogni diritto dei lavoratori.

In questi mesi di sofferenza, la dirigente del COBAS, nonostante fosse a conoscenza dell’inevitabile ed imminente morte della lavoratrice, le è stata vicina tenendola informata su ogni cosa  e sulla lotta portata avanti, e questo, a detta di suo fratello, che le è stato accanto ogni istante e con grandissimo affetto fino alla fine,le dava una boccata di ossigeno… in più.

Antonella per tantissimi anni ha subito un notevole stress lavoro-correlato, ed è morta per un  maledetto cancro al seno. E’ una casualità? Assolutamente NO!
La scienza afferma che lo stress prolungato nel tempo abbassa notevolmente le difese organiche, e che  nelle donne può contribuire alla formazione e alla progressione del carcinoma mammario. Ed inoltre, che il tumore al seno rappresenta la forma più diffusa tra le donne e  la prima causa di morte per cancro in assoluto. In pratica ne viene colpita una ogni 9, ed ogni anno se ne ammalano 48 mila, di cui 12 mila non sopravvivono.

Le statistiche confermano che sono le donne quelle più colpite dallo stress lavoro-correlato, causato dal supersfruttamento, dal demansionamento, dal mobbing, dai ricatti, dalle discriminazioni, dal sottosalario,dalla precarietà, dalle molestie anche sul lavoro, dalla disoccupazione ecc. .

 

Per le lavoratrici, ai problemi sul lavoro si aggiungono le preoccupazioni per la crisi e il futuro incerto, le doppie responsabilità e il doppio sfruttamento, sul lavoro e in casa. Inoltre,l’’essere divenute veri e propri ammortizzatori sociali, oltreché contenitori e vittime delle frustrazioni familiari, ne ha devastato e ne devasta ulteriormente la vita.

ANCHE TUTTO QUESTO E’ VIOLENZA CONTRO LE DONNE!

E pertanto , pure la morte di Antonella DEVE pesare come un macigno su tutti i veri responsabili: lo stato, i suoi governi  antipopolari e moderno-fascisti, come pure quello Renzi; le amministrazioni, i padroni, i sindacati venduti; la Chiesa, sempre pronta ad attaccare l’autodeterminazione  delle donne (vedi aborto) e a chiedere loro di porgere perennemente l’altra guancia… e di essere sempre più remissive, anziché ribellarsi e lottare per una vita giusta, libera e dignitosa, sul lavoro, in famiglia e nella società.

Venerdì scorso, lo SLAI Cobas sc, Policlinico, nel dare l’ultimo saluto, rosso e proletario, alla lavoratrice in oggetto, stringendosi al grande dolore dei suoi cari, ha promesso che il 25 novembre p.v.. giornata internazionale di lotta contro la violenza sulle donne, a Roma porterà anche la battaglia di Antonella e di tutte quelle lavoratrici e donne morte prematuramente, a causa di questo sistema di merda, che scarica principalmente sulle lavoratrici e le donne tutta la sua barbarie.
                                                                                                       Pa,30.10.2016
Lavoratrici SLAI Cobas sc. Policlinico

CI RIGUARDA TUTTE: We Stand in Solidarity with Italian Feminists! SOLIDARIETA' DALLE COMPAGNE EGIZIANE

Il collettivo femminista Nazra invia un messaggio di solidarietà e la traduzione del comunicato in inglese:

on 12 February 2012, a woman was raped in Aquila, Italy, by Francesco Tuccia a military man. When two women of the feminist solidarity network distributed a letter condemning Tuccia’s (who was held guilty of all charges) lawyer, the latter filed a defamation complaint following which Aquila’s prosecutor signed an order of sequestration of the computer, I-pad and the mobile phone of one of the women. On November 18, at 10 am there is a call for a protest of solidarity outside the court of Aquila in solidarity with the women and their letter. Nazra for Feminist Studies invites feminists around the world to stand in solidarity with our sisters in Italy, through reading the facts and the letter in question below, and signing the petition written by the Italian feminist group ‘’Feminist Comrade in Italy’.
Italian feminists struggle against rape, rapists, and their lawyers, should be feminists’ struggle everywhere!

ON RAPE: DO NOT COUNT ON OUR SILENCE!

Discussione con una militante anti-imperialista e internazionalista franco-tunisina

dal blog Proletari comunisti

Abbiamo incontrato Samira (nome di fantasia) una militante franco-tunisina che da decenni é attiva nei fronti anti-imperialista e internazionalista in entrambi i paesi. A causa della propria militanza, durante il regime di Ben Ali ha ingrossato le file dei rifugiati politici in Francia continuando la propria militanza. Infine dopo oltre 15 anni ritorna nel proprio paese natale all'indomani della caduta del regime, la discussione verte principalmente sulle sue impressioni circa lo stato attuale del movimento politico e sociale in Tunisia.

Circa il lavoro politico degli emigrati tunisini in Francia, da qualche tempo é attivo il  Comitato 17 Gennaio, di cui io non ho mai fatto parte, quindi mi limito a dire che si tratta di ex compagni del PCOT e del Fronte Popolare delusi da questi partiti a partire dal periodo post-rivolta del 2010-2011.
Inizialmente avevano formato un organismo chiamato "Fronte Popolare Rivoluzionario", in seguito hanno modificato nel nome attuale.  Questo comitato continua ad esistere ma ultimamente questi compagni partecipano anche alla CRI. L'ultima attività come Comitato 17 Gennaio é stata quella del boicottaggio elettorale delle ultime elezioni legislative tunisine all'estero e in particolare in Francia.
Quando é caduto il regime sono tornata in Tunisia dopo oltre 15 anni di assenza, l'esperienza più interessante a mio parere é stata ad opera di alcuni compagni di estrema sinistra che hanno creato un "osservatorio" che poi si é trasformato in Comitati della Difesa della Rivoluzione  (da non confondere con i Consigli di Protezione della Rivoluzione egemonizzati dagli islamisti sia salafiti che di Ennahdha) essi erano animati dall'autogestione politica delle masse che si é concretizzata nel controllo e difesa di alcuni quartieri quando imperversavano le gangs armate dal regime. Si era deciso di fare un congresso nel 2012 per rafforzare e sviluppare questa esperienza, ma tutti i partiti politici ufficiali da destra a sinistra lo hanno sabotato con la parola d'ordine dell'assemblea costituente. Con la richiesta dell'assemblea costituente i partiti politici, il giurista Ben Achour e la cosiddetta società civile sono riusciti in quest'opera di sabotaggio facendo regredire i risultati immediati ottenuti dalla rivolta popolare.
Adesso in Tunisia c'é il problema che molti vecchi militanti storici hanno abbandonato il campo della lotta, questo fenomeno é figlio di una dinamica particolare.
Innanzitutto prima i militanti come me e anche quelli più vecchi di me, perdevano il lavoro per poter fare la propria attività politica clandestinamente sotto il regime di Ben Ali piuttosto che di Bourguiba, Adesso i nuovi militanti fanno attività politica per trovare il lavoro possibilmente dentro le associazioni della società civile. Le associazioni si stanno mangiando tutta la gioventu' in Tunisia, é una sorta di corruzione, hanno molti finanziamenti e allora per ogni evento che organizzano attirano i giovani pagandogli le spese di viaggio sia nel paese che all'estero, facendoli alloggiare in alberghi di lusso. Noi prima pur senza un lavoro e con le condizioni imposte dal regime che limitavano gli spostamenti con controlli asfissianti, trovavamo comunque un modo per partecipare alle iniziative. Adesso molti giovani, e non completamente a torto, sono attirati dal fatto che per la prima volta hanno la possibilità di viaggiare addirittura all'estero tramite queste associazioni. L' aspetto negativo é che in

12 NOVEMBRE MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEI MIGRANTI A ROMA

Lo Slai cobas per il sindacato di classe partecipa con migranti dei centri di accoglienza di Taranto e con lavoratori della logistica e in lotta nei quartieri da Bergamo
(dal comunicato di Campagne in lotta)

In questi giorni diversi di noi sono stati più volte in questura per pressare ulteriormente rispetto all'incontro da fare con il ministero nella giornata di piazza. Per ora, la questura e il ministero temporeggiano. Alla luce del divieto e della composizione del corteo, a forte presenza di irregolari, e del fatto che nella giornata di sabato potremo contare su una partecipazione più larga, i lavoratori hanno deciso che la cosa migliore sia confermare l'appuntamento della manifestazione per Sabato 12 Novembre.

Negli scorsi giorni siamo state a Rosarno, dove i lavoratori e le lavoratrici hanno confermato la loro adesione alla giornata. Al momento, è in cantiere una nuova tendopoli di cui per ora non c’è traccia se non per quanto riguarda l’erogazione dei finanziamenti (700.000 euro), mentre gli insediamenti informali proliferano e gli alloggi destinati ai lavoratori stagionali, mai assegnati, sono stati occupati da famiglie locali con il sostegno di Casapound.

E' chiaro che al momento il Ministero dell'Interno è diventato il nostro interlocutore diretto e non la questura, ed un'eventuale non possibilità di fare l'incontro Sabato 12 sarebbe gravissimo e vedrebbe una necessaria risposta di piazza da parte di tutti e tutte. Crediamo in ogni caso, che in particolare la possibilità di avere una partecipazione maggiore nella giornata di Sabato, è fondamentale per far crescere questo percorso che come ci eravamo detti ha una scadenza fondamentale in quella giornata ma che viaggerà sulla lunga durata.

Al momento la piazza decisa per il concentramento è piazzale di porta San Giovanni. Questo sia per avere un percorso non troppo breve, sia per un arrivo agile per tutti quelli che arrivano da fuori Roma, che possono convergere più facilmente in un punto sulla tratta della linea A...

il 25 a roma venite tutte!

Proletarie, precarie, disoccupate - ovunque voi siate - troviamoci a Roma - assediamo i palazzi del potere - scateniamo la nostra ribellione - portiamo le nostre rivendicazioni - esprimiamo la nostra forza di distruzione di ciò che ci opprime, di costruzione della nostra vita e liberazione
La violenza è sistemica ed è il sistema che bisogna abbattere! 
Venite autonomamente ovunque voi siate e lottate, nelle organizzazioni sindacali, nelle associazioni e forze del movimento, dai posti di lavoro, dai quartieri, dagli uffici e dalle case con tutte le bandiere possibili - escluso fasciorazzisti e partiti governativi
le lavoratrici precarie disoccupate del movimento femminista proletario rivoluzionario

Ci riguarda tutte


Novembre 2015: al convegno organizzato presso la Casa Internazionale delle Donne di Roma dall’associazione Ilaria Rambaldi Onlus di Lanciano, viene invitato a parlare il noto avvocato di un efferato stupratore. Si attiva la rete di solidarietà femminista per ricordare che la casa delle donne non è un luogo neutro e che maschi del genere non devono entrarvi. Due donne vengono querelate per aver diffuso una lettera in cui si denunciava la condotta provocatoria del penalista, tutta tesa a screditare la parte lesa, il pesante clima di ostilità nei confronti della solidarietà femminista, la responsabilità di uno Stato che, con misure emergenziali e non preventive del sisma che ha colpito L’Aquila nel 2009 e la militarizzazione del territorio, si è reso complice della strage dell’Aquila prima e dello stupro poi.
Novembre 2016: Lo stupro, il processo per stupro, la nostra criminalizzazione sono avvenuti a L’Aquila ed è per questo che vogliamo esserci in tante il 18 novembre con un presidio davanti al tribunale per ripetere che “se toccano una, toccano tutte!”

Dall'Aquila alla Sal susa lo Stato arresta e stupra. Le donne che denunciano, lottano e si ribellano all'oppressione di questo marcio sistema capitalistico e patriarcale, vengono represse, isolate, perseguitate.
Il MFPR a L'Aquila fin dall'inizio ha portato avanti questa battaglia al fianco di Rosa, contro lo stupratore Tuccia e poi contro il suo avvocato. E' questo che ora lo Stato borghese vuol far pagare. MA SI ILLUDE! HA SOLLEVATO UNA PIETRA CHE GLI RICADRA' ANCORA PIU' FORTE SUI PIEDI!
Il MFPR aderisce e fa sua la campagna per la libertà di Nicoletta Dosio. La battaglia NO TAV ha messo più di una volta in luce che lo Stato si accanisce sulle donne, perchè evidentemente vede in loro una determinatezza, un coraggio, una forza che gli fa paura e sono d’esempio a tante donne. Siamo con Nicoletta Dosio anche nella sfida con cui occorre rispondere a questo Stato: noi non abbiamo nulla da cui difenderci, ma abbiamo da attaccare sempre di più, non accettiamo l’ingiusta repressione di questo Stato borghese – con questo dimostriamo l’abisso che esiste tra la grandezza delle donne che lottano per la libertà, l'autodeterminazione, i diritti delle popolazioni e la miseria, il fascismo di questo Stato, di questo governo.


La criminalizzazione delle donne che lottano, delle reti di lotta e solidarietà femminista è una questione di tutte noi e la campagna contro la loro repressione è una campagna nazionale, che deve vedere in campo tutte le energie femminili, ma soprattutto le loro espressioni più radicali e combattive. Per questo il MFPR porterà questa battaglia nella manifestazione nazionale delle lavoratrici il 25 novembre a Roma, chiamando tutto il movimento delle donne e delle proletarie ad appoggiarla

Che tutte esprimano la loro solidarietà e siano al fianco delle 2 donne incriminate! Che la battaglia di Nicoletta sia un esempio per tutte noi. Perché CI RIGUARDA TUTTE la violenza degli uomini che odiano le donne, degli Stati che odiano le donne, dei governi che odiano le donne. E le donne proletarie sono le masse, per questo devono smettere di avere paura e devono cominciare davvero a fare paura.

Giù le mani da Nicoletta, da Cristina, da Luigia, giù le mani dalla rete di solidarietà delle donne!


FACCIAMO UNA COMBATTIVA MANIFESTAZIONE IL 25 NOVEMBRE!

ASSEDIAMO I PALAZZI DEL POTERE!

SCATENIAMO LA NOSTRA RIBELLIONE!



Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

  • L'Aquila 18 novembre ore 10 - Presidio nazionale davanti al tribunale (Via XX settembre 68)
  • Roma 25 novembre dalle ore 9,30 - Manifestazione nazionale in P.zza Montecitorio  
Per aderire alla campagna "CI RIGUARDA TUTTE" e firmare la lettera incriminata: https://ciriguardatutte.noblogs.org/

Qui per scaricare il comunicato per il 18

Qui la locandina ad alta risoluzione

Qui la trasmissione a Radio Ondarossa

Per aderire alla manifestazione delle lavoratrici del 25 novembre a Roma, scrivere a lavoratriciprecariedisoccupate@gmail.com

Qui leggete l'appello delle lavoratrici

Qui la pagina facebook delle lavoratrici per il 25 novembre a Roma

Qui la pagina facebook del MFPR per il 25 novembre a Roma

Qui la locandina del MFPR

Ricordiamo che il 25 novembre,  la copertura sindacale per tutte le lavoratrici, precarie che vorranno manifestare è garantita dalla proclamazione dello sciopero generale per l'intera giornata, indetto dallo slai cobas per il s.c e dall'usi, per tutti i settori pubblici, privati, cooperativi e i vari tipi di contratto a tempo indeterminato, determinato, precari, atipici.
Chiaramente, se c'è bisogno, la proclamazione dello sciopero puo' essere trasmessa direttamente sui posti di lavoro, basta segnalarlo scrivendo a slaicobasta@gmail.com

30/10/16

Verso il 25 Novembre a Roma...manifestazione delle lavoratrici, precarie, disoccupate, proletarie - NON CI AVERE FERMATO E NON CI FERMERETE! CONTRO LA VIOLENZA DEL GOVERNO, DEI PADRONI, DI QUESTO STATO SCATENIAMO LA NOSTRA RIBELLIONE

Il 25 novembre 2016, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, delegazioni di lavoratrici, precarie, disoccupate... , manifesteranno a Roma contro la violenza che dai posti di lavoro, alla famiglia, al sociale si vive quotidianamente. 
 Le O.S. Slai Cobas per il sindacato di classe e l'Usi sostengono attivamente questa giornata di lotta delle lavoratrici con la proclamazione per l'intera giornata dello sciopero generale che investe tutti i settori lavorativi, pubbliici, privati, cooperativi. 
 Dalle precarie delle Cooperative Sociali, assistenti agli studenti disabili, che lottano a Palermo da anni contrastando in diverse forme precarietà e disoccupazione è partito un appello che sta raccogliendo adesioni  e sostegno di altre delegazioni di lavoratrici di altre città.  E' importante che nella giornata del 25 novembre sia visibile la lotta delle lavoratrici, delle precarie, delle disoccupate, immigrate, braccianti, ecc., che quasi sempre restano sotto silenzio o al massimo vengono fuori solo in casi estremi (vedi la morte di alcune donne braccianti uccise dal troppo lavoro nelle campagne da moderno schiavismo), contro l’insieme delle violenze che noi donne subiamo da questo sistema.
Riprendendo quanto hanno affermato le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, che il 25 Novembre saranno in piazza al fianco delle lavoratrici, all'assemblea nazionale dell'8 ottobre a Roma in vista della manifestazione nazionale del 26 novembre contro la violenza "...la manifestazione del 25 non è in alternativa a quella nazionale del 26"... Le rivendicazioni delle donne non sono mai slegate e hanno un ben noto filo conduttore che passa dallo sfruttamento e dal non riconoscimento del lavoro delle donne fino ad arrivare alla violenza in tutte le sue forme, per questo è importante esserci e unire le forze anche guardando a quello che sta succedendo negli ultimi giorni in Polonia.per esempio. La nostra manifestazione avrà al centro questioni più generali rispetto alla violenza maschile sulle donne: le tematiche legate allo sfruttamento lavorativo, alla precarietà, alle disparità salariali, in un’ottica di denuncia nei confronti delle istituzioni e di rifiuto di un dialogo con uno Stato che puntualmente permette e perpetua condizioni di sfruttamento e di oppressione che inevitabilmente creano l'humus reazionario e maschilista che legittima a livello di massa la violenza sulle donne.
Per questo riteniamo importante portare queste posizioni con una delelgazione di lavoratrici anche nella manifestazione del 26 e porremo anche una questione importante successa pochi giorni fa a una nostra compagna dell’Aquila, denunciata per diffamazione e offesa da varie azioni repressive, per avere scritto una lettera che invitava a cancellare la partecipazione durante un incontro pubblico, dell’avvocato difensore di Francesco Tuccia, il militare in servizio all’Aquila che nel febbraio 2015 stuprò e abbandonò fuori da una discoteca di Pizzoli una giovane studentessa universitaria. Ci chiediamo, è questo lo Stato che sostiene le donne? " (dall'intervista di una compagna del Mfpr al Paese delle donne)

Per tutto questo invitiamo tutte a venire anche il 25 Novembre in piazza...
CONCENTRAMENTO ORE 9,30 PIAZZA MONTECITORIO ROMA

NON CI AVETE FERMATO E NON CI FERMERETE!
Venerdì 25 novembre alle ore 9:30
Roma-Piazza Montecitorio a Roma
Parteciperai
Come precarie delle Cooperative Sociali di Palermo lottiamo da anni in difesa del posto di lavoro. E in questi ultimi mesi lo stiamo facendo in forme ancora più intense, visto che una legge approvata di recente dal parlamento siciliano, a firma PD/M5S, stabiliva il licenziamento in tutta la regione di 2000 precari, di cui la maggioranza siamo donne.
Ma lottare per non farci ricacciare a casa significa difendere anche la nostra vita più generale di donne che ogni giorno viene attaccata dal governo, dai padroni, da questo Stato.
Come donne ne subiamo le conseguenze con una condizione di lavoro che è diventata sempre più precaria con contratti a termine sempre più ridotti, con riduzioni di ore per evitare licenziamenti, con salari bassi, contrastando con i padroncini delle Coop che nei confronti di noi precarie in alcuni casi fanno anche discriminazioni di genere; una condizione di lavoro precaria che si ripercuote inevitabilmente sulla nostra vita, a cui il governo e padroni ci costringono togliendoci ogni futuro, per inchiodarci ad un presente faticoso e instabile in cui non sai spesso come arrivare a fine mese, come campare i figli, o come andare avanti da single… , in cui devi far fronte alla mancanza sempre più pesante di servizi pubblici che aggrava il doppio lavoro - fuori e in casa - cui siamo soggette.

Per lottare contro tutto questo vogliamo unirci ad altre lavoratrici, operaie, precarie, disoccupate, migranti che lottano nel nostro paese, dobbiamo far confluire le varie proteste ed esperienze specifiche in un’unica voce, in un’unica denuncia, in un’unica lotta. E questo è cominciato ad avvenire con 'due scioperi delle donne' in Italia : il 25 novembre 2013 con la partecipazione di circa 20.000 donne e ancora tante donne hanno partecipato l'8 marzo.

Ora la situazione è ancora peggiorata. Leggi scellerate come il Jobs Act hanno attaccato nel profondo la nostra condizione di lavoro, aumentando le discriminazioni sul lavoro, sul salario, per l'assunzione e i licenziamenti; la riforma della “buona scuola” del governo Renzi ha colpito migliaia di insegnanti e lavoratrici ATA; i tagli alla sanità, ai servizi sociali, hanno ridotto pesantemente il lavoro e i diritti per le precarie e iperprecarie sempre più sfruttate, mentre il Ministero della sanità ci spinge a fare sempre più figli, pure colpevolizzandoci, le lavoratrici braccianti sono trattate come vere e proprie moderne schiave nelle campagne, e le donne migranti sono le ultime delle ultime per questo governo. E tutto questo mentre l’Italia è il paese che va sul podio in Europa per numero di donne disoccupate, quasi una su due non lavora, e sappiamo bene come la mancanza di lavoro è una delle principali cause che impediscono a tante donne di liberarsi da vincoli familiari oppressivi e repressivi a causa di cui si rischia di essere uccise.

Tutto questo è violenza contro le donne – tutto questo si unisce alle violenze sessuali – oppressione. E' giusto e necessario che questo si affermi nella giornata internazionale della violenza contro le donne.

Non possiamo e non vogliamo accettare tutto questo!
Prendiamo la lotta e la vita nelle nostre mani!

IL 25 novembre 2016, in concomitanza della giornata internazionale contro la violenza sulle donne che tocca ogni aspetto della nostra vita, manifestazione nazionale della lavoratrici, operaie, precarie, braccianti, migranti, disoccupate a Roma, che porti la nostra ribellione, le nostre richieste direttamente al Palazzo del governo, ai Ministeri.

lavoratriciprecariedisoccupate@gmail.com

28/10/16

Il 25 novembre a Roma, davanti a Montecitorio, con le nostre sorelle migranti respinte dal razzismo di Stato

Razzismo e islamofobia, questa la violenza scatenata dallo Stato e dalla chiesa contro 12 donne migranti, una incinta all’ottavo mese e 8 bambini.  Dopo il respingimento a suon di barricate, nella chiesa di Gorino ci si accorge di un cartello, affisso, pare, 2 mesi prima dal parroco, che esordisce con: “Visto che noi siamo, per voi, infedeli: ma perché non ve ne andate nel vostro califfato di Iraq con il santo Califfo El Bagdadi, il quale vive di armi e uccide a tutto spiano coloro che non sono sunniti?”.
Quel cartello, considerato semplicemente “inopportuno” dalle autorità di Gorino, è chiaramente istigazione al razzismo. La lista degli “eroi nazionali” di Salvini si allunga e così l’ipocrisia di questo governo.
"L'Italia che conosco li accoglie" dice Renzi, ma quella che a questo governo, a questo Stato serve, è quella che soffia sul fuoco dell’intolleranza e del razzismo per deragliare il disagio sociale verso una guerra tra poveri, innalzare muri contro i migranti e continuare ad attaccare sempre di più diritti e dignità. Il razzismo sarebbe perseguibile secondo le leggi di questo stesso Stato, ma ciò che a questo Stato, a questo governo serve è reprimere le lotte sociali e prevenirle, trasfigurandole in scontri di civiltà. “L’Italia ripudia la guerra” è quanto ancora scritto nella nostra Costituzione, ma ciò che a questo governo, a questo Stato, a questo sistema capitalistico serve è proprio la guerra.
Razzismo e imperialismo sono 2 facce della stessa medaglia, quella che questo marcio sistema capitalistico usa, per far pagare la sua crisi a chi non ha colpe.
Quelle 12 donne migranti, con i loro bambini sono il frutto di questa guerra, sono il frutto delle politiche di questo Stato con i suoi governi, che toglie ai poveri per dare ai ricchi, che fa affari con le borghesie più reazionarie degli altri continenti, che produce “terrorismo”, devastando a suon di bombe il Medio Oriente e l’Africa, da cui quelle 12 donne migranti e quegli 8 bambini sono fuggiti.
Presto Renzi conoscerà davvero  l’Italia che li accoglie
Il 25 novembre a Roma, davanti a Montecitorio, noi donne proletarie, lavoratrici, disoccupate, braccianti, migranti in lotta accoglieremo con gioia le nostre sorelle della Guinea, della Nigeria e della Costa d'Avorio.

Contro il razzismo e il fascismo di Stato, contro la guerra dei padroni
Assediamo i palazzi del potere!
S/cateniamo la nostra ribellione!

MFPR

27/10/16

Un saluto a pugno chiuso ad una indispensabile compagna!


E' morta oggi  la compagna Adriana Chiaia
La ricorda  Paola Staccioli
Gli indispensabili sono coloro che lottano tutta una vita, diceva Bertolt Brecht.
La compagna Adriana Chiaia sicuramente è una indispensabile.
Facciamole sentire il nostro affetto e la nostra solidarietà!

Molti ricordano questo libro, la sua decisa battaglia contro la dissociazione e a fianco dei prigionieri politici che non hanno rinnegato il proprio passato. Una lotta che l’ha portata per un periodo anche nel carcere speciale di Voghera.

Altri ricordano il suo impegno per Cuba, o quello contro tutte le falsificazioni nella ricostruzione storica del movimento comunista internazionale... di Adriana si possono ricordare molte cose, perché la sua lunga militanza non è mai venuta meno. Ora Adriana, sulla soglia dei 90 anni, ha avuto gravi problemi che per il momento la tengono bloccata in ospedale. Ma nonostante ciò non si abbatte… e anche oggi mi ha ripetuto, tra le altre cose, che la rivoluzione è possibile e necessaria... e nessuno potrà fermarla...

Adriana non ha familiari. Ma ha tutti noi, i compagni e le compagne che la stimano.

Paola Staccioli

Il 25 novembre a Roma ci sono anch'io!

I sepolcri imbiancati che di mestiere fanno gli obbiettori, adesso cercano anche di colpevolizzare le donne che dopo aver abortito vengono "rimproverate come bambine cattive", speculano sul corpo delle donne, ne vogliono minare l'autodeterminazione, ricacciare in un moderno medioevo, sottomesse, a casa a sfornare figli a fare da serve, a sopportare violenze di ogni genere, infine se vengono stuprate e uccise se la sono cercata. Ma contro questo sistema moderno fascista contro i governi, i padroni gli Stati che odiano le donne.
Le proletarie,le donne sfruttate, disoccupate, braccianti, immigrate, scateneremo  la nostra violenta ribellione !


Aborto, a Bari Asl consegna documento con rimprovero dopo l’intervento: “L’ivg ha implicazioni di ordine morale”
L'Asl ha garantito che il documento verrà ritirato. In Italia il 70% dei ginecologici è obiettore, senza contare che in alcune regioni questa percentuale sale al 90% e che ci sono strutture ospedaliere dove la percentuale sale al 100%


“Gentile signora su sua richiesta è stata sottoposta a ivg. Le auguriamo che l’intervento cui è stata sottoposta in data odierna rimanga unico. L’ivg ha delle implicazioni di ordine morale, sociale e psicologico e non solo una mera procedura chirurgica o farmacologica ma un rischio per la stabilità emotiva della donna con possibili ripercussioni sul piano relazionale. Perciò si dovrà adottare un valido metodo contraccettivo affinché la vita affettiva e sessuale possa svolgersi serenamente”. Sono queste le parole che una donna ha dovuto leggere dopo aver abortito nell’ospedale Fallacara-Di Venere (Bari) e riportate in un documento della Asl che, come riporta La Repubblica, le è stato consegnato a intervento eseguito. L’Asl, cui è stata sottoposta la questione, ha garantito che i volantini prestampati, a quanto pare risalenti agli anni scorsi, saranno ritirati tutti.

25/10/16

Noi donne non vogliamo avere paura! La lotta delle donne deve far paura!

25 novembre manifestazione delle lavoratrici a Roma contro tutte le violenze di padroni, governo, Stato, uomini che odiano le donne

La condizione delle donne proletarie, la loro vita oppressa e sfruttata, non sono rappresentate dal movimento femminista istituzionale, democratico, medio borghese e piccolo borghese, né dai sindacati, neanche da quelli di base.
Quindi, le donne lavoratrici, precarie, disoccupate, le braccianti, immigrate non possono, né devono delegare a queste la loro rappresentanza, la loro lotta, le loro esigenze e i loro obiettivi.

Dobbiamo organizzare e portare autonomamente la nostra voce e la nostra lotta nella scena politica e sociale del nostro paese. Dobbiamo portare la lotta contro i Palazzi del potere. Dobbiamo farla diventare una lotta prolungata.
La forma di questa lotta che noi indichiamo da tempo e che abbiamo praticato, è lo sciopero delle donne: sciopero sui posti di lavoro e sciopero ovunque; una via differente e alternativa a quella che propone il movimento femminista.

Il 25 novembre, nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne, noi come donne proletarie, che abbiamo bisogno e vogliamo un cambiamento rivoluzionario, non possiamo essere soltanto una componente di una manifestazione, quella del 26, che guarda solo ad alcuni aspetti della violenza di questo sistema capitalista, che vuole solo riformare.
Dobbiamo portare l'altra via e anche un'altra iniziativa e forma di lotta. Per questo organizziamo la manifestazione delle donne lavoratrici il 25 novembre.
Ci rivolgiamo soprattutto alle donne proletarie e chiamiamo tutto il movimento delle donne, le sue espressioni più radicali e combattive ad appoggiarla.

Andremo a Montecitorio, Ministero del Lavoro, ma anche a sedi di giornali, che al massimo parlano delle nostre condizioni di vita solo con statistiche o peggio in termini “scandalistici”.

Il giorno dopo, parteciperemo alla manifestazione del 26, portando il valore e significato del 25.
 

Le donne devono smettere di avere paura, le donne devono fare paura!

Lotta, lotta, lotta, non smetter di lottare, tutta la vita deve cambiare!

Scateniamo la ribellione delle donne come forza poderosa della rivoluzione!


MFPR

Scarica la locandina per la stampa da qui

Verso il 25 novembre...se toccano una toccano tutte

Se toccano una, toccano tutte!

Due donne della rete di solidarietà femminista sono state denunciate dal noto avvocato di un efferato stupratore per aver diffuso una lettera in cui si denunciava la condotta processuale del penalista, tutta tesa a insinuare che la vittima fosse consenziente e in cui si diceva che alla Casa internazionale delle donne di Roma, presso cui l’avvocato era stato invitato a un convegno, maschi del genere era meglio non entrassero.

Lo stupro, il processo, le denunce sono avvenute a L’Aquila ed è per questo che vogliamo tornarci in tante il 18 novembre, con un presidio davanti al tribunale, per ripetere che se toccano una, toccano tutte!
È il 12 febbraio del 2012 quando Rosa si trova con una sua amica in una discoteca a Pizzoli. È sabato sera e a L’Aquila fa molto freddo. Nella discoteca non ci sono tante persone se non quei militari che il terremoto ha portato là per l’operazione “strade sicure”. Verso le 4 del mattino Rosa verrà ritrovata in mezzo alla neve, con una temperatura sotto lo zero, mezza nuda, sanguinante e in stato di non coscienza. Altri cinque minuti e sarebbe morta. Quello che Rosa ricorderà sarà solo che si trovava al guardaroba a parlare con la sua amica. Si risveglierà poi in sala operatoria. Lo stupro è evidente e anche la brutalità con la quale è stato commesso. Il militare del 33° reggimento artiglieria Aqui dell’Aquila Francesco Tuccia, difeso dagli avvocati Antonio Valentini e Alberico Villani, sarà l’unico indagato e condannato per i fatti.
 
Quello che è avvenuto in seguito allo stupro di Pizzoli in termini di mancato soccorso alla donna, conduzione delle indagini, istruzione del processo, condotta del dibattimento processuale e racconto mediatico, ha svelato ancora una volta che a dominare nella nostra società è una evidente cultura di complicità e legittimazione dello stupro, della violenza maschile sulle donne.

La solidarietà femminista ha fatto sì che l’esperienza di quell’osceno processo non passasse inosservata, attirando così ostilità nei nostri confronti.

Un’ostilità che si è fatta rabbiosa quando nel novembre del 2015 abbiamo impedito che proprio l’avvocato Antonio Valentini partecipasse a un convegno, organizzato dall’associazione Ilaria Rambaldi Onlus di Lanciano, presso la Casa Internazionale delle Donne di Roma, un luogo simbolico per la libertà e integrità delle donne.
 
In seguito alla campagna con cui abbiamo etichettato l’avvocato Valentini come “indesiderato”, due donne della rete femminista di solidarietà, sono state denunciate per diffamazione aggravata, perquisite, private delle proprie apparecchiature elettroniche di uso quotidiano (cellulari, computer, tablet) per aver diffuso una mail che ribadiva l’atteggiamento provocatorio e sprezzante del difensore di Tuccia nei confronti di Rosa, dove si ricostruiva il clima morboso e pesante di un agghiacciante processo per stupro e si attribuiva allo Stato stesso la responsabilità di quello stupro, per le politiche emergenziali e di militarizzazione del territorio aquilano in seguito al terremoto.

Torneremo quindi a L’Aquila il 18 Novembre con un presidio davanti al tribunale in via XX settembre per ripetere in tante che se toccano una toccano tutte !

Invitiamo tutte a un’assemblea il 5 Novembre a CaseMatte (viale Collemaggio, L’Aquila) dalle ore 17 per confrontarci e preparare insieme il presidio.

per info e per firmare la mail incriminata: ciriguardatutte.noblogs.org

23/10/16

ARGENTINA: "SCIOPERIAMO SIA COME CLASSE E SIA COME DONNE..." ! dal 25 novembre in Italia per avanzare verso un nuovo sciopero delle donne

ARGENTINA: "SCIOPERIAMO SIA COME CLASSE E SIA COME DONNE..." 
 

Il fatto nuovo è proprio lo "Sciopero delle donne", l'arma che unisce la lotta contro gli stupri, le violenze, i femminicidi, alla condizione generale, sistemica di oppressione e doppio sfruttamento delle donne - come dicono le donne argentine: "non solo ci sono uomini violenti ma il sistema è violento". E' lo sciopero delle donne che fa protagoniste le donne lavoratrici, precarie, disoccupate, chi lotta ogni giorno, strappando dalle mani delle politiche, delle "addette ai lavori" la nostra lotta, che deve essere sempre più lotta generale contro tutto questo sistema borghese, lotta rivoluzionaria.
Anche in Italia, realtà femministe, comprese alcune le organizzatrici della manifestazione del 26 ottobre, pur sostenendo e parlando della mobilitazione delle donne Argentine, è lo "sciopero delle donne" che mettono in ombra.
Noi, lo sciopero delle donne, lo abbiamo fatto nel nostro paese per due volte. Come dicono le donne argentine, non ha fermato i femminicidi, ma è stato una scintilla che può incendiare la prateria, è stata la dimostrazione che le donne, soprattutto le donne proletarie, possono essere una forza che "preoccupa", perché può trasformare la denuncia in forza materiale contro questo sistema dei padroni, dei governi al loro servizio, dello Stato moderno fascista e sessista, che ci fa ogni giorno violenza.

LA MANIFESTAZIONE DELLE LAVORATRICI, PRECARIE, DISOCCUPATE DEL 25 NOVEMBRE A ROMA, QUESTO RAPPRESENTA E DA ESSA PARTIRA' UN NUOVO SCIOPERO DELLE DONNE NEL NOSTRO PAESE.


MFPR


"Noi ci fermiamo per la prima volta nella storia dell'America Latina", scrivono le organizzatrici della protesta, che si svolge anche in Stati Uniti, Francia e Spagna. All'origine il caso di Lucia Perez, giovane seviziata e uccisa brutalmente a Mar del Plata lo scorso 8 ottobre.


Su Google Maps, i luoghi in cui si è svolto il “Paro nacional del Mujeres” (“Sciopero nazionale delle donne”).



Argentina. Cronaca: Sotto la pioggia noi donne abbiamo inondato le strade

Mercoledì 19 ottobre, un giorno piovoso è spuntato nella Città di Buenos Aires e nei dintorni. Ma la giornata dello Sciopero delle Donne, nuovo strumento per il movimento femminista, si è fatta sentire di buon ora.
Centinaia di donne hanno messo nelle reti sociali le loro foto nei luoghi di lavoro, nelle loro case, con le loro amiche, vicine o compagne, con il motto #NosotrasParamos. Altre donne, hanno deciso di vestire di nero con lo scopo di rendere visibile il lutto di fronte a centinaia di femminicidi e alla costante violenza a cui le donne sono sottoposte. Ogni donna, ogni gruppo, ha interpretato la parola d’ordine e gli ha dato un tocco personale. Un’altra volta la creatività ci ha sorprese tutte. Così, sarà che ci sentiamo più forti, più accompagnate, più unite nella nostra lotta quotidiana contro la violenza, contro il maschilismo, che vedendo queste strade del centro di Buenos Aires straripare di gente non faceva altro che emozionarci e spingerci a continuare la lunga marcia.

Noi donne abbiamo scioperato

Il collettivo “Ni Una Menos” ha convocato uno Sciopero delle Donne in un momento politico e sociale dove la parola sciopero vola di bocca in bocca ma non ha finito con lo stabilirsi in coloro che dicono di rappresentare i e le lavoratrici.

In mezzo all’aumento della flessibilizzazione e ai licenziamenti, in un contesto dove la disoccupazione giunge al 9,3%, arrivando al 10,5% nel caso delle donne (Cifre INDEC) con una crescente inflazione, in mezzo alla perdita di potere d’acquisto e al congelamento del consumo, noi donne ci siamo riappropriate della parola sciopero come uno strumento storico di lotta ma che, risignificandolo, lo usiamo noi doppiamente oppresse per rifiutare questa oppressione. Scioperiamo sia come classe e sia come donne, scioperiamo mentre i “ragazzi” della CGT vanno di riunione in riunione, civettando con il governo e difendendo i loro propri interessi, scioperiamo in mezzo a tagli, mancanze, precarietà. 

E lo sciopero, difficile da misurare in numeri, si è sentito: noi donne esploriamo tutte le alternative possibili di visibilizzazione, usando le reti, usando le foto, i cartelli e ci siamo anche unite al rumore applaudendo, facendo suonare i clacson, gridando, vestendo di nero o semplicemente dibattendo al lavoro… perché c’è una donna morta ogni 30 ore. Oggi, noi donne dimostriamo che siamo molto più coscienti e, per questo, occupiamo le strade per mandare un messaggio chiaro: non siamo sole, siamo organizzate e daremo battaglia.

La pioggia non ha spento la fiamma

La previsione sul clima era pesante: settimana di pioggia. La notte precedente era stata segnata da fulmini e lampi che cadevano dal cielo quasi presagendo quella che sarebbe stata una giornata storica. Così, a partire dalle ore 17.00 le strade limitrofe all’Obelisco si sono coperte di una marea nera, centinaia e centinaia di ombrelli che giungevano da tutti i lati, emergevano dalla metropolitana, da ogni lato. Rapidamente si è saputo: la pioggia non ci ferma.
 
Nell’entusiasmo, ciascuna ha cercato il proprio posto per sfilare verso Plaza de Mayo, straripando sia sulla 9 de Julio, Av. de Mayo, Diagonale Norte come in altre strade che sboccano ugualmente nella Piazza, la storica Piazza, quella delle Madri e delle Nonne, quella dei/delle detenuti/e scomparsi/e, la nostra Piazza: la Piazza del Popolo.

Fino a dopo le ore 20.00, organizzazioni, partiti, persone normali, sindacati, tra gli altri, continuavano a giungere, cercando di far sentire la propria protesta di rabbia e dolore attraverso canti, rappresentazioni artistiche, murghe, cartelli, ecc., ecc. ed ecc… Erano centinaia di modi che ciascuna utilizzava per trasformare il proprio dolore in lotta, per dire “Basta”.

Il mondo ha fatto eco del #NIUNAMENOS

Nella misura in cui avanzavamo verso Plaza de Mayo correva voce che la protesta veniva replicata in decine di città. Le reti sociali hanno rotto le frontiere e hanno divulgato il messaggio. Si diceva che le donne di altri paesi stavano mobilitandosi per le proprie martiri, per le proprie Lucie, e che avevano deciso di unirsi allo Sciopero e di convocare manifestazioni aggiungendo le proprie parole d’ordine autoctone.

Rapidamente il Latinoamerica era sul piede della lotta con noi: Brasile, Cile, Uruguay, Bolivia, El Salvador, Messico, Guatemala, Honduras, tra gli altri paesi. Anche, attraversando i mari, le donne di Spagna (come ad Alicante, Barcelona e Madrid), Francia e altri paesi d’Europa hanno occupato le strade. Decine di donne, inoltre, si sono autoconvocate nell’ambasciata Argentina di New York, e in altre città del nordamericane, con cartelli e striscioni. La miccia è stata accesa e ora bisogna mantenerla viva.

Continuiamo nelle strade

La giornata del 19 ottobre sarà ricordata come “il giorno in cui le donne hanno scioperato”, il giorno in cui abbiamo smesso di essere isolate, il giorno in cui abbiamo smesso di pensare che la violenza è qualcosa di individuale, personale o privato: Ci uniamo con la medesima parola d’ordine perché sappiamo che il problema è politico, è sociale, è economico, è di tutti e tutte. Noi donne nell’insieme subiamo i vari tipi di violenza. Ciascuna di noi ha una storia da raccontare e questo dimostra che non solo ci sono uomini violenti ma il sistema è violento.

Questo sciopero non farà finire i femminicidi. Non farà finire la violenza che esercitano su di noi, con la discriminazione che subiamo nel lavoro, con la criminalizzazione di quelle di noi che abortiscono, con la stigmatizzazione di quelle di noi che non sono madri, né vogliono esserlo, o con la repressione che colpisce quelle di noi che si organizzano contro il patriarcato.

Ma dopo questo 19 ottobre staremo un po’ più insieme, un po’ più organizzate, saremo un po’ più coscienti… Continueremo a trasformare l’ingiustizia, la rabbia e il dolore in più lotta.

Revista Venceremos 

20 ottobre 2016

Foto di Manuel Conca

tratto da Resumen Latinoamericano

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca