05/06/13

Su adesione di Lucha Y Siesta all'appello per una manifestazione nazionale contro i femminicidi


Da una lettera di Luigia di L'Aquila

Carissime compagne, care donne
Permettetemi di salutare, con particolare entusiasmo, gratitudine e solidarietà, l’adesione all’appello contro i femminicidi della casa delle donne Lucha y Siesta, minacciata di sgombero sin dall’aprile scorso, per aver sottratto all’abbandono, al degrado e alla speculazione la vecchia sottostazione del tram di proprietà dell’Atac, rendendolo un posto accogliente, vivo, sicuro, abitato da donne, in gran parte migranti, che sfuggono da situazioni di violenza ed esclusione.
Lucha y Syesta è e rappresenta un’esperienza, forse unica nel panorama italiano, di lotta autonoma delle donne contro la violenza di genere e sociale.
“L’unica sicurezza possibile sono le donne del mondo che si autorganizzano” - E’ con questa consapevolezza che le compagne di Action-A e le donne migranti hanno occupato Lucha y siesta l’8 marzo del 2008 in risposta al delirio securitario delle destre, che sfruttando l’onda emotiva della violenza omicida contro le donne, avallava leggi liberticide contro i più deboli, senza contrastare minimamente la violenza sulle donne.
Ed è con questa consapevolezza che con Concetta abbiamo lanciato l’appello “Non si può continuare a far finta di niente, non si può continuare a non fare niente…”.
In un momento in cui un governo ambiguo di "larghe intese" minaccia una task force contro un popolo di corte vedute in nome, per conto e sulla pelle delle donne diciamo NO!
Questa task force l'abbiamo già vista in azione proprio a Roma il 12 maggio, dove da un lato si permetteva a fascisti e cattolico- integralisti con Alemanno in testa di sfilare contro le donne per guadagnarsi un posto in paradiso, dall'altro si ricacciavano le donne nell'inferno del silenzio e delle 4 mura, vietando la nostra legittima manifestazione per Giorgiana Masi e contro i femminicidi.
"L'unica sicurezza sono le donne del mondo che si autorganizzano!"
 
Nessun governo, tantomeno questo, può “difendere le donne con la sua task force” come afferma Alfano, il delfino di Berlusconi, noto calpestatore della dignità delle donne.

Nessun appello al governo, come pure quello di “ferite a morte”, per la convocazione degli Stati generali contro la violenza sulle donne, può fare arretrare la guerra alle donne, senza la guerra delle donne.

Ci vuole una mobilitazione nazionale delle donne, una risposta doverosa, urgente e ineludibile. Una risposta autonoma del movimento delle donne, fuori e contro l'azione che il nuovo governo dice di voler fare.

Le donne non vogliono e non possono fidarsi e delegare al governo e allo Stato!
Uno Stato, che sempre più fa una giustizia pro-stupratori (vedi i recenti processi per gli stupri di “Marinella” a Montalto di Castro e di “Rosa” a L’Aquila, nonché la rimessa in libertà, dopo un anno, dell’assassino reo-confesso di Tiziana Olivieri, per scadenza dei termini di custodia cautelare, ecc.) e ha forze dell'ordine strutturalmente impregnate di maschilismo, fascismo e sessismo, non può difendere le donne! Un governo che continuerà ad attaccare le condizioni di vita e di lavoro della maggioranza delle donne, non può difendere dai femminicidi e dagli stupri!
Siamo noi, parte offesa e ferita a morte da questa società, che dobbiamo riprenderci la vita, con rabbia e determinazione. Siamo noi donne, unite, che dobbiamo lottare per i nostri diritti e il nostro esistere, per difenderci dagli uomini che odiano le donne!

Chiediamo a tutte le donne, alle compagne, alle democratiche, alle associazioni contro la violenza sulle donne, di aderire a questo appello per cercare di invertire la rotta vertiginosa dei femminicidi, degli stupri e della loro impunità con una mobilitazione nazionale.

Proponiamo il 6 luglio a Roma, il sabato precedente l’11 luglio, quando le istituzioni (tribunale dei minori e servizi sociali) decideranno il “percorso riabilitativo” degli stupratori sociali del branco di Montalto di Castro, che hanno violentato il corpo di Marinella e ne hanno ucciso l’anima e la speranza, simbolizzando così la “sicurezza” che questo Stato riserva alle donne.

Luigia (L'Aquila) e Concetta (Taranto)

Prime adesioni:

Comitato per i diritti civili delle prostitute di Pordenone
Compagne femministe e lesbiche di Bologna
Movimento femminista proletario rivoluzionario
Lavoratrici, disoccupate dello slai cobas per il sindacato di classe di Taranto
Precarie, lavoratrici dello slai cobas per il sindacato di classe di Palermo
L'associazione "io sò Carmela" di Napoli e Taranto
La casa delle donne occupata Lucha YSiesta (Roma)
Giuseppina Amato (Si Cobas - Milano)
compagne di Milano, Palermo, L'Aquila, Roma

per sostenere o dare la vostra adesione
Concetta: sasha1998@virgilio.it
Luigia: sommosprol@gmail.com

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