02/09/13

La loro morale è schifosa

Da una prostituta anarchica italiana:

Sono una prostituta. Il mio nome da sex worker è Carmela e lavoro di notte nella periferia di una città italiana. Sono venuta in contatto con le idee anarchiche per caso e per amore, e così, per la prima volta, ho ascoltato una vecchia canzone anarchica che diceva: “Le prostitute che muoiono di tifo in ospedale, queste sono le nostre figlie.” Durante il giorno la società ci condanna, ma di notte vengono a cercarci. In questa età moderna e avanzata non ci vengono a cercare solo gli uomini, ma da molto tempo è diventata di moda la “tripletta”. Così ora durante le serate siamo invidiate dalle donne che vorrebbero apprendere alcune nozioni della nostra arte amatoria, per scopare meglio i loro capi e avanzare nella carriera.
Lo Stato pappone mostra il suo volto ipocrita e democratico e soppesa la decisione di concedere al mio “settore lavorativo” il diritto al proprio sfruttamento: pagare le tasse, “integrarci” nella società è la parola magica e, disgraziatamente, molte delle mie colleghe lo stanno letteralmente mendicando.
Ma da tempo mi sono appropriata dei miei diritti e della vita come la voglio, senza chiedere il permesso a nessuno. Essere un membro in più? Già mi basta con i membri che vedo tutto il giorno. Per me, la società, si basa su un enorme prostituzione: uomini e donne che ogni giorno, al tempo stesso, vanno al loro posto di lavoro, con la stessa infelicità, con la stessa sorte, che si prostituiscono da soli o in gruppo (spirito di squadra!) affinché tutta questa merda continui ad esistere. Piccoli dipendenti o yuppies, tutti i/le cittadin@ “per bene” hanno qualcosa in comune: essi disprezzano le puttane immorali come me, che lavorano per scelta o per necessità di denaro. Ma chi non va a lavorare per il bisogno di soldi?
Sicuramente, il mondo della notte, anche se gli piace sembrare così attraente, ha i suoi aspetti negativi. Non smette di essere un riflesso della loro violenza che, ipocritamente, nascondono durante il giorno dietro una cultura moralistica. I nostri clienti non sono altri che il tuo capo, il tuo collega di lavoro, i vostri conoscenti, vicini di casa e sempre più, le loro mogli e fidanzate.
Ma ciò che più mi disturba, di più di questa società ignorante, invidiosa e ipocrita, sono queste discussioni psicologiche, che in parte si svolgono in “scene” di sinistra o femminista. Lì ci si tratta come le “povere”prostitute, picchiate dai loro sfruttatori e violentate dai loro clienti malvagi e perversi (sulle clienti donne sembra che si taccia consapevolmente, o si disconosce per ignoranza la loro esistenza).
Spesso mi chiedo da dove tireranno fuori queste persone i propri convincimenti, dal momento che nessuno di quest@ compagn@ di classe o colleghi ha mai goduto di una serata con me o perlomeno mi ha mai chiesto perché preferisco lavorare in piedi per la strada invece che seduta in un ufficio.
Per me questo invalida le affermazioni di chi dice di lottare per la libertà e la rivoluzione, perché non mi riconosce come individuo il diritto e la capacità di prendere le mie decisioni, e mi immagina come una stupida, debole e degna solo di compassione. La prostituzione minorile è qualcosa di penoso, giacché un bambino non può decidere cosa fare e cosa no. Ma perché nessuno parla dei bambini che vengono rimbecilliti ogni giorno nelle scuole e negli asili nido affinché, una volta maggiorenni, diventino allegri consumatori ed efficienti prostitute nel sistema produttivo per lo Stato pappone? Perché nessuno parla dei bambini che vengono al mondo nelle (democratiche) carceri in cui sono rinchiuse le loro madri? Non vale la pena parlarne? Già, forse, molti di questi super-rivoluzionari a parole, non hanno idea che molti bambini trascorrono i loro primi anni di vita in prigione, e dopo, da un giorno all’altro, vengono strappati dall’affetto delle loro madri, e tutto nel nome di alcune attenzioni che chiunque di noi respingerebbe.
Inoltre, esiste una grande differenza: noi puttane apriamo le gambe e permettiamo a un membro di questa società di faccia quello che noi vogliamo, e niente di più. Una società che grazie al suo lavoro salariato rende possibile un sistema che tormenta e uccide le persone e gli animali, che con il denaro delle sue imposte finanzia le guerre che distruggono l’ambiente e il bene, tutto ciò che voi già dovreste sapere meglio di me, che non sono nulla di più di una stupida immatura e inutile puttana. E la morale o moralità di questa storia non esiste, giacché la sua morale è schifosa. Vaffanculo la morale!

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A Carmela tutta la nostra solidarietà. Contro la raccolta di firme per le case chiuse: facciamo saltare i banchetti!

Sempre per Carmela pubblichiamo a seguire una lettera della Dott.ssa Antonella Lucia Faiella da Taranto

Per la falsa sinistra rivoluzionaria invece è forse utile riportare più giù un testo di Karl Marx, tratto da "Salario, prezzo e profitto" (pp. 112-113) su "Lotta per il salario e abolizione del lavoro salariato"

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Brava Carmela in quel che scrivi c'è l'amaro nel cuore e la delusione verso questo schifo di società ipocrita e noi sex worker lo sappiamo bene basta vedere ultimo lo schifo al Festival del Cinema dove prostitute e prostituti lo hanno sporcato nella sua immagine con film porno con "attrici" applaudite da tutti che poi si fanno comprare macchine, case e si fanno super mantenere e sistemare in televisione e cinema e basta osservare con che facilità mostrano i loro corpi nudi, un vero schifo indecente mentre la prostituta che veste anche "normalmente" per strada e rischia aggressioni, malavita, malattie stanto sotto le intemperie non tutelata da nessuno viene colpevolizzata da tante merde e specie dalle femmine "per bene" che le indicano come immonde ma è solo la loro invidia che esplode, prostitute che ingiustamente sbirri sozzoni oltraggiano sicuri di essere intoccabili perchè se si risponde o si rifiutano le loro richieste di porcate si inventano la "resistenza a pubblico ufficiale" o la "aggressione a pubblico ufficiale" o le ingiurie e vilipendio alle forze dell'ordine e ti portano pure dentro dove attuano le loro porcate, quante nigeriane sono state prese a pugni nello stomaca da questi porci,hanno ostato anche farlo con me ma gli ho fatto sempre il culo a scarcella si dice dalle parti mie ora hanno il terrore solo che li punto negli occhi si dice "non accarezzare la tigre che dorme" e la tigre siberiana rugisce ancora . Brava Carmela ammiro e condivido in pieno il tuo sfogo ma ci sarebbe tantissimo altro da scrivere ma non vale la pena.
Dott.ssa Antonella Lucia Faiella da Taranto orgogliosamente Donna Transessuale.


Lotta per il salario e abolizione del lavoro salariato
"Credo di aver dimostrato che le lotte della classe operaia per il livello dei salari sono fenomeni inseparabili da tutto il sistema del salario, che in 99 casi su 100 i suoi sforzi per l'aumento dei salari non sono che tentativi per mantenere integro il valore dato del lavoro, e che la necessità di contrattare con il capitalista per il prezzo del lavoro dipende dalla sua condizione, dal fatto che essa è costretta a difendersi come merce. Se la classe operaia cedesse per viltà nel suo conflitto quotidiano con il capitale, si priverebbe essa stessa della capacità di intraprendere un qualsiasi movimento più grande.
"Nello stesso tempo la classe operaia, indipendentemente dalla servitù generale che è legata al sistema del lavoro salariato, non deve esagerare a se stessa il risultato finale di questa lotta quotidiana. Non deve dimenticare che essa lotta contro gli effetti, ma non contro le cause di questi effetti; che essa può soltanto frenare il movimento discendente, ma non mutarne la direzione: che essa applica soltanto dei palliativi, ma non cura la malattia. Perciò essa non deve lasciarsi assorbire esclusivamente da questa inevitabile guerriglia, che scaturisce incessantemente dagli attacchi continui del capitale dai mutamenti del mercato. Essa deve comprendere che il sistema attuale, con tutte le miserie che accumula sulla classe operaia, genera nello stesso tempo le condizioni materiali e le forme sociali necessarie per una costruzione economica della società. Invece della parola d'ordine conservatrice: "Un equo salario per un’'equa giornata di lavoro", gli operai devono scrivere sulla loro bandiera il motto rivoluzionario: "Soppressione del sistema del lavoro salariato".

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