29/02/16

8 MARZO SCIOPERO DELLE DONNE PRECARIE DEI NIDI DI ROMA CAPITALE

Riceviamo da FB e pubblichiamo:

8 MARZO SCIOPERO DELLE DONNE PRECARIE DEI NIDI DI ROMA CAPITALE
naturalmente tutte/i possono aderire, è una battaglia di civiltà in difesa del lavoro delle donne, e dei nidi pubblici. se licenziano le precarie, oltre a creare nuove famiglie povere, fanno un altro grande passo per privatizzare i servizi educativi
L'8 Marzo io sciopero per solidarietà con le lavoratrici precarie ma anche per difendere i nidi pubblici e la qualità del mio lavoro.

8 MARZO SCIOPERO DELLE DONNE PRECARIE DEI NIDI DI ROMA CAPITALE
Il Coordinamento contro la Precarietà aderisce allo SCIOPERO in favore delle DONNE.
Lo sciopero avrà la durata dell'intero turno di lavoro.
E' necessario già da domani mattina affiggere nei luoghi di lavoro il cartello per avvisare le famiglie per gli eventuali disagi.
A breve comunicheremo il luogo della manifestazione e gli orari.
Qualora la comunicazione dello sciopero non sia ancora pervenuta nei nidi si possono contattare gli uffici del personale del proprio municipio e chiederne invio immediato.





Cecilia Strada attacca il governo: «Avete appena dichiarato che i gay sono cittadini di serie B»


È dal suo profilo Facebook che Cecilia Strada, presidente di Emergency, commenta con indignazione le modalità con cui il governo ha svuotato e distrutto il ddl Cirinnà. Scrive:

Cortese richiesta per i politici che hanno distrutto quel minimo di diritti civili che c'erano nel ddl Cirinnà: pregasi astenersi da qualsiasi futuro commento su un ragazzo che si suicida perché vittima di omofobia o un gay impiccato in un Paese straniero. Sdegno e dolore per simili episodi, o rivendicare una superiorità morale in materia, non sono compatibili con il fatto che avete appena dichiarato al mondo "in italia ci sono cittadini di serie A e di serie B, e gli omosessuali sono di serie B". Certo, a vostra difesa potete dire che non sono certo i primi a finire in serie B. Né gli ultimi. Sotto a chi tocca.

Seconda parte della formazione rivoluzionaria delle donne

Per una analisi materialistico storico dialettica della condizione della donna.

Da “L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato” di Engels
Dal dominio della donna al suo asservimento.

IL DOMINIO DELLA DONNA
“... E' una delle idee più assurde di derivazione illuministica del secolo XVIII, che la donna all'inizio della società sia stata schiava dell'uomo. La donna invece... aveva una posizione non solo libera, ma anche di alta considerazione” (e qui Engels riporta quanto scriveva un missionario americano A. Wright).
“... al tempo (delle) antiche case lunghe (amministrazioni comunistiche di più famiglie)... prevaleva quivi sempre un clan (una gens), cosicchè le donne prendevano i loro uomini dagli altri clan (gentes)... Abitualmente la parte femminile dominava la casa... le provviste erano comuni ma guai a disgraziato marito o amante troppo pigro o maldestro nel portare la sua parte alla provvista comune. Qualunque fosse il numero di figli o delle cose da lui personalmente possedute nella casa, in un qualsiasi momento poteva aspettarsi l'ordine di far fagotto e andarsene. Ed egli non poteva tentare di resistere, la vita gli veniva resa impossibile... le donne erano nei clan, e del resto dovunque, la grande potenza. All'occasione esse non esitavano a deporre un capo e degradarlo a guerriero comune.”
Continua Engels “...la mole eccessiva di lavoro svolto dalle donne tra i selvaggi e i barbari, non sono affatto in contraddizione con quanto è stato detto. La divisione del lavoro tra i due sessi è condizionata da cause diverse dalla posizione della donna nella società... (la donna) lavorava duramente, ma era considerata presso il suo popolo come una vera signora, ed era tale anche per il suo carattere...”.

IL PASSAGGIO
“...l'addomesticamento degli animali e l'allevamento degli armenti avevano sviluppato una fonte di ricchezza fino ad allora sconosciuta ed avevano creato condizioni del tutto nuove... a chi apparteneva questa ricchezza? Senza dubbio originariamente alla gens. Ma già presto deve essersi sviluppata la proprietà privata degli armenti... Tali ricchezze, una volta passate nel possesso privato delle famiglie e qui rapidamente moltiplicate, dettero alla società fondata sul matrimonio di coppia e sulla gens matriarcale un colpo potente... Secondo la divisione del lavoro nella famiglia allora in vigore, toccava all'uomo procacciare gli alimenti, come anche i mezzi di lavoro a ciò necessari, e quindi anche la proprietà di questi ultimi. L'uomo poi in caso di separazione se li portava con sè, come la donna conservava le sue suppellettili domestiche. Secondo l'uso d'allora, dunque, l'uomo era anche proprietario delle nuovi fonti di alimentazione, del bestiame e, più tardi, dei nuovi strumenti di lavoro: gli schiavi. Secondo l'uso di quella stessa società, però, i suoi figli non potevano ereditare da lui.... secondo il diritto matriarcale... la discendenza fu calcolata soltanto in linea femminile...”
(Ma) “...le ricchezze, nella misura in cui si accrescevano, da una parte davano all'uomo una posizione nella famiglia più importante di quella della donna, dall'altra lo stimolavano ad utilizzare la sua rafforzata posizione per abrogare, a vantaggio dei figli, la successione tradizionale. Ma ciò non poteva essere finchè era in vigore la discendenza matriarcale. Era necessaria dunque l'abrogazione di essa, ed essa infatti fu abrogata”.



L’ASSERVIMENTO DELLA DONNA
Il rovesciamento del matriarcato segnò la sconfitta sul piano storico universale del sesso femminile. L’uomo prese nelle mani anche il timone della casa, la donna fu avvilita, asservita, resa schiava delle sue voglie e semplice strumento per produrre figli… il primo effetto del dominio esclusivo degli uomini, fondato allora, si mostra nella forma intermedia della famiglia patriarcale, che affiora in questo momento. Ciò che lo caratterizza principalmente (è)… l’organizzazione di un numero di persone libere e non libere in una famiglia sotto la patria potestà del capofamiglia… La parola familia non esprime originariamente l’ideale del filisteo d’oggigiorno… famulus significa schiavo domestico e familia è la totalità degli schiavi appartenenti ad un uomo… un nuovo organismo sociale, il cui capo aveva sotto di sé moglie, figli, e un certo numero di schiavi…”.

Marx aggiunge: La moderna famiglia contiene in germe, non solo la schiavitù, ma anche la servitù della gleba, poiché questa, fin dall’inizio, è in rapporto con i servizi agricoli. Essa contiene in sé, in miniatura, tutti gli antagonismi che si svilupperanno più tardi largamente nella società e nel suo Stato...
…Per assicurare la fedeltà della donna, e perciò la paternità dei figli, la donna viene sottoposta incondizionatamente al potere dell’uomo; uccidendola egli non fa che esercitare il suo diritto”.

“… (la monogamia) fu la prima forma di famiglia che non fosse fondata su condizioni naturali, ma economiche, precisamente sulla vittoria della proprietà privata sulla originaria e spontanea proprietà comune… essa appare come soggiogamento di un sesso da parte dell’altro, come proclamazione di un conflitto tra i sessi sin qui sconosciuto in tutta la preistoria… “la prima divisione del lavoro è quella tra uomo e donna per la procreazione dei figli” (Marx)… Il primo contrasto di classe che compare nella storia coincide con lo sviluppo dell’antagonismo tra uomo e donna nel matrimonio monogamico, e la prima oppressione di classe coincide con quella del sesso femminile da parte del sesso maschile.
La monogamia fu un grande progresso storico, ma contemporaneamente essa, accanto alla schiavitù e alla proprietà privata, schiuse quell’epoca che ancora oggi dura, nella quale ogni progresso è, ad un tempo, un relativo regresso, e in cui il bene e lo sviluppo degli uni si compie mediante il danno e la repressione degli altri. Essa fu la forma cellulare della società civile, e in essa possiamo già studiare la natura degli antagonismi e delle contraddizioni che nella civiltà si dispiegano con pienezza”. 


 

ARRIVANO ADESIONI ALLO SCIOPERO DELLE DONNE DELL'8 MARZO!

Stanno cominciando ad arrivare le adesioni allo "Sciopero delle donne" dell'8 marzo.

Dalle lavoratrici della scuola, dalla Sardegna a Palermo, a Milano, a Torino...
Dalle precarie degli asili comunali a rischio licenziamenti tra pochi mesi, da Roma
Dalle precarie delle cooperative sociali da Palermo a Bologna
Dalle lavoratrici delle pulizie da Taranto a Roma,
Dalle lavoratrici della Sanità di Palermo, 
ECC. 

Invitiamo a mandarci notizie e adesioni allo sciopero delle donne, e le iniziative decise per l'8 marzo.


Dopo l'indizione dello Slai cobas per il sindacato di classe, è arrivata oggi la proclamazione dello sciopero in tutti i settori pubblici e privati da parte dell'USI, di cui riportiamo alcuni stralci del comunicato e della lettera di indizione.

LO SCIOPERO E' A TUTTI GLI EFFETTI REGOLARMENTE INDETTO ED E' PERTANTO LEGITTIMA LA PARTECIPAZIONE DELLE LAVORATRICI - al di là del loro numero

CHIEDIAMO ANCHE A TUTTI I SINDACATI DI BASE, AL "SINDACATO E' UN'ALTRA COSA" - FIOM, A TUTTI GLI ORGANISMI DI LOTTA SUI POSTI DI LAVORO E SUL TERRITORIO, DI FARE ANCH'ESSI UNA INDIZIONE UFFICIALE, E/0 DI ADERIRE A QUELLE GIA' FATTE, MA SOPRATTUTTO DI DARE INFORMAZIONE, ORGANIZZARE LO SCIOPERO DELLE LAVORATRICI NELLE FABBRICHE, E IN OGNI POSTO DI LAVORO DELLE DONNE IN CUI SONO PRESENTI.

Dal comunicato dell'USI - Saluti di lotta a tutti e tutte, a Roma l'8 marzo stiamo organizzando un presidio assemblea, a partire dalle
discriminazioni e disparità di trattamento (salariale, di condizioni di lavoro e di vita) di  operaie di imprese di pulizie,
di servizi e utilizzate nelle pubbliche amministrazioni e delle tante, troppe lavoratrici precarie.
Inoltra per segreteria Usi Roberto Martelli 

Dal comunicato di indizione dell'USI:
Oggetto: ADESIONE DI CONFEDERAZIONE USI E DEI SINDACATI DI CATEGORIA E COMPARTO (Ministeri – Comparto Stato, Regioni Autonomie Locali, Coord. Lav. Sanità, Poste, Comunicazione e Spettacolo, Scuola, Ricerca, e Università e Formazione, Arti e Mestieri Vari, SLAM USI, Commercio Turismo & Servizi e settore trasporti, Metalmeccanico e Industria, Agricoltura, aderenti alla Confederazione sindacale Usi Unione Sindacale Italiana) A SCIOPERO PROCLAMATO DA SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE PER IL GIORNO 8 MARZO 2016, c.d. “SCIOPERO DELLE DONNE”...
E’ DI TUTTA EVIDENZA CHE L’ADESIONE ALLO SCIOPERO DEL GIORNO 8 MARZO 2016, HA VALENZA E NATURA “POLITICO SINDACALE” PER LA CONDIVISIONE DEGLI OBIETTIVI DI COPERTURA CON lo SCIOPERO, IN OCCASIONE DI GIORNATA INTERNAZIONALE PER I DIRITTI DELLE DONNE E DELLE LAVORATRICI, condividendone l’Usi le motivazioni poste alla base dell’azione sindacale stessa...

Lavoratrici Slai cobas per il sindacato di classe
Movimento femminista proletario rivoluzionario

Dalla Fca Sata a Vicenza le donne vengono attaccate! SCIOPERO 8 MARZO, OVUNQUE!

Alla FCA SATA:
ritmi selvaggi - e le donne operaie doppiamente colpite! Su questo e altri punti di una piattaforma  è stato lanciato, nella giornata del 24 alla Sata, la proposta dello sciopero delle donne per l'8 marzo! 


"...Gli operai hanno infatti denunciato a Basilicata24 i ritmi serrati a cui sono costretti a lavorare
: “Come un treno ad alta velocità che non conosce fermate”. “Solo il tempo di montare una vite o un bullone e girarmi e mi trovo fuori postazione” dicono i lavoratori.

Si lavora a ritmo serrato, sette giorni su sette e in un solo turno si producono oltre 500 auto. “Ci stanno schiattando il fegato – dice un lavoratore – l’altro giorno sentivo un team leader parlare al telefono con un suo collega dicendo che qui si va troppo di corsa, gli operai non ce la fanno”.


A VICENZA:
attacco alle donne lavoratrici e attacco razzista alle donne nere


.... Il 16 novembre scorso IPAB di Vicenza ha revocato alla coop Bramasole l’appalto del San Camillo e ha deciso di affidare la gestione dello stesso alla sua partecipata Ipark".
Delle 64 lavoratrici che lavoravano da 10 anni al San Camillo, Ipark ha deciso di riassumerne solo 32 con contratti a tempo determinato e tramite agenzie interinali.

All’interno del San Camillo lavoravano 13 operatrici nere. Nessuna di queste e’ stata ripresa.

Insieme a loro sono state lasciate a casa le lavoratrici più attive nel denunciare le carenze organizzative, i turni con poco personale, la frammentazione degli orari, la mancanza di materiale e la conseguente bassa qualità assistenziale che pativano gli anziani al San Camillo..... 

Unione Sindacale di Base Federazione regionale Veneto

Sostegno alla manifestazione lgbt del 5 marzo

Di seguito un commento che condividiamo


....Lo stralcio dell'articolo 5 dal progetto di legge sulle unioni civili ripropone una logica di esclusione e discriminazione ai danni delle coppie omosessuali e dei figli/e interni/e alla coppia.
La campagna depistante contro l'”utero in affitto” da parte del fronte reazionario ha ottenuto il proprio vero obiettivo: portare un progetto di legge già gravato da compromessi e rinunce al di sotto della soglia della decenza.

A questo sbocco hanno condotto, con varie responsabilità, attori politici diversi.
Vi ha concorso il M5S: che dichiarando, su comando di Casaleggio, la “libertà di coscienza” dei propri parlamentari attorno al tema delle adozioni, ha dato alla legge il primo colpo di piccone, al solo scopo di prenotare il voto reazionario alle proprie liste e candidati nelle elezioni di ogni ordine e grado, in vista soprattutto dei ballottaggi.
Vi ha concorso in misura determinante il PD di Renzi: che ha usato cinicamente il primo voltafaccia del M5S come alibi di comodo per scaricare l'articolo 5 e puntare al patto di maggioranza col NCD di
Alfano. La soluzione migliore per lisciare il pelo all'elettorato reazionario in vista delle amministrative, del referendum istituzionale, delle future elezioni politiche.
L'annuncio da parte della minoranza PD del proprio voto di fiducia al governo, nonostante il “dissenso”, misura ancora una volta la sua capitolazione al renzismo persino sul terreno dei diritti democratici e civili.

La Chiesa cattolica ha dato naturalmente la propria benedizione all'intera operazione. Sia attraverso le dichiarazioni della CEI, sia attraverso la segreteria di Stato vaticana, sia attraverso il portavoce personale di Papa Francesco. A riprova, se ve n'era bisogno, dell'immutabile opposizione dell'istituzione Chiesa alla pienezza dei diritti dei gay e delle lesbiche, e più in generale ai principi elementari dell'uguaglianza. Altro che “progressismo” papalino!

Contro la svendita in atto, l'intero fronte lgbt e delle famiglie arcobaleno ha indetto per il 5 marzo a Roma una grande manifestazione nazionale unitaria.....

pcl

28/02/16

Taranto: per l'8 marzo, per il nuovo sciopero delle donne: incontro lunedì 29 febbraio

Per l'8 marzo "SCIOPERO DELLE DONNE"

La situazione di crescente peggioramento della condizione delle lavoratrici, vede a Taranto una realtà esemplare:

negli appalti di pulizia la stragrande maggioranza sono donne, doppiamente sfruttate e discriminate:
dalle lavoratrici degli asili, ancora a misere ore e ancor più misero salario (che devono anche penare per averlo), costrette a fare doppie mansioni, di pulizie e di ausiliariato senza riconoscimento economico;
alle lavoratrici di pulizia degli uffici e strutture comunali, a rischio di tagli di posti di lavoro o di ore
alle lavoratrici delle pulizie delle scuole statali con la prospettiva anche loro di tagli di ore

Nella stessa sorte stanno altre lavoratrici a Taranto.
dalle operaie della Pasquinelli, costrette a rischiare la salute mettendo le mani nei rifiuti tossici, pericolosi, con amianto, e sull'orlo di vedersi togliere il lavoro
alle disoccupate, che per avere anche uno straccio di reddito sociale con i cantieri di cittadinanza o i servizi sociali, devono fare tanti figli, se no, sono considerate quasi "benestanti..."
dalle lavoratrici dei grandi supermercati, come l'Auchan, supersfruttate e periodicamente a rischio tagli
alle lavoratrici dei call center, spesso a nero, o a miseri contratti, sempre sotto ricatto aziendale, stressate dai controlli, pedinate se si ammalano, con la paura di fare figli per il rischio licenziamenti.

Quest'anno poi è venuta tragicamente fuori con le morti, la condizione da schiave delle braccianti, molte in provincia di Taranto, sfruttate a salari inferiori, in condizioni di lavoro e orari disumani, ricattate anche sessualmente dai caporali e dai padroni delle aziende.

RIPRENDIAMOCI L'8 MARZO, CHE E' UN GIORNO DI LOTTA, NATO DALLE LAVORATRICI, DALLA STORIA DELLE DONNE RIVOLUZIONARIE E COMUNISTE

PER DIRE INSIEME: BASTA A QUESTE CONDIZIONI!
Basta a considerare il lavoro delle donne come secondario, perchè fa comodo il loro lavoro in casa, che con il taglio, peggioramenti dei servizi sociali del governo, aumenta sempre di più.

IMPONIAMO CON LA LOTTA DI TUTTE NOI UNA NOSTRA PIATTAFORMA

Per organizzare la mobilitazione dell'8 marzo:
incontro lunedì 29 febbraio ore 18 c/o sede Slai cobas via Rintone, 22 Taranto

Lavoratrici, disoccupate Slai cobas
Movimento femminista proletario rivoluzionario
per com. mfpr.naz@gmail.com - 3475301704

EX PULIZIERE E LAVORATRICI POLICLINICO IN LOTTA A PALERMO, SI PREPARANO PER LO SCIOPERO DELL'8 MARZO

CONTINUA COME UNA GUERRA LA LOTTA DELLE EX PULIZIERE ED EX PULIZIERI E DELLE LAVORATRICI E  LAVORATORI DEL POLICLINICO DI PALERMO, ADERENTI ALLO SLAI COBAS SC.  LOTTA A CUI SI E’ UNITO IL NEO COMITATO CITTADINO IN DIFESA DI SALUTE E SICUREZZA NEGLI OSPEDALI, PRESENTE CON DETERMINAZIONE ANCHE AL SIT-IN ALL’ASSESSORATO SANITA’ DEL 25 FEBBRAIO SCORSO.

Come preannunciato, il 25 febbraio scorso, di mattina, pulizieri e lavoratori del Policlinico, aderenti allo SLAI Cobas sc., hanno organizzato un sit-in davanti l’assessorato della salute; iniziativa a cui ha preso parte anche il neo comitato cittadino in difesa di salute e sicurezza negli ospedali.
Poco dopo l’arrivo dei manifestanti, è arrivata anche RAI 3, che era stata particolarmente informata dalla professoressa Maria Rosalba Rando, ex impiegata della formazione professionale regionale, e membro attivo del suddetto comitato cittadino.
La RAI, dopo avere ripreso striscione, cartelloni e pulizieri, ha intervistato sia la dirigente dello SLAI Cobas sc. Policlinico, acquisendo tutta una serie di documenti, tra cui i rilievi effettuati dal servizio di prevenzione delle infezioni ospedaliere,  comprovanti l’emergenza igienico-sanitaria che da anni incombe sul nosocomio, sia la professoressa  Rando che, oltre a confermare vivamente quanto detto sul Policlinico, chiedendo con forza l’assunzione dei pulizieri in lotta, ha anche denunciato la malasanità di Villa Sofia, di cui di recente è stata vittima.
Subito dopo le interviste, una delegazione, compresa la Rando, è stata ricevuta dal braccio destro dell’assessore,  il quale ha comunicato che, in seguito alla continua pressione dello SLAI Cobas sc., Gucciardi si era mosso sollecitando ulteriormente la relazione relativa alle indagini sullo stato igienico-sanitario del Policlinico effettuate il 22 gennaio u.s. , relazione di cui si è ancora in attesa, ma che, a detta del dott. Piscitello, dovrebbe arrivare in questi giorni.
Contro le lungaggini della relazione, la delegazione ha protestato molto vivacemente. All’agguerrito intervento della dirigente dello SLAI Cobas Policlinico e dei pulizieri, è seguito quello della professoressa Rando, n.q. di membro del comitato cittadino, che con un lungo e sentito discorso, ha torturato le orecchie del rappresentante della sanità, contribuendo a costringerlo a dire: “avete ragione, giacché ultimamente anche io sono incappato nella malasanità cittadina”.   
L’incontro si è concluso , da un lato,con l’impegno del dott. Piscitello a pressare  nuovamente per avere subito la famosa relazione, e dall’altro, con la rinnovata richiesta da parte dello SLAI Cobas sc. e del comitato,di dimissioni dell’assessore qualora questi non si attivasse per risolvere in fretta la grave questione, che deve prevedere l’assunzione dei pulizieri aventi diritto.

Infine, durante il sit-in è stato ricordato alle ex pulizere e alle donne del comitato che l’8 marzo vi sarà lo SCIOPERO GENERALE NAZIONALE DELLE LAVORATRICI E DELLE DONNE, lanciato dal MFPR e indetto dallo SLAI Cobas s.c.,contro la negazione del lavoro, dei diritti, tra cui quello alla salute, e contro il peggioramento dell’insieme delle condizioni di vita e di lavoro (per chi lo ha) delle donne.

Dopo, alle ore 14.00 dello stesso giorno, RAI 3 Regione ha trasmesso il servizio sul sit-in all’assessorato ed inoltre, una giornalista del “Giornale di Sicilia”, che conosce la Rando, l’ha intervista e, inorridita dal racconto, ha  promesso che approfondirà la questione e la pubblicherà.
Per la prossima settimana sono previste altre iniziative, tra cui il ritorno all’assessorato della salute.  Inoltre si sta continuando con la raccolta firme per il comitato, a cominciare dal quartiere Policlinico, dove anche CAF ed esercenti si stanno attivando.
Dopo l’8 marzo, ogni giovedì, dalle ore 17.00 alle ore 19.00, il comitato si riunirà presso la sede provinciale dello SLAI Cobas sc. per organizzarne l’attività e raccogliere le denunce di malasanità. Dalle ore 17.00 alle ore 18.00, in sede sarà presente pure l’avvocato Fabrizio Fallica, per sostenere anche legalmente, sia il comitato che le predette denunce di malati e cittadini, e principalmente delle masse popolari, che sono quelle più povere, che non possono permettersi di curarsi nel privato e che pertanto, subiscono maggiormente la malasanità.   
                    
SLAI Cobas sc. policlinico Palermo               

Dalle precarie coop di Palermo: IN MARCIA VERSO L'8 MARZO con il 2^ sciopero delle donne

CONQUISTATI ALTRI DUE MESI DI LAVORO... MA NOI  NON CI POSSIAMO AFFATTO ACCONTENTARE! 
LA NOSTRA DOPPIA LOTTA DEVE CONTINUARE.. VERSO L'8 MARZO CON IL SECONDO SCIOPERO DELLE DONNE



Dopo circa un mese di ripetute proteste di piazza  a Palermo,  sempre in lotta in  difesa del posto di lavoro e non solo, abbiamo appreso Giovedì scorso in un incontro con il commissario straordinario della ex Provincia di Palermo, che il servizio di assistenza agli studenti e studentesse disabili nelle scuole superiori sarà prorogato per altri due mesi, marzo e aprile.

Abbiamo comunque continuato a  protestare sotto il palazzo perché nonostante il fatto positivo di continuare a lavorare per altri due mesi, frutto comunque della lotta che mettiamo in campo praticamente quasi ogni giorno, noi non ci accontentiamo e riteniamo  assolutamente inaccettabile che, secondo quanto detto dalle istituzioni, le prospettive di lavoro a partire dal mese di maggio saranno nere, nel senso che le ex province, se non si trovassero soluzioni alternative, saranno costrette a dichiarare il dissesto e quindi a non poter garantire più i servizi di assistenza ai disabili ma anche tutti gli altri servizi (manutenzione delle scuole, delle strade, stipendi agli impiegati provinciali, di cui tante sono donne).
La giornata di lotta si è chiusa con una assemblea in cui abbiamo ribadito la  necessità di continuare a lottare e in particolare come precarie Coop Sociali,  parecchie nel cobas e  sempre in prima  linea nella lotta, ci siamo date appuntamento per martedì 1 marzo presso la nostra sede per prepararci e organizzarci in vista dell’8 marzo prossimo quando scenderemo in piazza anche a Palermo insieme a lavoratrici di altri settori, vedi la sanità o la scuola, in occasione del secondo sciopero delle donne, lanciato dalle compagne del Mfpr a livello nazionale e sostenuto pienamente dallo Slai Cobas per il s.c. che ha proclamato lo sciopero generale dell’intera giornata per tutte le lavoratrici, precarie ecc.

Già nel primo sciopero delle donne, evento eccezionale e unico che si è svolto in Italia il 25 novembre del 2013, scendemmo in piazza nella nostra città con un bello e combattivo corteo di tante donne, lavoratrici, precarie, studentesse… come parte di una scintilla che dal sud al nord del paese si accese e illuminò il percorso di doppia lotta delle donne, delle lavoratrici, delle proletarie contro una condizione di doppio sfruttamento e oppressione che ci tocca tutte.

Oggi la condizione di lavoro, non lavoro…  di vita di noi donne lavoratrici,  operaie,  precarie, disoccupate... è peggiorata, leggi scellerate come il Jobs Act o la riforma della scuola  del governo Renzi , per esempio, hanno attaccato pesantemente  i nostri diritti e anche noi come precarie Coop Sociali ne subiamo le conseguenze con una condizione di lavoro che è diventata sempre più precaria con contratti a termine ormai di mesi, con riduzioni di ore per evitare licenziamenti, con salari bassi, contrastando con i padroncini delle Coop che nei confronti di noi precarie in alcuni casi fanno discriminazioni (vedi il pagamento degli stipendi o diritti come i permessi per motivi familiari); una condizione di lavoro precaria che si ripercuote inevitabilmente sulla nostra vita,  cui il governo e padroni ci costringono togliendoci ogni futuro per  inchiodarci ad un presente faticoso e instabile in cui non sai spesso come arrivare a fine mese,  come campare i figli, come andare avanti da single… , in cui devi far fronte alla mancanza sempre più pesante di servizi pubblici che aggrava il doppio lavoro cui siamo soggette, in cui vogliono ricacciarci a casa!

Ma noi non possiamo arrenderci e lottiamo, e  troviamo  incoraggiamento e stimolo anche da altre  lotte che  lavoratrici, operaie precarie… portano avanti in Italia e di cui seguiamo gli sviluppi, dalle operaie di Melfi oppresse dal fascismo padronale , alle lavoratrici delle Cooperative Sociali di città del Nord super sfruttate e costrette a volte a condizioni di lavoro di moderno schiavismo come le immigrate, alle lavoratrici delle pulizie e alle disoccupate di Taranto, alle educatrici di Roma a rischio di un vero e proprio licenziamento di massa…

Che la marcia del nuovo sciopero delle donne che comincia l’8 marzo ci veda scendere in piazza in tante e si estenda … la lotta per la nostra doppia dignità di  vita deve andare avanti!

Precarie Coop Sociali organizzate nello
Slai Cobas per il sindacato di classe Palermo

PERCHE' E COSA E' LO SCIOPERO DELLE DONNE

(Dall'opuscolo S/catenate - donne-lavoro-non lavoro, una lotta di classe e di genere - del MFPR)

LO SCIOPERO DELLE DONNE
Uno sciopero delle lavoratrici, ma che è più giusto chiamare "SCIOPERO DELLE DONNE", perché ha al centro le lavoratrici, ma chiama alla lotta tutte le donne.
Uno SCIOPERO TOTALE, contro il lavoro sfruttato e oppressivo, contro il lavoro negato alle donne e contro il doppio lavoro, uno sciopero di tutte le donne contro l'insieme degli attacchi che padroni, governo, Stato, Chiesa portano avanti.
Uno SCIOPERO che intreccia e trova le sue ragioni nella condizione di CLASSE E DI GENERE.

Per le donne ogni attacco alle condizioni di lavoro e di vita significa più oppressione, più subordinazione, più attacchi ideologici, più legittimazione di un clima generale da moderno medioevo - vera fonte delle violenze sessuali; ogni attacco aumenta la condizione di oppressione familiare, in una famiglia che diventa sempre più sia il più grande “ammortizzatore sociale” per il sistema capitalista soprattutto nella fase di crisi, ma anche strumento di controllo, normatività.
Ogni peggioramento della condizione delle donne, quindi, non è solo materiale ma anche ideologico, mira a riaffermare costantemente la posizione di "debolezza" e subalternità delle donne in questa società capitalista.
Per questo uno sciopero fatto dalle donne vuol dire non solo porre il problema delle condizioni di lavoro, delle discriminazioni sul e per il lavoro, delle disparità economiche, del peso e peggioramento
dei servizi sociali, del lavoro domestico, di assistenza, del lavoro riproduttivo gratuito scaricato sulle donne, ma vuol dire scoperchiare l’insieme della condizione di vita, l'intreccio nei luoghi di lavoro tra lavoro sfruttato/lavoro nero e discriminazioni, oppressione, fino a molestie sessuali, fino a violenze sessuali nei luoghi di lavoro, in particolare al sud (pensiamo alle braccianti), l’intreccio tra lavoro in casa e subordinazione in famiglia/maschilismo/violenze sessuali e uccisioni delle donne, ecc.
Uno sciopero, quindi, che parla non solo delle condizioni di lavoro, non solo della violenza contro le donne ma che pone il legame tra le due cose.
Uno sciopero anche nel lavoro “invisibile”. Immaginate che le donne decidessero di non eseguire lavori domestici, di cura di bambini e anziani, di disabili e malati. Immaginate che le donne si astenessero da quelle attività non retribuite che svolgono quotidianamente. Ore di lavoro invisibile che non entra nel Prodotto Interno Lordo, e quindi non è monetizzato né riconosciuto.
Immaginate anche solo “un giorno senza le donne”.

Contro questa condizione generale delle donne, il nostro discorso, il nostro programma, la nostra lotta è all'insegna: “noi la crisi non la paghiamo le doppie catene unite spezziamo”, “tutta la vita deve cambiare”, “contro il doppio sfruttamento e oppressione, doppia ribellione”, ecc.
Uno “sciopero delle donne” non solo economico/sindacale, ma che, sia pur partendo dalle ragioni concrete di attacco e ponendo delle concrete rivendicazioni, è espressione e si carica della condizione generale delle donne.
Senza questo tipo di sciopero delle donne, le donne sono invisibili in quanto classe e genere, e non possono imporre il loro punto di vista.
Uno SCIOPERO DELLE DONNE è una novità controcorrente, una rottura inaspettata.
Lo sciopero delle donne è una battaglia anche all'interno dei lavoratori, dei propri compagni di lavoro, del movimento sindacale. La condizione delle donne non si può ridurre ad un punto delle piattaforme sindacali, né a problema di qualche posto nelle strutture sindacali alle donne.
Lo sciopero delle lavoratrici non può che essere fuori e contro i sindacati confederali, non solo per le loro politiche, piattaforme, metodi che sono contro tutti i lavoratori, ma per il “carico” maschilista che viene messo verso la condizione delle lavoratrici.
In questo senso lo sciopero delle donne è anche un contributo alla battaglia per un sindacato di classe, che abbia come principio costituente e permanentemente agente la centralità della questione delle lavoratrici e del loro ruolo.
Lo sciopero delle donne chiama gli stessi lavoratori, i propri compagni di lavoro a una trasformazione. Perchè mette in discussione le discriminazioni che ci sono nei posti di lavoro, spesso accettate o rivendicate dai lavoratori maschi, mette in discussione il loro maschilismo dentro il posto di lavoro e in famiglia, mette in discussione l'idea che si ha delle donne. Cioè mette in discussione tutto!
Quando le lavoratrici lottano portano una carica in più, che riportano anche nella famiglia, spesso dovendo lottare contro i mariti, i propri compagni di vita, il più delle volte lavoratori sfruttati anche loro.
Lo sciopero delle donne pone il problema più generale di una società diversa, di rapporti sociali diversi, dei rapporti uomo-donna diversi e questo lo devono capire anche i lavoratori maschi.

27/02/16

Turchia: il regime contro le donne ha paura delle manifestazioni per l'8 marzo

 
Mersin: Le 8 donne arrestate e messe in carcere, a causa delle loro attività di mobilitazione per l’organizzazione dell’8 Marzo, Giornata Mondiale delle Donne presso l'Università di Mersin, sono state rilasciate dopo la loro udienza in tribunale.

Ieri le attiviste dell’organizzazione Yeni Demokrat Kadın (Nuove Donne Democratiche), le giovani donne della YDG (Gioventù per la Nuova Democrazia) e Cadıları Kampus (Campus delle Streghe) avevano tenuto un banchetto informativo nell'ambito delle mobilitazioni per la festa della donna dell’8 marzo. Il loro banchetto è stato attaccato dalle forze di sicurezza e di polizia, arrestandole e portandole in carcere.

La polizia ha considerando gli striscioni e le fotografie di donne rivoluzionarie uccise di recente come "propaganda terroristica", e ha portato le donne presso l’ufficio politico della questura. Le attiviste che si sono avvalse del loro diritto a rimanere in silenzio, non hanno fornito alcuna dichiarazione.

Il procuratore non ha nemmeno guardato il dossier!

Le attiviste trasferite all'ufficio del pubblico ministero sono state deferite al tribunale per essere giudicate senza alcuna dichiarazione e senza indagini. Parlando in tribunale, le donne hanno ottenuto la libertà condizionale.
http://www.nouvelleturquie.com/fr/repression/les-femmes-arretees-a-mersin-ont-ete-liberees/

Roma, 5mila donne rischiano di perdere il lavoro. Ma il Governo tace

Contro il licenziamento di massa delle lavoratrici dei nidi e delle scuole materne, costruiamo anche a Roma il nuovo sciopero delle donne l'8 marzo!


Si tratta di una tragedia annunciata sulla quale pesa per questo, ancora di più, il silenzio delle istituzioni. Ecco cosa sta succedendo e perché.
ROMA - Sulla Capitale sta per abbattersi un licenziamento di massa dalle drammatiche dimensioni. Rischiano il posto di lavoro, infatti, ben 2000 educatrici d'infanzia iscritte nelle graduatorie comunali dal lontano 1997. Ecco cosa sta succedendo, e perché le istituzioni tacciono.
Cosa sta succedendo
A Roma sono circa 2000 le educatrici d'infanzia che oggi rischiano il loro posto di lavoro senza alcuna possibilità di essere riassunte. Una tragedia annunciata sulla quale pesa per questo, ancora di più, il silenzio delle istituzioni. La deadline del loro destino è fissata tra 150 giorni, quando scadrà l'anno l'anno di deroga che il governo italiano aveva ottenuto 12 mesi or sono per cercare di risolvere la situazione.
La sentenza della Corte Europea
Alle origini della vicenda la sentenza della Corte Europea che aveva puntato di dito, lo scorso settembre, contro l'uso reiterato in Italia di contratti a tempo determinato, fissando per gli stessi un tetto massimo di 36 mesi. La sentenza colpiva duramente, tra gli altri, proprio queste 2000 educatrici d'infanzia soggette a condizioni di lavoro "estreme" (contratti a tempo, spesso perfino giornalieri) senza nessun tipo di tutele contrattuali.
Cosa non ha fatto (ancora) il governo
Il governo, correndo ai ripari per evitare dal giorno alla notte un licenziamento di massa, è riuscito a ottenere la deroga in corso per allinearsi alla volontà della Corte Europea: un anno per trovare una soluzione, ma il tempo concesso dall'UE sta scadendo senza che abbia fatto nulla per tutelare i lavoratori coinvolti. All'inizio di febbraio, perciò, le lavoratrici si sono organizzate autonomamente, creando un 'Coordinamento contro la precarietà' al fine di  «far sentire la nostra voce sia all'amministrazione capitolina sia al Governo».
5mila donne a Roma rischiano il loro posto di lavoro
Ora, sul piede di guerra, ci sono le 2mila educatrici degli asili nido di Roma, ma il numero potrebbe salire a 5mila perché a rischiare il posto di lavoro sono anche le insegnanti delle scuole materne per le stesse identiche ragioni. Si tratta di lavoratrici, donne e spesso madri, che avrebbero grandi difficoltà a trovare un'altra occupazione. Un licenziamento in massa di donne, nella Capitale, che potrebbe avere effetti drammatici sulla società e sull'economia capitolina.

26/02/16

Donne e Resistenza 2^ parte: il Piemonte

Riportiamo ampi stralci della vivida testimonianza di Anna Fenoglio vedova Gaia, in cui si vede bene la miseria portata dalla guerra nelle case operaie, il lavoro femminile e minorile che sostituisce gli uomini richiamati al fronte, rappresentando, spesso, l’unico salario “ufficiale” della famiglia perché, poi, c’era il lavoro a nero, a domicilio, la rinuncia ad una istruzione, a vivere la stagione della fanciullezza, per capire anche cosa ha rappresentato il fascismo, in particolare per le donne PROPRIO PERCHE’ NON POSSIAMO PERMETTERE CHE IL CONTRIBUTO DELLE DONNE VENGA RIDOTTO A UN RIGO  :”Io provengo da una famiglia di operai, sono torinese. Quando è venuta la guerra del ’15-18 è stato richiamato mio papà e i miei fratelli a soldato; ne avevo tre, uno più piccolo, ma due erano al fronte e io ero l’unica che poteva dare un aiuto alla famiglia, avevo undici anni: Allora mia mamma mi ha messo a lavorare in una filatura da Tollegno al Regio Parco.
Avevo fatto la sesta e ho dovuto smettere la scuola per poter andare a  lavorare.
In filatura sono entrata bambina con undici anni, ma ho fatto l’apprendista e poi mi hanno messo nei telai…..Era un lavoro pesante, per il movimento che dovevamo far fare ai telai e perché poi c’era la polvere…Andavo da sola……Per forza bisognava andare da soli a lavorare, perché…la mamma non poteva accompagnarmi
Per mangiare, dato che c’era la tessera perché c’era la guerra, allora si andava con quel pezzo di pane che ci restava dalla tessera a testa, perché mancava il burro, mancava l’olio, mancava tutto…
Lì ho cominciato a capire che cosa era lo sfruttamento….In quell’epoca lì si prendeva poco stipendio….
Io ho lavorato alla manifattura di Tollegno fino a dopo l’occupazione delle fabbriche; a quindici anni mi hanno messo nella Commissione interna…E’ capitato che mio padre e i miei fratelli che erano più vecchi di me erano iscritti al partito socialista….
Poi mi è morto un fratello sul fronte e allora mio padre lo hanno mandato a casa con l’esonero; portava la fascia…Poi nel ’17 viene la rivolta contro la guerra.
Allora c’era il sindacato del partito socialista e eravamo tutti organizzati e dichiarano uno sciopero generale….Davanti alla fabbrica c’era una cooperativa e alla mattina alle sei arrivava il camion con il pane nelle ceste. Una mattina non ci hanno più potuto fermare, tutti sono saliti su quel camion a prendere il pane…
E poi tutti in corteo si doveva andare alla Camera del lavoro. Perché lì a Regio Parco c’era la fabbrica delle tabacchine, poi c’era un’altra filatura che si chiamava Gianotti e poi c’era la filatura Tollegno..c’era diverse fabbriche. Ci siamo uniti tutti insieme per andare alla Camera del lavoro in corteo. Quando siamo stati in corso Palermo, alla barriera di Milano, dove c’è la chiesa della Pace, noi si gridava tutti in coro:-Abbasso la guerra, non vogliamo più la guerra, dateci pane, abbiamo fame! -..tutte quelle cose lì.
Allora il parroco dal campanile si mette a gridare: - Viva la guerra!
Allora non si è più visto niente; sono andati sotto nelle cantine del parroco e lì hanno trovato tutto il ben di Dio…si è preso tutta quella roba e si è portato tutto in mezzo alla strada. Le donne..sono venute lì con dei sacchetti; una ha preso la farina, l’altra ha preso il pane….
Però mentre si faceva quel lavoro lì è arrivata la cavalleria e le guardie regie e si sono messe a sparare e ci sono stati dei morti.
E allora si sono fatte le barricate per le strade…..Solo che dopo abbiamo dovuto arrenderci perché se no ci ammazzavano tutti…..Il giorno dopo le barricate non sono più state fatte..Poi abbiamo ripreso a lavorare.
Quando è finita la guerra del ’18 siamo andati avanti a lavorare, ma certo c’era miseria; arrivavano a casa i soldati, chi ferito, chi..Mi è arrivato solo un fratello….Mio padre gli ha girato un pò il cervello tra quella disgrazia e tra tutte le punture che gli avevano fatto da soldato…
Dopo è venuta un’ altra..si doveva organizzare l’occupazione delle fabbriche. Io ero sempre nella filatura a Tollegno, perché ero ancora da sposare. Ero del comitato di coordinamento delle commissioni interne alla Camera del lavoro; ci siamo organizzati bene e abbiamo tenuto le fabbriche occupate per più di quindici giorni. Avevamo le guardie rosse sul muretto..sul tetto … lì a Regio Parco..non c’erano case, c’era tutti prati, campi dove seminavano il grano. Io con diverse donne dovevo passare tutto in mezzo a quei campi lì. Si andava alla Grandi motori, alla Fiat, a prendere le armi e le munizioni per portarle alle guardie rosse nella nostra fabbrica…perché se non si rifornivano di roba potevano anche darci l’assalto. Perché dal ’20 cominciava già ad esserci qualche squadraccia fascista; non erano tanto in vista, però cominciavano già ad esserci….Ci eravamo fatte delle borse lunghe..e ce le legavamo sotto alle vesti..e si metteva le munizioni dentro.. si passava dove c’era le guardie regie..
Però dopo quindici giorni il sindacato socialista ha tradito un po’ e allora abbiamo dovuto lasciare le fabbriche. Prima ci hanno scaldati…E così abbiamo dovuto lasciare le fabbriche e sono entrati i padroni.
Dopo due giorni il padrone licenzia tutta la commissione interna e io sono stata licenziata.
Combinazione mi sono sposata nel ’20, una settimana dopo l’occupazione delle fabbriche. Mi sono sposata e sono rimasta senza lavoro. Mio marito, che era anche lui della Commissione interna delle Ferriere Fiat della barriera di Milano…è stato licenziato anche lui. Così abbiamo subito nove anni di disoccupazione tra me e mio marito…Ci siamo sposati lo stesso…tanto bambini non ce n’era.
..andavo a prendere delle calze per rimagliarle, rifinirle..Facevo lavoro a domicilio, però ci davano poco e non si poteva andare avanti.
Nel ’22 viene su il fascismo e io e mio marito abbiamo dovuto subire le conseguenze…Noi dalla scissione di Livorno nel 1921 dal partito socialista siamo passati al partito comunista. E quelli della squadraccia fascista della barriera di Milano lo sapevano….Fin che mio marito un giorno lo hanno aspettato e gli hanno dato una manganellata in testa e gliel’hanno spaccata la testa…..E prendono mio padre che veniva una sera a casa da lavorare e gli hanno dato due litri di olio e lo hanno buttato dentro una buca di calce…Mio padre gli è venuto male al cuore…
Io ero alla Casa del popolo alla barriera di Milano..ero del direttivo giovani e mio marito anche, e c’era anche Montagnana; veniva Negarville, veniva Longo Giuseppe, erano tutti dirigenti giovanili. E allora, ricordo, che una sera eravamo in riunione, arriva una squadraccia di fascisti e hanno dato fuoco.
Noi eravamo dentro e non si poteva più uscire, perché se si usciva c’erano lorro fuori che ci ammazzavano..poi non si poteva uscire perché sotto bruciava già. E allora siamo saliti all’ultimo piano nelle soffitte e siamo passati sul tetto dell’altra casa e siamo scappati.
Mi ricordo le “stragi di dicembre”…..Gennaro Gramsci..Arturo Gozzi..li hanno bastonati fuori, mentre andavano via…..Il corpo di Pietro Ferrero è stato rinvenuto tutto pieno di contusioni e con il cranio sfracellato..Alla mattina abbiamo saputo  tutto questo; allora abbiamo perfino fatto una fermata, solo di cinque minuti, perché non si poteva fare di più e cci andava di mezzo altri compagni…Il coro lo hanno messo in Corso Vittorio Emanuele a poche centinaia di etri dalla Camera del lavoro. Lo avevano preso, legato ad un camion e fatto girare in mezzo alla notte…Quasi tutte le vittime della strage di dicembre sono state sequestrate nelle loro case…
E poi è venuto che io nel ’32 ho fatto domanda e sono entrata alla Fiat…Sono entrata a lavorare in fonderia e poi ogni tanto mi mandavano a chiamare in ufficio e mi dicevano: Ma questa tessera quando la fa?...Ero alla Lingotto..Poi quando hanno fatto la Fiat Mirafiori nuova l’hanno portata a Mirafiori..Quando l’hanno inaugurata tutti i capisquadra, i capireparto erano in divisa nera, divisa da fascisti, anche tra le donne c’era una gran parte che aveva la divisa da donna fascista. Invece noi eravamo un bel gruppo di donne che non avevamo nessuna divisa perché eravamo già tutti uniti, tutti d’accordo. Mussolini è arrivato a inaugurare la Fiat Mirafiori e gli hanno fatto un incudine..col martello..Arriva Mussolini…gli hanno fatto il saluto e noi niente…I suoi si mettono a cantare Giovinezza e noi…”Vento portami via con te”….Mussolini inizia il suo discorso e dice:…..Ricordate operai il discorso fatto nel 1935..?- e il nostro gruppo tutti insieme:-NOOOOO!
Allora lui arrabbiato non è più andato avanti…
Dal ’42 al ’43 eravamo già in collegamento col partito, perché si cominciava ad organizzarsi nelle fabbriche; prima non si poteva….nelle fabbriche non si poteva perché era  troppa la reazione fascista. Avevamo i capiofficina e i capireparti che erano fascisti. Non si poteva muovere e fare propaganda. Però dal ’42…si iscriveva già i compagni al partito ..però si iscrivevano non con nome e cognome, ma con numeri. E allora lì abbiamo cominciato un’altra bella battaglia perché si doveva nascondere sempre tutto..E allora..abbiamo formato una cellula. Si cominciava ad organizzarci sfruttando il malumore che c’era per i cottimi individuali, per i tempi che erano bassi, per tutto. E allora lì noi avevamo formato un comitato di agitazione.
E ci trovavamo, quando avevamo qualche cosa da discutere dentro alla fabbrica, sotto nel rifugio; c’era sempre un compagno o una compagna che guardava che non venisse nessuno.
Già, in tutte le officine c’era il suo comitato di agitazione e avevamo il collegamento…
Nel ’42, siccome avevamo lo stipendio piccolo…abbiamo organizzato, noi donne specialmente, una manifestazione di tutte le officine.
Tutte donne e siamo andate davanti alla palazzina a reclamare che ci aumentassero lo stipendio e l’anticipo alla settimana, così non si poteva più andare avanti, e abbiamo gridato. I compagni, un pochi, sono venuti anche loro, dopo di noi.
I capiofficina dicevano: - ma siete matti? Andate là e c’è i fascisti..vi prendono la fotografia e poi dopo vi mandano via, restate senza lavoro – e tutte quelle paure.
E noi invece niente, noi siamo andate e abbiamo reclamato.


E là c’era Genero e Valletta e allora sono venuti e hanno detto: - Ma sì, state brave, vediamo di aggiustarvi, vediamo – e ad ogni modo ci hanno aumentato qualche cosa.
Però hanno già prenotati quelli che hanno parlato e io ero sempre in prima fila…
E poi si preparava lo sciopero del ’43: contro la guerra, per i prezzi, per i cottimi individuali, contro le dodici ore, perché mancava tutto, perché eravamo stufi e ne avevamo a basta.
Prima dello sciopero il capofficina mi manda a chiamare in ufficio e mi dice:-Ma come si spiega Fenoglio, che la sua produzione non va più avanti?
Io gli ho detto:- Ma cosa vuole, per chi lavoriamo? Lei deve capire non abbiamo più l’interesse a lavorare tanto ci viene i tedeschi e ci portano via tutto.



24/02/16

Alle lavoratrici immigrate, alle lavoratrici delle cooperative, dall'8 marzo sciopero delle donne!

ALLE LAVORATRICI DELLE COOPERATIVE
ALLE LAVORATRICI IMMIGRATE
AGLI ORGANISMI DI BASE SINDACALI

Le vostre lotte coraggiose mostrano non solo la doppia oppressione che devono subire le donne, ma spesso la triplice oppressione, come lavoratrici, come donne, come immigrate. Ma nello stesso tempo mostrano che la lotta delle donne è a 360°.

Nel novembre 2013, solo in poche realtà parteciparono allo sciopero delle donne lavoratrici immigrate. Oggi invece soprattutto nelle realtà del nord siete voi che state portando avanti le iniziative di lotta più esemplari della condizione da moderno medioevo in cui ci cacciano padroni, governo, ecc.

Per questo oggi, in questo secondo sciopero delle donne, vi chiediamo di essere in tante! Portando la ricchezza delle vostre lotte, unendole a quella di tutte le altre donne, operaie, precarie, braccianti, ecc.

In allegato vi mandiamo la bozza di appello per lo sciopero delle donne nell'8 marzo e una proposta di piattaforma, su cui vorremmo un vostro contributo anche sui punti della piattaforma.

(Lo sciopero delle donne dell'8 marzo è stato già indetto a livello nazionale, sia per i settori pubblici che privati).

Un forte saluto!

Lavoratrici Slai cobas per il sindacato di classe
Movimento femminista proletario rivoluzionario

23/02/16

India: lo Stato contro le donne, scatena la repressione con la polizia che violenta, distrugge case e uccide in nome della guerra ai maoisti

dal blog proletari comunisti

Riportiamo uno dei tanti casi che vede protagoniste molte organizzazioni di donne che si oppongono a questa barbarie

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Hyderabad: protesta lampo contro l’attacco a Soni Sori e la repressione in Bastar
Pubblicato da icspwi 22 febbraio 2016

Soni-Sury-demoHyderabad,
21 febbraio (Maxim News): ...la gente spontaneamente si è riunita per protestare contro l'attacco contro l’attivista adivasi Soni Sori, nonché per condannare gli stupri di donne adivasi e i falsi scontri contro cui Soni Sori protesta senza sosta, qui domenica a Tankbund.
Erano presenti i rappresentanti di “Donne contro la violenza sessuale e la repressione di Stato”, Sandhya della “Organizzazione progressista delle donne”, le attiviste femministe Sajaya e Vanaja, i Prof. Laxman, Suresh, Raju e Narayana del “Comitato per le libertà civili”, i Prof. Padmaja Shaw, Prof. Harjinder Singh (Laltu ), Prof. KY Ratnam, Prof. G. Vijay della Rete degli Insegnanti Democratici”, e numerosi docenti e studenti delle Università di Hyderabad e EFLU per Soni Sori, leader adivasi locale e coordinatrice Aam Aadmi per la Divisione del Partito del Bastar, che è stata attaccata da tre sicari mentre tornava a casa il 20 febbraio a Geedam alle 11 di sera.


Soni Sori ha comunicato che gli aggressori le hanno lanciato una sostanza chimica sul viso e l'hanno minacciata dicendo "smettila di lamentarti contro l’Ispettore Generale, smettila di sollevare la questione di Mardum. Se non si comporti bene, lo faremo pure a tua figlia". È stata anche messa in guardia rispetto al tentativo di presentare di nuovo una denuncia contro l'IG della polizia.
L'attacco a Soni Sori fa parte di una più ampia campagna di violenza di Stato in Bastar; sotto l'apparenza di operazioni anti-Naxalite, le forze di sicurezza commettono stupri e saccheggi. Squadre di donne attiviste hanno documentato tre casi di violenza sessuale di massa negli ultimi tre mesi, quando le forze di sicurezza sono entrate nei villaggi di Sukma e Bijapur- spogliando donne, facendo stupri di gruppo, saccheggiando le loro scorte di cibo, e distruggendo le loro case e granai. Il numero di "scontri" è in aumento, le persone stanno "scomparendo" dai villaggi, solo per riapparire nella lista dei naxaliti "arresi" o "arrestati" diversi giorni più tardi come riportano le rassegne stampa e le testimonianze. La polizia e l'amministrazione locale, parlano con una voce sola di "ripulire" la zona entro un anno.

Più di recente, Soni ha tentato di presentare una denuncia contro l’IG (Bastar) SRP Kalluri per aver istigato la gente a boicottarla e farle male fisicamente. Aveva anche sollevato la questione del falso scontro di Hidme in Thana Mardum nel distretto di Bastar. Soni aveva organizzato una conferenza stampa a Raipur con gli abitanti del villaggio e stava cercando di presentare una denuncia per quanto riguarda il caso. Mentre la polizia sostiene che Hidma era un alto esponente Naxalita ("1 lakh ka inami naxali") ucciso dopo un feroce scontro nella giungla, gli abitanti del villaggio sostengono che Hidma era un semplice abitante del villaggio, prelevato dalla polizia durante la notte da casa sua. La moglie e la figlia maggiore sono testimoni oculari e la moglie ricorda il nome del poliziotto che era venuto a casa.

Soni ha lavorato con i compagni adivasi nel rispondere alle violazioni dei diritti umani da parte delle autorità statali sotto forma di arresti casuali e detenzioni illegali, falsi scontri, aggressioni a donne ecc. Ma raduni e incontri popolari sono stati fermati, gli abitanti non sono stati autorizzati a registrare denunce e minacce regolarmente sono state fatte contro Soni Sori. In un recente incidente, la Nagar Panchayat di Geedam ha raggiunto la casa di Soni e l’ha interrogata per quanto riguarda il titolo di proprietà della sua casa e, indirettamente, ha minacciato di buttarla giù con una invasione. Una decina di giorni prima, parchas (frutti che significano disprezzo) sono stati gettati nella sua casa chiamandola “prostituta” e maoista. È stata messa in guardia dall’entrare a Bijapur, dove ha avuto luogo un'ondata di violenza sessuale da parte delle forze di sicurezza.

L'attacco e le minacce a Soni hanno avuto luogo mentre al contempo si perseguitavano altri giornalisti donne, avvocati e difensori dei diritti umani nel Chhattisgarh.
Questi includono, Malini Subramanium, una giornalista indipendente, che ha prodotto relazioni su ciò che succede nel Chhattisgarh tra cui la chiusura di scuole, donne e bambini, la violenza brutale da parte delle forze di sicurezza contro gli adivasi, finti scontri e rese nel Bastar. La lavoratrice domestica nella casa di Malini è stata chiamata e trattenuta nella stazione di polizia fino a tarda notte per terrorizzarla spingendola a dire che la giornalista era una Naxalita. La sua padrona di casa è stata ugualmente minacciata dalla polizia che le ha chiesto di lasciare la casa. Malini, temendo per la sicurezza di coloro che hanno sempre vissuto con lei, ha lasciato Jagdalpur il 19 febbraio.

http://indtoday.com/human-rights-defenders-under-police-attack-in-chhattisgarh-indtoday-com/