24/10/15

Inchiesta sulle condizioni di lavoro alla Sata di Melfi

Nell'ambito dell'iniziativa che stiamo preparando alla Fca/Sata di Melfi, all'interno del lavoro per un nuovo sciopero delle donne che abbia al centro le operaie e le lavoratrici più sfruttate e discriminate, pubblichiamo stralci di una utile inchiesta fatta all'inizio dell'estate dalla Fiom Basilicata sulle attuali condizioni di lavoro degli operai e operaie di Melfi.

Con contatti diretti con alcune operaie della Sata, stiamo ulteriormente approfondendo cosa comportano per le donne queste condizioni.


MFPR


Dall’indagine promossa dalla FIOM CGIL Basilicata sulle condizioni di lavoro e i rischi per la sicurezza all’interno delle singole UTE dello stabilimento FCA SATA.

1. Gli investimenti alla SATA di Melfi e gli attuali livelli produttivi e occupazionali
A circa un anno dall’avvio della produzione della JEEP Renegade, cui ha fatto seguito all’inizio di quest’anno (febbraio) quella della 500X, nello stabilimento sono state prodotte alla fine di giugno poco più di 100 mila Renegade e circa 70 mila 500X. L’attuale produzione per turno è sulla nuova linea di 400 vetture (1.200 per giorno), ma l’obiettivo dell’azienda è di arrivare a 450.
Per questa linea ricordiamo che i turni di lavoro sono 20, considerato che la domenica mattina si
svolgono attività di manutenzione (ma in alcuni casi si sono verificati anche attività di recupero produzione). Rispetto al mix produttivo attualmente la produzione è per metà di JEEP Renegade e per metà di 500X.
Sull’altra linea del Montaggio dove è ancora in produzione la Grande Punto, la produzione è di 360 vetture giornaliere su 2 turni (turni che nel complesso per questa linea sono 12). Dal primo settembre è cessata la produzione delle Grandi Punto con motore diesel euro 5, in attesa che nello stabilimento polacco di FCA entri a regime la produzione dell’euro 6. È ipotizzabile, tuttavia, che nei prossimi mesi l’azienda se la produzione della punto diminuisce possa accorpare le 2 squadre su una sola. I lavoratori non più utilizzati su questa linea finirebbero in questo modo per essere impiegati sulla linea della Jeep e della 500X.

Attualmente secondo nostre stime gli addetti dello stabilimento dovrebbero essere circa 8 mila, considerati i 7.400 a libro paga della SATA1 e i 400 trasfertisti di Cassino e Pomigliano, cui vanno aggiunti i circa 250 addetti assunti più di recente con contratto di somministrazione, considerato che l’impresa potrebbe rivedere la previsione di assunzione di altri 250 addetti entro l’anno, soprattutto
se si dovesse verificare una riduzione del fabbisogno sulla linea della 1.
Questo numero comprende i 1.427 addetti entrati inizialmente con un contratto di somministrazione e poi rinnovati alla fine di luglio di quest’anno attraverso la nuova riformulazione del contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti per cui non si applicano le tutele per i licenziamenti di natura economica ancora validi per il resto dei dipendenti. Nello stesso modo non sono stati rinnovati 73 rapporti di lavoro sui 1.500 complessivi della prima tornata di nuove assunzioni.

2. Metodologia e obiettivi dell’indagine
Tra maggio e giugno di quest’anno i delegati Fiom della FCA SATA di Melfi hanno distribuito e successivamente raccolto nelle diverse UTE delle schede per la rilevazione dei principali rischi sulla sicurezza del lavoro.
Le schede sono state distribuite a singoli lavoratori per avere un quadro illustrativo per UTE e Unità Operativa (Stampaggio, Lastratura, Verniciatura e Montaggio). Nel complesso sono state raccolte alla fine della rilevazione circa 80 schede.
Contemporaneamente sono state realizzate circa 20 interviste in profondità con delegati e iscritti della Fiom al fine di indagare più nel dettaglio alcune delle problematicità emerse nel corso della
rilevazione.

3. Primi risultati dell’indagine
Nonostante gli investimenti realizzati in occasione della messa in produzione della JEEP Renegade e della 500X... gli investimenti sulla nuova linea si sono concentrati principalmente su impianti e macchinari e meno sulle condizioni di lavoro. Gli stessi interventi che sono stati promossi dall’azienda, in occasione del fermo produttivo per la pausa estiva di quest’anno, sono stati alquanto marginali e non in grado di superare le problematicità che abbiamo raccolto nel corso dell’indagine.

Le principali criticità che emergono dall’indagine, al di là dell’insostenibilità della prestazione di lavoro nel suo complesso per quanto attiene al nuovo regime di turnazione (nel passaggio da 15 a
20 turni) sono risultate le seguenti (una loro illustrazione per Unità Operativa e per turno è contenuta nella tabella 1 – che pubblicheremo in seguito - ndr):

a) l’incremento della velocità delle linee ha frazionato maggiormente i tempi e aumentato la ripetitività delle mansioni (in prevalenza quelle del Montaggio) con il rischio di una maggiore
probabilità del verificarsi di danni muscolo-scheletrici come epicondilite, tunnel carpale e cuffia rotatoria;
b) il layout della nuova linea evidenzia in alcuni casi una eccessiva concentrazione degli addetti su alcuni tratti, in particolare nelle prime UTE del Montaggio e alla Meccanica, dove si
hanno difficoltà nello svolgimento del lavoro in spazi molto ridotti;
c) insufficienza dei sistemi di abbattimento dei fumi e di areazione in LASTRATURA e nella UTE FINAL del MONTAGGIO;
d) alcuni investimenti realizzati dall’azienda, migliorativi delle condizioni di lavoro, appaiono ad oggi sacrificati per gli obiettivi di produzione (superamento dei vincoli tecnici UTE TRIM 1 e 2 del Montaggio; mancato utilizzo partner, servo-mezzi e altri strumenti di supporto);
d) si è verificato un aumento delle saturazioni su molte postazioni del Montaggio, a causa dell’ERGO-UAS e dell’organizzazione della produzione, anche perché il MONTAGGIO non riesce a stare sempre dietro alla produzione della LASTRATURA e della VERNICIATURA;
e) la modifica del regime di TURNAZIONE risulta avere conseguenze particolarmente pesanti in relazione ai turni del sabato sera e della domenica pomeriggio; di fatto ogni lavoratore nell’arco del mese vede interessata la domenica per effetto dei turni che terminano con il sabato sera o la domenica sera, senza considerare il turno pomeridiano della domenica;
f) i giorni di riposo si collocano soprattutto nell’arco della settimana con il risultato di azzerare i momenti di socialità e quelli dedicati alla famiglia nel fine settimana, un sacrificio particolarmente gravoso per le lavoratrici.

Nessun commento: