21/03/15

Produci, consuma, crepa...

...ma in tempi di crisi è produci, crepa e basta. E' lavorare fino alla morte e per quelle che un lavoro non ce l'hanno è crepare e basta , senza lamentarsi.
Puntuale come la morte è infatti arrivato l'"adeguamento" dell'età pensionabile alle "aspettative di vita" come previsto dalla legge Fornero e senza alcuna seria distinzione per i "lavori usuranti":
 

Dal primo gennaio del prossimo anno si potrà lasciare il lavoro (per chi ce l'ha) solo a 66 anni e sette mesi nel caso degli uomini e delle donne del settore pubblico. Per le donne impegnate nel settore privato sarà sufficiente un anno in meno, ma dal 2018 raggiungeranno l'"agognata parità" con tutti gli altri: 66 e 7 mesi. Vengono contestualmente innalzati anche i limiti relativi agli anni di carriera necessari per poter accedere alla pensione di anzianità. La pensione anticipata dal 2016 rispetto all'età di vecchiaia si potrà percepire con 42 anni e 10 mesi se uomini e 41 anni e 10 mesi se donne.
 

Scrivevamo nell'opuscolo S/catenate:

"Un altro pesantissimo attacco alla condizione delle donne è venuto con la riforma delle pensioni. Una provocazione! Mentre tante non trovano lavoro, o fanno solo lavori a termine, precari, o vengono cacciate dal lavoro, il governo ha allungato l’età pensionabile. Dietro le ipocrite dichiarazioni sulla “parità”, c'è solo la realtà vera di un taglio rilevante alla spesa pensionistica, un vero e proprio furto sulle spalle delle donne, non solo in termini di allungamento degli anni per il pagamento delle pensioni, ma soprattutto di risparmio secco perchè con l’aumento degli anni per la pensione la maggior parte delle donne non arriverà mai alla pensione, dato che sempre più la maggioranza delle donne o per lavori precari o perchè vengono per prime licenziate non arriva neanche ai 60 anni, figurarsi ai 65. Quale padrone si terrà una lavoratrice fino a 65 anni, piuttosto che una giovane precaria da pagare meno, più ricattata e più “efficiente”?

Per le donne ogni attacco alle condizioni di lavoro e di vita significa più oppressione, più subordinazione, più attacchi ideologici, più legittimazione di un clima generale da moderno medioevo - vera fonte delle violenze sessuali; ogni attacco aumenta la condizione di oppressione familiare, in una famiglia che diventa sempre più sia il più grande “ammortizzatore sociale” per il sistema capitalista soprattutto nella fase di crisi, ma anche strumento di controllo, normatività. Ogni peggioramento della condizione delle donne, quindi, non è solo materiale ma anche ideologico, mira a riaffermare costantemente la posizione di "debolezza" e subalternità delle donne in questa società capitalista."



Proseguire l'8 marzo

Per lo sciopero generale dal basso contro il governo Renzi, contro il Jobs Act, la "buona scuola", il vergognoso "piano casa" di Lupi e tutti gli odiosi provvedimenti sessisti e antiproletari di questo governo, che colpiscono doppiamente la maggioranza di noi donne e sono un insulto alla nostra dignità (come la vergognosa elemosina di stampo fascista del Bonus Bebè)


  • Perchè la lotta femminista non è interclassista
  • Perchè le donne proletarie hanno doppie ragioni, di classe e di genere, per combattere questo sistema in ogni ambito!
  • Perchè le donne di Kobane, le donne in prima fila nella guerra popolare in India e tutte le donne proletarie del mondo che si ribellano, ci ricordano che non c'è liberazione della donna senza rivoluzione e non c'è rivoluzione senza liberazione della donna
  • Perchè noi donne abbiamo una marcia in più e lo abbiamo dimostrato con lo sciopero delle donne del 25 novembre 2013

Abbiamo dimostrato quanto possiamo essere forti, unite, decisive per fare dello sciopero una rivolta sociale che metta in discussione tutti gli aspetti odiosi di questo sistema perchè “TUTTA LA NOSTRA VITA DEVE CAMBIARE”

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