09/03/16

Alla Regione Liguria odio contro le donne

Regione, la maggioranza di Toti non vota odg Pd contro violenza sulle donne

L'ordine del giorno chiedeva un impegno formale a sostegno della dignità delle persone e iniziative contro la violenza

Il Pd propone in consiglio regionale un ordine del giorno a difesa della dignità e del lavoro delle donne, e la maggioranza non lo vota.Nel documento il Pd chiedeva un formale impegno della giunta sulle politiche sociali ed economiche del governo Toti a difesa e tutela delle donne. Sostegno alle reti che operano sul territorio per promuovere prevenzione ed educazione contro la violenza sulle donne. Potenziamento delle politiche sociali per le strutture e i servizi socio educativo per l'infanzia. E sostegno allo sviluppo dell’imprenditoria femminile attraverso la riduzione dell’Irap per le imprese femminili di nuova costituzione: questi i punti cardine del documento.
 

«La maggioranza si è rifiutata di votarlo, spiegando che il bilancio non ha più spazio per aggiungere queste voci», attacca Raffaella Paita, capogruppo dem in Regione. «Una scelta inspiegabile di questa maggioranza, che appare ancora più assurda in un giorno come l’8 marzo - indicano tutti i consiglieri Pd - Il centrodestra però non ha ritenuto di sottoscrivere queste richieste. Anche se si tratta di temi su cui non si può far finta di niente. L’Unione Europea infatti ha posto fra i propri obiettivi programmatici l’aumento della occupazione femminile del 60% entro il 2020».

Proprio dalla regione più anziana d'Italia, la Liguria, parte il grido d'allarme del Pd, che richiedeva un impegno aggiuntivo del governo della Regione proprio per contrastare l'impoverimento demografico. «Secondo i dati Istat su natività e fecondità aggiornati al 19 febbraio 2016, le nascite hanno registrato un nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia, 15.000 bambini nati in meno rispetto al 2014. Le cause della bassa natalità in Italia sono rappresentate in massima parte dagli ostacoli economici e culturali che limitano la serena e libera scelta delle donne di diventare madri con particolare riferimento alle discriminazioni sul lavoro: in Italia il 22,4 per cento delle madri dopo la gravidanza perde il lavoro. Il tasso di occupazione femminile si assesta al 47 per cento, stesso dato registrato nell’anno 2000. Il Governo, per fortuna, per la piena affermazione diritti delle donne, per l’incremento della loro occupazione e a favore delle famiglie ha adottato importanti misure di innovazione dei modelli sociali, economici e culturali a vantaggio delle donne».

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