08/04/16

Lo stato razzista di Israele impone l'apartheid anche negli ospedali, con stanze separate per le mamme palestinesi

Per questo stato integralista, fondato sull'apartheid, tutti i governi imperialisti, Italia compresa, offrono appoggio, cooperazione, armi e non gridano certo al "terrorismo".
Solo la lotta antimperialista che seguirà la via della guerra popolare può spazzarli via!

Israele, stanze separate per partorienti ebree e arabe
 
Razzismo. In alcuni ospedali, rivela la radio statale, le ebree spesso chiedono di essere ricoverate in stanze diverse da quelle che ospitano le palestinesi. Il deputato Smotrich (Casa Ebraica): «mia moglie non vorrebbe stare stare accanto ad una donna che partorirà qualcuno che tra venti anni potrebbe uccidere il suo bambino»


Michele Giorgio


Qualcuno ha scritto che il conflitto israelo-palestinese è entrato in sala parto. Ma è più giusto dire che il vento della “separazione” comincia a soffiare forte anche negli ospedali israeliani, luoghi dove, almeno sino a ieri, medici e ammalati ebrei e arabi hanno lavorato insieme e condiviso le stesse stanze. La destra sta vincendo un’altra battaglia nella campagna per la trasformazione definitiva di Israele in uno Stato etnico e religioso. E contano fino ad un certo punto le reazioni dei mezzi d’informazione e di una parte del mondo politico contro le dichiarazioni fatte dal deputato Bezalel Smotrich, astro nascente del partito sionista religioso Casa Ebraica, che ha invocato la separazione delle partorienti ebree ed arabe, esprimendo, a suo dire, l’auspicio di buona parte degli israeliani ebrei.

È stata la stessa radio statale a sollevare la questione, rivelando che in alcuni ospedali le ebree spesso chiedono e ottengono di essere ricoverate, su loro richiesta, in stanze diverse da quelle che ospitano le palestinesi (con cittadinanza israeliana o residenti a Gerusalemme Est). Dati diffusi ieri dalla stampa rivelano, ad esempio, che le nascite sono diminuite sensibilmente nell’ospedale israeliano “Hadassah Monte Scopus”, dove molti pazienti sono palestinesi poichè si trova nella parte orientale di Gerusalemme, occupata nel 1967. A quanto pare le donne ebree che vivono in quella zona preferiscono partorire nell’altro ospedale “Hadassah”, ad Ein Kerem, a circa 12 km di distanza, dove la possibilità di avere accanto una partoriente palestinese è più bassa.

Una reporter della radio statale ha telefonato a diversi ospedali fingendosi in stato avanzato di gravidanza. Ha quindi chiesto di poter trascorrere i giorni di degenza fra partorienti ebree, possibilmente lontano da donne arabe. In alcuni casi è stata rassicurata, in altri le è stato detto che avrebbero fatto il possibile per accontentarla mentre un ospedale di Haifa e uno di Beersheva le hanno risposto che la sua richiesta era inaccettabile e contro le direttive del ministero della sanità. Le polemiche sono state immediate e non pochi ascoltatori hanno attaccato la giornalista, accusandola di aver rappresentato una realtà parziale. Nel dibattito è immediatamente intervenuto il deputato Smotrich che, affermando di rappresentare il desiderio di tanti israeliani, ha sollecitato la separazione immediata delle donne ebree da quelle arabe. A suo dire le donne arabe, dopo aver partorito, organizzerebbero in ospedale una “hafle” (festa) per dare il benvenuto al neonato con musica e canti. Smotrich ha ingigantito la cosa. I festeggiamenti che tanto lo disturbano sono più semplicemente le visite dei parenti, spesso numerosi, alla donna e al bimbo appena nato. «Sono rumorosi ed impediscono alle altre donne di riposare», ha protestato il deputato di Casa ebraica. «Mia moglie non desidera stare accanto ad una donna che partorità qualcuno che tra venti anni potrebbe uccidere il suo bambino. Gli arabi sono i miei nemici e non voglio stare assieme a loro», ha rincarato la dose sapendo di scatenare un putiferio. Sua moglie, Ravital, è andata persino oltre. Prima si è vantata di aver «espulso», quando era in sala parto, una ostetrica araba, poi ha detto che la nascita di un bimbo è per lei «un momento sacro, un momento puro, un momento ebraico» che non deve essere reso «impuro dalla presenza di arabi».

Le frasi pronunciate da Smotrich e sua moglie sono state benzina sul fuoco della frustrazione dei palestinesi di Israele soggetti negli ultimi anni ad accuse ed attacchi, anche a colpi di progetti di legge, da parte della destra (e non solo). Il deputato Abd al Hakim Hajj Yahya, della Lista araba unita, ha scritto allo speaker della Knesset Yuli Edelstein per chiedere l’espulsione immediata di Smotrich. «Questa istigazione al razzismo influenza l’intera popolazione», ha avvertito Hajj Yahya. Un altro deputato palestinese, Ahmed Tibi, ha sottolineato che «il razzismo che si diffonde nella società israeliana contagia ormai anche gli ospedali». Il leader di Casa ebraica e ministro dell’istruzione Naftali Bennett ha provato a spegnere le polemiche spiegando «che tutte le creature vengono al mondo a somiglianza del Padreterno» ma si è guardato bene dal prendere provvedimenti contro Smotrich, che lui stesso considera il futuro del suo partito oltre ad essere un deputato punto di riferimento di tanti israeliani.

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