26/05/12

incontro mondiale delle famiglie 2

E' stato definito “grande evento” dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri l'incontro mondiale delle famiglie che si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno, mentre si innalza il ritmo del martellamento mass mediatico con dichiarazioni per “predisporre” al meglio l'”accoglienza”; le amministrazioni comunali di Milano ed Hinterland che fanno a gara nella ricerca di fondi per le spese da sostenere, il sindaco di Bresso si spinge sino a chiedere la deroga al Patto di stabilità; si predispone una macchina organizzativa imponente i cui costi saranno, in gran parte a carico della collettività, per l'impiego massiccio di vigili, tramvieri, in quella che si delinea come evento/ vetrina e di cui vengono messi in rilievo le possibili positive ricadute economiche per la città.

Al momento quello che è certo è solo la stima dei costi dichiarata: intorno ai 10milioni e 200 mila euro.

Al momento quello che è certo è che un'enorme area intorno al parco di Bresso, 3 interi quartieri alla periferia Nord di Milano saranno completamente bloccati per due giorni, a dispetto delle rassicurazioni e del clima “idilliaco”, tranquillizzante che, intorno a questo evento, si cerca di costruire. Un'enorme zona rossa, militarizzazione del territorio, sino a prevedere per la prima volta a Milano, l'indennizzo di ordine pubblico per i vigili.

Al momento quello che è certo che il sindaco di Milano si sente attaccato in prima persona perchè non vengono concessi i permessi per aprire, in via provvisoria, e solo per i giorni dell' “evento” la MM5: vogliono fargli fare una brutta figura.

Al momento quello che è certo è che si propongono biglietti a prezzi ridotti per i “pellegrini”, dopo aver aumentato di ben 50 centesimi il costo del biglietto.

In una città in cui il caro-affitti, dei servizi, dei prezzi in genere, rincari di tariffe, rende sempre più difficile la sopravvivenza,con stipendi falcidiati, posti di lavoro persi. Si trovano i soldi per i grandi eventi e non per la sopravvivenza di chi in questa città abita.

Ma, sopratutto per le donne non c'è nulla di idilliaco né tranquillizzante in questo evento.

“Per quanto riguarda il valore sociale, come ha ricordato l'arcivescovo Angelo Scola, «l'incontro è

straordinario perchè porta la famiglia al centro dell'attenzione ecclesiale e civile». In un momento di grande difficoltà economica «si torna ai fondamentali». La «genialità del tema, collegare la famiglia

al lavoro, al riposo e alla festa» darà anche a Milano la possibilità di mostrarsi per quello che è, una «città aperta al cambiamento, accogliente e attraente».”

L'evento di Milano e l'attivizzazione di sindaci, governo sembrano preludere a una sorta di prove generali di “collaborazione” con la CEI, come nell'indicazione di Ratzinger ai vescovi “collaborate con le istituzioni”. Dal suo messaggio all'assemblea della CEI: “. il cuore della crisi che ferisce l'Europa, che è crisi spirituale e morale...Per questo, ha detto Benedetto XVI, "Avvertiamo che la nostra situazione richiede un rinnovato impulso, che punti a ciò che è essenziale della fede e della vita cristiana". Il Papa, cioè, ritiene che per superare la crisi attuale, che "è crisi soprattutto spirituale", il nostro Paese abbia più che mai bisogno oggi di testimoni credibili.”

Da un lato Ratzinger riprende un tema a lui caro della superiorità della “cultura occidentale e cristiana”, dall'altro, si capisce bene perchè i vescovi non hanno fatto mancare la disapprovazione per il divorzio in tempi brevi, mentre il Vaticano si prepara a mettersi alla testa di un'offensiva a livello europeo per la “difesa della vita sin dal suo concepimento”.

Dall'opuscolo dell'mfpr: Ratzinger "il ritorno dell'infamia originaria”..”Le leggi, afferma la Lettera devono essere fatte in modo che le donne possano conciliare il lavoro esterno con “la loro missione” che è e resta comunque quella della famiglia........."

….”Chiesa e Stato, governo attuano una sorta di “spontanea” divisione dei ruoli: le istituzioni statali, il governo in primis fa i fatti politici; la Chiesa li accompagna o li anticipa dandone una legittimità e “dignità” di valori religiosi e morali...”

mfpr.mi1@gmail.com

movimento femminista proletario rivoluzionario – milano

mfpr.mi1@gmail.com

alla manifestazione di oggi a Brindisi le compagne Mfpr insieme alle lavoratrici Slai Cobas per il s.c.

IL NOSTRO IMPEGNO: LOTTARE CONTRO GLI ODIOSI ASSASSINI E QUESTO SISTEMA CHE LI PRODUCE

Siamo lavoratrici, precarie, disoccupate di Taranto dello Slai cobas per il sindacato di classe,
torniamo oggi qui, dopo esserci state alla prima manifestazione e al funerale di Melissa.
Dolore e rabbia sono sempre gli stessi della prima ora e condividiamo ciò che gli studenti hanno detto dal primo momento - con commozione, espressioni di amore per Melissa, ma soprattutto determinazione attraverso la loro unità e forza: “qualunque cosa farete non ci fermerete!”, “non distruggerete il nostro futuro!”...

Respingiamo nello stesso tempo l’ipocrisia e la retorica di governanti, rappresentanti istituzionali, esponenti dei partiti di questo sistema politico/istituzionale marcio, nero che uccide già senza bisogno di questo nuovo crimine, con la disoccupazione, lo sfruttamento, la precarietà, l'attacco alla democrazia e alla vita delle persone,
Respingiamo l'ipocrisia di chi esalta “la funzione della scuola”, mentre con la sua politica di tagli la affossa, che alimenta un humus antisociale che produce uomini che odiano. Nessuno può sentirsi assolto dietro false lacrime e parole.
Respingiamo l'ipocrisia di chi ora grida contro la mafia, ma intanto spesso e volentieri vi convive e ne è colluso nel parlamento, nelle istituzioni.

Gli assassini devono essere fermati e colpiti, ma è la mobilitazione autorganizzata dei giovani, delle ragazze, delle masse popolari che non si deve fermare, il fattore decisivo.


Le lavoratrici, precarie, disoccupate di Taranto SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE

Pomigliano - al fianco delle "DONNE BLU"

CON LE DONNE, OPERAIE DI POMIGLIANO!

lavoratrici, precarie, disoccupate Slai cobas per il sindacato di classe
le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

Sull'assemblea a Pomigliano di ieri:

"Rosa operaio

Da tempo non si sentiva parlare di politica, quella con la “P” maiuscola… i politici ed i sindacalisti di “professione” sono ormai distanti anni luce dalla realtà quotidiana che è “politica”, quella realtà che vivono le famiglie operaie, le famiglie di quella parte del paese offesa da leggi pensate e scritte solo contro di loro, di quella parte del paese che non vuole più subire, ma vuole ritrovare la forza di dire NO…con coraggio.
Pomigliano è storia passata, ma anche resistenza odierna…a Pomigliano esiste ancora quella cultura operaia, quel protagonismo, quella voglia di reagire che ne fa un punto di riferimento, come Arese. A Pomigliano, attorno a Pomigliano, vivono migliaia di famiglie, migliaia di attività commerciali nate e cresciute grazie al lavoro e alle lotte, cresciute non economicamente, ma insieme e coscientemente. Perché lavorare assieme sotto la catena di montaggio, lottare assieme per i propri diritti, vivere assieme le stesse difficoltà e le stesse gioie fa politica, fa coscienza…coscienza di classe.
A Pomigliano si sa cos’è e cosa rappresenta il padrone, cosa vuole e cosa accade se nessuno si ribella…lo sanno gli operai…e lo sanno soprattutto le loro donne.
Sì le donne quelle che senza tuta blu hanno il cuore blu, la testa blu, gli occhi blu…hanno cioè dentro di loro il significato del passato, le difficoltà del presente e la voglia di un futuro migliore per i loro figli.
Nell’aula sindacale dello Slai cobas di Pomigliano era tanta la gente intervenuta che molti hanno dovuto seguire l’assemblea da fuori i balconi.
Oggi i protagonisti non erano né i politici né i sindacalisti…i protagonisti, anzi le protagoniste, erano loro, quelle donne mogli degli operai della fabbrica di Pomigliano o anche mogli ed operaie allo stesso tempo, che appena pochi giorni fa scrissero a quelle di Termini Imerese nvitandole a smetterla di credere che le “preghiere” al Presidente della Repubblica o le “suppliche” al Papa siano il giusto percorso per ritrovare quella dignità che i mille e più accordi concertativi hanno lentamente tolto a chi lavora onestamente.
Dopo quell’appello, dopo quella lettera dalle donne della Basilicata, dalle mogli degli operai della Fincantieri, da quelle dei Cantieri Navali di Trapani, dalle lavoratrici e dai lavoratori precari siciliani si è alzato lo stesso urlo…la stessa voglia di ricominciare ad essere, a valere, come corpo
unico, non più “guidato” da questo o quel sindacato, da questo o quel partito politico…
“Siamo stanche di vedere la nostra famiglia soffrire…di vedere i nostri mariti sconfortati…i nostri figli senza speranze - dice Maria Molinari moglie di un operaio - i nostri uomini da soli non possono farcela…dobbiamo scendere con loro in piazza…”
“In Basilicata c’è il deserto industriale…chiuse quelle poche realtà che rimangono saremo tutti disoccupati - continua un’operaia della Parmalat - quando noi donne scendiamo in campo difendiamo i veri valori, non quelli legati ai soldi, quelli della vita, della dignità. Questa è una guerra non dichiarata contro di noi, contro i nostri figli, le nostre famiglie…ora tocca a noi entrarci”.
“Ero con i banchi nuovi, un’ organizzazione di disoccupati napoletani…ho lottato per entrare alla Fiat…la Fiat al Sud non voleva le donne…ma non abbiamo mollato…e sono entrata a lavorare - testimonia Antonietta Abate operaia Fiat - Come ho lottato per entrare così so che per mantenere il mio posto di lavoro debbo continuare a lottare…”
“Operaia e moglie di operaio…mi toccano entrambe le cose - è Anna Solimeno che lo dice - quando è arrivato Marchionne, ed eravamo tutti in cassa integrazione, vidi il filmato che la Fiat mandò, per pubblicizzare la “nuova fabbrica Italia”, sulle tv…da operaia, da moglie, da madre non potevo accettare di essere presa in giro così…scrivere mi venne di getto…e quella lettera fece il giro d’Italia…perché veniva dal cuore, quello che solo noi sappiamo cosa essere. Noi sappiamo cosa significa dignità e vediamo, sotto i nostri occhi, le cose peggiorare giorno dopo giorno. Tutta Pomigliano sta pagando le “scelte” della Fiat, chiudono negozi ed attività commerciali, l’indotto
è in crisi, noi a stento arriviamo a fine mese. Possiamo, dobbiamo lottare uniti…non abbiamo alternative se vogliamo un futuro diverso”.Rinasce a Pomigliano, dalle donne, ciò che non è mai morto…il desiderio di vivere ed essere parte concreta della creazione del proprio futuro; la forza
arriva dalle donne…quelle che hanno impressa sulla loro pelle la coscienza di cosa significhi soffrire e lottare…
“E’ solo l’inizio di un percorso…vogliamo parlare con la gente, città per città, strada per strada, anche casa per casa…dobbiamo unirci e lottare tutti assieme”…ci vediamo ad Acerra il 2 Giugno!"

22/05/12

Ciao Melissa - ieri a Mesagne


"CIAO, MELISSA IL NOSTRO IMPEGNO: LOTTARE CONTRO GLI ODIOSI ASSASSINI E QUESTO SISTEMA CHE LI PRODUCE"

Questo è stato lo striscione e il messaggio portato ieri a Mesagne dalle lavoratrici, disoccupate di Taranto dello Slai cobas per il sindacato di classe, attraverso anche un volantino, le cui copie sono state rapidamente richieste e terminate.
Ieri la gente era immensa al funerale di Melissa, non solo la piazza della cattedrale era strapiena, ma anche le strade laterali.
Ma, soprattutto, vi erano tanti giovani e tantissime ragazze, che, con i volti, i tantissimi striscioni e cartelli improvvisati, esprimevano una forte commozione, tante espressioni di amore per Melissa, ma anche la rabbia, la determinazione, attraverso l’unità e la loro forza: “qualunque cosa farete non ci fermerete!", “non distruggerete il nostro futuro!”..

A questo dolore immenso, degli amici, dei familiari di Melissa, faceva da contro altare l’ipocrisia e la retorica della presenza di Monti, dei suoi ministri, dei rappresentanti istituzionali, degli esponenti dei partiti di questo sistema politico/istituzionale marcio, nero che uccide la democrazia e la vita delle persone, che mentre esalta “la funzione della scuola”, con la sua
politica di tagli la affossa. Nessuno può sentirsi assolti dietro false lacrime e parole.

Monti dopo Mesagne doveva volare in Emilia Romagna a dire alle famiglie che piangono i loro morti per il terremoto che le case distrutte ve le pagate voi… (questa è la loro “umanità”!).

Se, come al momento sembra dalle indagini, la strage è stata fatta non dalla criminalità organizzata, essa è ancora più inquietante e figlia di questo sistema che alimenta un humus nero antisociale, oggettivamente fascista, che produce "uomini che odiano". Questo odio, come recentemente in Norvegia, contro le donne, gli immigrati, i giovani, ecc. esprime l'immagine attuale, "normale", del sistema capitalista, nella sua fase di crisi, di putrefazione, un sistema
che non ha più nulla di costruttivo ma è solo distruzione.

Gli assassini di Melissa devono essere fermati e colpiti, ma e’ la mobilitazione delle masse, dei giovani, delle ragazze che stanno sfidando con coraggio, il fattore decisivo.


MFPR - Taranto

Incontro mondiale delle famiglie: ve la facciamo noi la festa!

Dal 30 maggio al 1 giugno si terrà a Milano il VII incontro mondiale delle famiglie sul tema"*La Famiglia, il lavoro e la festa"*"L'appuntamento che il Papa ha assegnato a Milano per il 2012 e
ancor di più il tema che Egli ha scelto, "*La famiglia, il lavoro e la festa"*-ha commentato l' Arcivescovo Tettamanzi -- impegnano tutta la Chiesa di Milano ad accrescere ancora di più l'attenzione pastorale verso *lacellula fondamentale della società, *_*in questo anno in cui,
nella nostra Diocesi, giunge al suo culmine il triennio dedicato al tema della Famiglia"*_Oltre all'incontro ci sarà anche una Fiera dedicata alle diverse associazioni cattoliche, gruppi ecc."Una
vetrina dedicata alle buone pratiche, alle idee nuove, al bene inopera a favore delle famiglie."
E' l'idea di fondo della Fiera internazionale della famiglia, manifestazione in programma a Milano dal29 maggio al 2 giugno 2012 e parte integrante del VII Incontro mondiale delle famiglie che sarà concluso da Papa Benedetto XVI.Un grande evento che porterà sicuramente qualche introito per icommercianti, ma un grosso esborso di denaro pubblico per sostenere questo incontro ( è stato inserito tra i grandi eventi gestiti dallaProtezione Civile e il Comune di Milano ha già deliberato per 3,1 mln dieuro, come anche i comuni dell'hinterland sono mobilitati
alla"riuscita"dell'evento nonché alla "sponsorizzazione" ), *non importa se in un momento così drammatico per donne, giovani, lavoratori, in cui sistenta ad arrivare a fine mese per chi un lavoro ce l'ha e per chi non ce l'ha le prospettive sono nulle.**Ma non bisogna preoccuparsi
perchè è in incontri come questi che cipreparano la ricetta per la felicità, in cui gli attacchi ideologici,pratici, le concezioni più integraliste per le donne, i giovani vengono promosse.**
Naturalmente, oltre all'aspetto economico, come donne, come femministe,non possiamo non denunciare il fatto che i patrocini e il sostegno chele istituzioni a vari livelli offrono a questo evento si traducono, difatto, in una campagna ideologica in favore della centralità dellafamiglia e il ruolo in essa delle donne.
*Non è un caso che proprio in un momento come questo in cui la crisi del sistema capitalistico ne sta evidenziando in maniera chiara le violenze,le brutture, si cerca di spingere verso interessi particolari permeglio asservire; in cui non si vede traccia alcuna di una prospettiva solo lontanamente progressista, moderna, in primis per le donne, con un qualche respiro verso il sociale.
La Chiesa corre in soccorso al capitale per accompagnare milioni di persone verso un percorso
di"analisi e di amore" affinchè tutto torni al suo posto, mentre a
noirimane sempre e solo "l'amore". Così chiamano la sottomissione."/Famiglia, lavoro e giorno festivo sono doni e benedizioni di Dio peraiutarci a vivere un'esistenza pienamente umana",
/Benedetto XVIIn realtà la cosidetta crisi vogliono scaricarla, in primis, sulle donne ed ecco che alla grande riprende il sostegno all'ideologia familista.
Infatti, nel mese di gennaio si è tenuto un convegno organizzato dall'AISES alla camera dei deputati dal titolo emblematico:*LA FAMIGLIA E' L'ANTIDOTO DELLA CRISI
ECONOMICA*in cui si è voluto porre l'accento sul tema più dibattuto in questo anno: la famiglia, vista dalle diverse prospettive sociali, politiche e,sopratutto, economiche.Introducendo i lavori, Lupi vicepresidente della Camera, ha definito lafamiglia come il "primo ammortizzatore sociale della crisi economica".E, ancora, "La famiglia deve diventare non un elemento, ma l'elementodello sviluppo economico e su questo ci siamo trovati d'accordo sia mggioranza che opposizione".
Ricordando, tra l'altro, l'impegno della politica che, con l'approvazione dell'ultima manovra finanziaria, "per la prima volta portaad aumentare le esenzioni in relazione al nucleo familiare e al numerodei figli"Nell' intervento dello IOR non è mancata la denuncia della diminuzionedelle nascite che"..riduce i mercati". La conseguenza logica divental'attacco della 194. Inoltre, visto l'aumento degli anziani, "..bisognache ci sia in famiglia chi se ne occupi", sempre in nome dell'amore, vero?
Non possiamo, naturalmente, dimenticare la figura principaledell'evento, Papa Ratzinger, che da cardinale, scrisse la "Lettera aivescovi sulla collaborazione dell'uomo e della donna", dall'opuscolodell'mfpr "Ratzinger: il ritorno dell'infamia originale""...La collaborazione attiva della donna -- sostiene Ratzinger- siconcretizza nell'unione sponsale, fondamentale dimensione di talerelazione, in cui la donna ha e deve avere un ruolo ben preciso, quellodi moglie e di madre....."
*CONTRO LE POLITICHE FAMILISTE E SESSISTE*
*CONTRO LA CHIESA CHE VUOLE LE DONNE SERVE E REMISSIVE!!*
*CONTRO L'OPPRESSIONE FAMILIARE!!
*CONTRO MASCHILISMO E VIOLENZA SESSUALE!!
*movimento femminista proletario rivoluzionario -- Milano
mfpr.mi1@gmail.com

SE TOCCANO UNA TOCCANO TUTTE... ANCORA DENUNCIA E LOTTA AL FIANCO DI MIMMA E DELLE LAVORATRICI/LAVORATORI POLICLINICO PALERMO




Rigiriamo il comunicato sulla protesta oggi al Policlinico delle lavoratrici Slai Cobas per il s.c.

*****
La repressione non ci fa paura, la nostra lotta sarà sempre più dura!

Forte protesta spontanea  alla direzione generale dell’azienda contro l’ABUSO DI POTERE e la pesante sanzione disciplinare irrogata dal direttore generale, nei confronti della dirigente del Cobas e componente RSU.

A fianco di Mimma e del Cobas, al grido “SE TOCCANO UNA, TOCCANO TUTTE!”, sono arrivate alcune lavoratrici della scuola, delle precarie delle cooperative sociali e delle disoccupate ex postali per sostenere Mimma. 


Alcuni cartelli fatti sul momento denunciavano l’ennesimo attacco persecutorio orchestrato dai vertici aziendali contro chi, con grande forza, coraggio e dignità, sta portando avanti da tempo, unitamente alle altre lavoratrici e lavoratori del Cobas, la battaglia per la reale difesa dei diritti
dei lavoratori, negati da anni.
Sono stati denunciati,inoltre, l’arroganza e il bieco maschilismo dei vertici aziendali, e soprattutto del direttore generale, nell’accanimento e nel tentativo di mettere a tacere non solo una delegata sindacale troppo scomoda, ma principalmente una DONNA. Per questi “egregi signori” è ancora più insopportabile il fatto che a dar loro fili da torcer sia proprio una lavoratrice/donna!


La politica che porta avanti la dirigenza del Policlinico è quella dei sacrifici e del risparmio, sulla pelle di lavoratori ed ammalati, incarnata dal manager, degno compare di Monti, fatta di continui tagli al salario e ai fondi per l’assistenza. Politica che ha portato ad un maggior impoverimento delle tasche dei lavoratori e ad un netto peggioramento delle loro condizioni di lavoro, per non parlare della vergognosa ed infima qualità dell’assistenza, che di recente ha prodotto finanche dei morti. Politica che il Cobas ha contrastato fin dall’inizio, senza tentennamenti o cedimenti.

Per non parlare del  supersfruttamento soprattutto delle infermiere, OSS e OTA, oltre i continui trasferimenti punitivi ed il mobbing contro e principalmente le lavoratrici “ribelli” o più deboli.

Via via si sono avvicinati anche  dei lavoratori iscritti alle altre OO.SS., visibilmente indignati e schifati per quanto accaduto alla stessa, e per le misere condizioni in cui versa la maggioranza dei lavoratori A.O.U.P, grazie anche alla connivenza dei sindacati confederali.


Il Cobas in tutti questi mesi non è stato mai con le mani in mano e non ha affatto arretrato, anzi, ha presentato degli esposti anche alla procura, esposti per i quali vi sono delle inchieste in atto.
E’ stato anche ribadito che non bisogna aver paura, perché ci sarà un momento, non lontano, in cui gli “aguzzini” pagheranno tutto e caro! Come diceva il sorcio alla noce…

Intanto il Cobas sta lavorando, anche nella RSU, per il ripristino dei diritti scippati, a cominciare dall’indennità di amministrazione.

Ma è bene ricordare ancora un volta, che per fermare il massacro dei diritti, la mortificazione della dignità e la dittatura che avanza, non basta lamentarsi, è necessaria la RIBELLIONE, l’ORGANIZZAZIONE nel COBAS, l’UNITA’ e la LOTTA delle lavoratrici e lavoratori.
Pa, 21.05.2012

20/05/12

PER MELISSA


LE LAVORATRICI, LE PRECARIE, LE DISOCCUPATE, LE GIOVANI DELLO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE DI PALERMO SONO VICINE ALLE FAMIGLIA DELLA STUDENTESSA ASSASSINATA, ALLE STUDENTESSE GRAVEMENTE FERITE E ALLE LORO FAMIGLIE, A TUTTE LE RAGAZZE E ALLA POPOLAZIONE DI BRINDISI COLPITI DALL'ORRIBILE ATTENTATO DI MATRICE MAFIOSA DAVANTI L'ISTITUTO SCOLASTICO CHE LE GIOVANI FREQUENTANO.

FORTE E' LA RABBIA MA COME HANNO SCRITTO LE STUDENTESSE E GLI STUDENTI DI BRINDISI DICIAMO ANCHE NOI " QUALUNQUE COSA FARETE NON CI FERMERETE!", SI' INFATTI NON CI FERMERETE NELLA LOTTA CONTRO OGNI SOPRUSO DA QUALSIASI PARTE VENGA, CONTRO QUESTO SISTEMA MARCIO CHE E' DA COMBATTERE DA CIMA A FONDO E NESSUN POLITICO O POLITICANTE AL SERVIZIO DI ESSO PUO' SENTIRSI A POSTO DIETRO IPOCRITE LACRIME E CORDOGLI.

SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE PALERMO

----Messaggio originale----
Da: mfpr@libero.it
Data: 19-mag-2012 15.31

siamo vicine alle studentesse colpite

comunicato

le lavoratrici, i lavoratori, precari, le disoccupate, i disoccupati, dello slai cobas per il sindacato di
classe di Taranto esprimono la loro rabbia per l'orribile attentato di stampo mafioso perpetrato ai danni della scuola Falcone-Mordillo di Brindisi e la loro vicinanza e solidarietà a Melissa e alle studentesse colpite, alle loro famiglie straziate, alla popolazione di Brindisi tutta, ferità in
maniera vile e crudele.
Non è il tempo della retorica delle istituzioni, dei cordogli ufficiali ecc.
La mafia e le attività criminali nazionali e locali sono presenti a tutti i livelli e sono parte di un sistema e nessuno può ritenersi assolto, questa scuola divenuta un simbolo della lotta della legalità antimafiosa non voleva essere culla di martiri
La piovra mafiosa nazionale e locale produce una nuova fase stragista assassina che deve essere fermata e colpita e la mobilitazione delle masse è un fattore decisivo.
Lo slai cobas per il sindacato di classe di Taranto si unisce a tutte le manifestazioni e iniziative che gli studenti, le famiglie, le masse brindisine e le loro organizzazioni decideranno.

slai cobas per il sindacato di classe
taranto -19-5-2012

21/05: se toccano una toccano tutte! denuncia e lotta al Policlinico Palermo

SE TOCCANO UNA TOCCANO TUTTE!

LA REPRESSIONE NON SPEGNE MA ALIMENTA LA NOSTRA DOPPIA RIBELLIONE

l'abbiamo già gridato forte in questi mesi ma continueremo a farlo e a lottare al fianco di Mimma e delle lavoratrici in lotta al Policlinico di Palermo.

Dopo una prima sanzione disciplinare a Mimma, lavoratrice che guida il Cobas, i dirigenti del Policlinico hanno emesso a suo danno un'altra grave sanzione di due mesi di sospensione dal lavoro senza stipendio.

Una vera e propria persecuzione repressiva da parte dei dirigenti del Policlinico che, supportati in modo schifoso e servile dai sindacati confederali, non accettano che ci possano essere lavoratrici combattive e determinate nel portare avanti la lotta contro una condizione lavorativa che peggiora di giorno in giorno fatta di tagli alle risorse e di conseguenza ai posti di lavoro, di ritmi lavorativi sempre più pesanti, di strutture sempre più allo sbando dove in alcuni casi si lavora al limite della condizioni di sicurezza e di igiene previste dalla legge (che diventa vera e propria carta straccia in diversi raparti!), di negazione di compensi che alle lavoratrici spettano da anni... a tutto ciò si aggiunge un'odiosa arroganza maschilista della dirigenza, incarnata soprattutto dal Direttore Generale La Rocca, nel tentare di mettere a tacere Mimma, non solo delegata ma anche e soprattutto DONNA ! e le altre lavoratrici che lottano insieme a lei.

Siamo di fronte ad un altro chiaro caso di come le donne in questo e per questo sistema devono essere vittime di discriminazione, ingiustizia, doppia oppressione… NOI NON CI STIAMO!!! La doppia lotta di Mimma e delle lavoratrici del Policlinico è anche la nostra lotta che sta invece dimostrando che ribellarsi è giusto e possibile.


Per questo scenderemo in protesta domani, Lunedì 21 maggio dalle ore 10,00, davanti al direzione del Policlinico per continuare nella denuncia e nella lotta


LAVORATRICI SCUOLA, PRECARIE COOP SOCIALI, DISOCCUPATE SLAI COBAS PER IL S.C. PALERMO

*****

di seguito il volantino del Cobas Policlinico

Policlinico Palermo

Il direttore generale, con un’ennesima sanzione disciplinare, tenta ancora una volta di intimidire la dirigente del COBAS e componente RSU, ma senza alcuna speranza, non ha ancora capito che

la repressione alimenta la ribellione!

Nonostante la dirigente del Cobas avesse già preso servizio presso l’Ufficio Accettazione, il direttore generale, facendo riferimento sempre alla disposizione di trasferimento del 21 aprile 2011, le ha irrogato un’altra sanzione disciplinare, che prevede la sospensione dal servizio per ben due mesi (maggio-giugno), senza retribuzione.

Il tutto nella speranza di poter fermare la battaglia che la “RIBELLE” unitamente alle lavoratrici e ai lavoratori dello SLAI COBAS sta portando avanti da tempo, in difesa dei sacrosanti diritti dei dipendenti.

Ma a questo punto ci sorge un dubbio: il manager ci è o ci fa?

Innanzitutto deve sapere che, per legge, non può essere irrogata due volte una sanzione per la stessa ragione, nell’arco di due anni (si veda anche sentenza di cassazione n. 1062 del 25.01.2012); in secondo luogo, avrebbe dovuto capire che “non c’è trippa per i gatti...”, perché la lotta per i diritti non si può arrestare!

A maggior ragione se è scatenata dalle donne. E non saranno di certo delle sanzioni disciplinari, per quanto pesanti possano essere, che potranno far paura a chi della difesa fino in fondo degli interessi e della dignità della classe lavoratrice, ne ha fatto una scelta di vita!

Tanto che, mentre l’ing. La Rocca se la rideva… convinto di avere colpito duro, è stato denunciato alla procura (art. 590 codice penale), per mobbing, demansionamento, violazione della legge sulla salute e sicurezza, lesioni della salute, denuncia per la quale vi è in corso un’inchiesta.

Sono stati fatti anche altri esposti da parte dello SLAI COBAS, tra cui quello contro il mobbing e la devastazione della salute di alcune lavoratrici;quello ai NAS per la grave carenza igienico-sanitaria e assistenziale; quello alla corte dei conti per verificare se tutti gli incarichi esterni, che noi paghiamo, siano legali.

Non sono le lavoratrici e i lavoratori e chi ne tutela davvero, con il cuore, i diritti,che devono temere, bensì i loro aguzzini che,prima o poi, smetteranno di ridere…

La storia insegna che a furia di tirare, la corda prima o poi si spezza… e le lavoratrici e i lavoratori sono davvero stanchi di vedersi calpestare e derubare costantemente ed impunemente, dai manager/dittatori di turno, ci basta già il governo antipopolare e moderno fascista di Monti!!!

Le lavoratrici e i lavoratori dello SLAI Cobas ringraziano sentitamente tutti coloro che , in questi giorni,hanno rinnovato la propria solidarietà alla lavoratrice perseguitata, e comunicano loro che, nei prossimi giorni, ci saranno anche delle iniziative di lotta a sostegno della stessa e contro lo strapotere e l’arroganza dei vertici aziendali.

Lavoratrici/Lavoratori SLAI COBAS per il sindacato di classe-Policlinico Pa, 18.05.2012

Solidarietà al Collettivo lgbit Tabù

Le compagne del movimento femminista proletario rivoluzionario di Milano esprimono la massima solidarietà al collettivo lgbit Tabù per la violenta repressione che hanno subito in occasione dell'iniziativa da loro promossa nella giornata internazionale contro l'omofobia davanti all' Arcivescovado.

Non ci stupisce che, sopratutto in vista dell' Incontro mondiale delle famiglie che quest'anno si terrà a Milano, non si accettino voci contro la “sacralità” della famiglia intesa come cellula base di questo sistema e il ruolo, in essa, delle donne. Famiglia che diventa uno degli strumenti centrali oggi della trasformazione reazionaria della società, come gli atteggiamenti chiaramente omofobi e maschilisti davanti all' Arcivescovado hanno dimostrato, come anche il diniego del corteo per il 2 giugno.

Crediamo sia necessario che i collettivi femministi, le giovani ribelli, le donne, i movimenti gay-lesbici, in primis, di questa città debbano da subito rendere visibile la lotta contro l'ideologia profusa a piene mani da eventi come questi che hanno una ricaduta politica, pratica ad esempio con l'attacco alla 194, con le politiche familiste.. e potremmo continuare


le compagne del movimento femminista proletario rivoluzionario-Milano

mfpr.mi1@gmail.com


Di seguito il comunicato del Collettivo lgbit Tabù

Comunicato sui fatti di oggi

AGGRESSIONE DEGLI AGENTI DI SICUREZZA DELL’ARCIVESCOVADO DURANTE UN FLASH MOB CONTRO L’OMOFOBIA!

Oggi 17 maggio, Giornata mondiale contro l’omofobia, abbiamo organizzato come collettivo un flash mob di fronte alla sede dell’Arcivescovado di Milano, in piazza Fontana, portando uno striscione sul quale c’era scritto “contro lo sCLero omofobo, liber* e autodeterminat* ” per denunciare con megafono e con volantini l’omo/trans fobia della Chiesa Cattolica.

Dopo circa cinque minuti sono intervenuti due agenti della sicurezza che, senza identificarsi, ci hanno strappato violentemente dalle mani lo striscione e ci hanno intimato di andarcene, utilizzando “toni forti” e atteggiamenti machisti. Di fronte alla nostra determinazione di proseguire il volantinaggio uno dei due agenti nel tentativo di togliere di mano il megafono ad un membro del collettivo, gli ha procurato una ferita al labbro superiore. Ci è stato nascosto lo striscione, ritirati i volantini e sono stati ritirati i documenti a tutti/e i partecipanti all’azione. (documenti che ci sono stati restituiti dopo circa 45 minuti)

Nel mentre sono giunti sul posto diversi funzionari della Digos i quali ci hanno allontanato dal palazzo arcivescovile e hanno cercato di giustificare l’accaduto spiegandoci che il gesto aggressivo degli addetti alla sicurezza è stato tale data la situazione di tensione per l’arrivo del Papa a Milano a fine mese e per la rilevanza del luogo, territorio non italiano ma della curia, e quindi dello Stato del Vaticano.
Oltre ai funzionari della Digos si sono presentati dirigenti della Questura di Milano, tra i quali il capo dell’ufficio di gabinetto del questore. Alcuni funzionari di polizia hanno sottolineato più volte la gravità della nostra azione e ci hanno fatto presente il pericolo di denuncia.

Di fronte alla nostra insistente richiesta di venire a conoscenza dei nominativi dei due agenti di sicurezza ci è stato risposto di “rivolgersi alla questura”.

Troviamo inaccettabile l’aggressione che oggi abbiamo subito, un’ aggressione alla nostra libertà di espressione e di parola, una violenza ingiustificata alla luce del nostro comportamento completamente non violento. In una giornata come quella di oggi, di fronte a chi ricordava i continui attacchi contro i soggetti lgbt e contro le donne da parte della Chiesa Cattolica e dei suoi vescovi, la polizia di stato e la sicurezza del vescovo ci hanno fatto capire molto bene la loro linea di condotta: ridurci al silenzio.

Noi zitti non ci stiamo,continueremo ad opporci ad ogni tipo di omo/trans fobia, continueremo a denunciare l’oppressione della Chiesa Cattolica e i favoritismi che ad essa Stato, istituzioni e politici concedono; concludiamo ricordando a tutt* l’appuntamento del 2 giugno in piazza XXIV Maggio alle ore 14:30: un presidio anticlericale per contestare la visita del papa a Milano, in occasione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie.

Collettivo lgbit Tabù

Riprende a Palermo la lotta delle precarie/i coop sociali: occupata la Provincia

Riceviamo e inoltriamo.

La nostra solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori precari e non delle cooperative sociali
di Palermo, ripetutamente in lotta e in mobilitazione e anche allo Slai Cobas per il sindacato di classe che ne sostiene da sempre le rivendicazioni e ne fa un pezzo rilevante di autorganizzazione in città.

Segreteria generale confederale della Unione Sindacale Italiana, fondata nel 1912
100 anni di azione diretta...
usiait1@virgilio.it, sito www.usiait.it, blog
www.unionesindacaleitaliana.blogspot.com


SOS ALLA PROVINCIA

Assistenti studenti disabili: è protesta

Hanno occupato i locali della Provincia dell’ex Palazzo delle Ferrovie per chieder certezze sul loro futuro. Sono alcuni dei 184 assistenti igienico-personale che si occupano degli studenti disabili nelle scuole superiori e a cui scadrà il contratto al termine delle attività didattiche. “Chiediamo di
poter lavorare fino al 30 giugno con un progetto per i ragazzi, utilizzando le economie che ha la Provincia, visto che il servizio è partito in ritardo afferma Giorgia Geraci dello Slai Cobas -. E poi chiediamo certezze per il futuro”. L’assessore alle Politiche sociali della Provincia, Massimo
Rizzuto, chiarisce che “le somme sono a destinazione vincolata. L’anno scorso abbiamo
fatto un progetto che ha consentito a queste persone di lavorare fino a fine giugno. Vedremo se sarà possibile ripetere l’esperienza, facendo un passaggio in giunta, appena sapremo l’ammontare delle somme residue.”
(*ALTU*)

Giornale di Sicilia 18/05/2012

Lettera delle mogli degli operai di Pomigliano

A seguire la lettera degli mogli degli operai di Pomigliano indirizzata a quelle degli operai di Termini Imerese, che condividiamo nella sostanza.

La vicenda della Fiat di Termini Imerese ha dimostrato che la pratica attendista di chi come i sindacati confederali si è limitato a richieste e "preghiere" alle istituzioni, dal governo centrale alla regione siciliana per mesi e mesi , tenendo a freno la lotta degli operai, è perdente ma che occorre che gli operai prendano nelle loro mani la lotta, scendendo in campo in prima linea contro i pesanti attacchi moderno fascisti dei padroni e del governo, diventando protagonisti così come doppiamente lo devono divenire le donne, le mogli degli operai la cui mobilitazione può essere un tassello importante nella lotta.

mfpr

“Siamo le mogli di tanti operai che ieri, mentre i sindacati firmatari del cosiddetto accordo-Pomigliano si riunivano con l’azienda nella newco per discutere, si diceva, i carichi di lavoro troppo pesanti in Fabbrica Italia Pomigliano, protestavano ai cancelli per la mancanza di prospettive per la maggior parte degli ex lavoratori Fiat Automobile (circa 2.500) della ex Ergom (circa 800) e tantissimi altri delle aziende dell’indotto che da circa tre anni sopravvivono col miserabile “sussidio” della cassa integrazione in scadenza a luglio del 2013 per cessazione dell’attività.

Dalla stampa e dagli altri organi di informazione veniamo a conoscenza di tanti altri lavoratori che nel Paese stanno protestando sui tetti, sul Vesuvio, incatenati ai cancelli delle loro fabbriche, sulle gru, o che addirittura si tolgono la vita per la mancanza di lavoro e per le sempre peggiori condizioni delle loro famiglie dovute anche ai tagli imposti dal governo a cominciare dai circa 22.000 precari della Sicilia che a breve resteranno senza contratto.

Ma la notizia che ci ha fatto decidere di “prendere la penna” è stata soprattutto quella che riferisce delle lotte degli operai di Termini Imerese (fabbrica Fiat a noi sorella) e delle lettere delle loro mogli al Presidente Napolitano, a Grillo e addirittura al Papa, per tentare di aprire una breccia sulla vertenza dei loro mariti.

Sappiamo che questi operai hanno occupato le sedi della Agenzia delle Entrate, sappiamo quantosia duro lottare e fare emergere le proprie ragioni, ma quello che non comprendiamo è il fatto di pensare di poter risolvere la propria vertenza rivolgendosi alla banche per sbloccare i soldi per il “loro” padrone e al Papa per sollecitare il “miracolo”… E di quella solidarietà di classe che tante conquiste portò ai nostri padri, a cominciare dallo Statuto dei Lavoratori che cancellò, anche se parzialmente, l’aberrante situazione degli anni ’50 quando gli operai, per andare in bagno, dovevano alzare il dito per chiedere il permesso ed aspettare il via libera del capo a sua discrezione, nessuno si ricorda? Possibile che anche a Sinistra ci si ostina a rappresentare la lotta dei lavoratori di Termini Imerese separandola da quelle innanzitutto delle altre fabbriche Fiat continuando ad assecondare quanti oggi pensano che dividere è meglio che unire per… continuare a “vivacchiare”?

Ma come si fa a chiudere gli occhi sulla necessità, oggi più vera che mai, di unire in solidarietà le lotte dei lavoratori per dargli forza e voce assicurando una adeguata rappresentanza politica e sindacale? Vogliamo sollecitare le mogli degli Operai di Termini Imerese a scendere in piazza con i loro mariti e con quelle dei tanti altri operai, e quanti continuano a soffrire per la mancanza di lavoro perché, al di la delle “suppliche”, solo una vasta e solidale mobilitazione potrà dare risposte ai nostri bisogni e a quelli dei nostri figli. Noi siamo pronte!”

Pomigliano d’Arco, 15 maggio 2012

Le mogli degli operai di Pomigliano

4 lavoratrici romene denunciano padrone schiavista

venerdì 18 maggio 2012

Comunicato Stampa Associazione Rumori Sinistri. l'estorsione, il ricatto, la minaccia e la violenza



La scorsa estate quattro lavoratrici di nazionalità romena avevano trovato il coraggio di firmare una richiesta ispettiva alla Direzione Territoriale del Lavoro di Forlì, in seguito alla quale tre di loro erano finite al Pronto Soccorso dopo che l'albergatore - venuto a conoscenza del fatto -
aveva reagito aggredendole verbalmente.

Buttate fuori dall'albergo, quando ancora all'appello mancavano rispettivamente sei mensilità, due di loro furono costrette a chiedere un prestito ai loro connazionali per potersi pagare il viaggio del ritorno in patria e a pernottare in alloggi di fortuna.

Nel verbale inviato all'Ispettorato del lavoro si faceva riferimento a condizioni di messa in deroga del contratto, a ritmi di lavoro insostenibili accompagnati - peraltro - da continue minacce e ricatti da parte dell'albergatore.

Minacce e ricatti attraverso i quali l'albergatore ricordava alle lavoratrici che lui poteva disporre delle loro vite a suo piacimento e discrezione, tanto da poter interrompere in qualsiasi momento il rapporto di lavoro lasciando le lavoratrici in assenza di retribuzione e alloggio.

Le stesse cittadine Romene, rappresentate con procura speciale dall'avvocato Raffaele Pacifico di Cesena mediante rilascio di specifiche procure notarili, hanno conferito e delegato l'espresso mandato di rappresentanza nel giudizio penale e civile. In particolare è stata disposta da parte delle lavoratrici un atto di denuncia depositato presso le Sezioni di P.G.
competenti, volte ad accertare eventuali responsabilità per ipotesi di reato procedibili d'ufficio aventi caratteri "medioevali" ma ancora previste dal codice penale vigente (anche se riviste nella forma).

Questa denuncia rappresenta un passaggio importante ed ulteriore rispetto all'intervento e al lavoro di emersione sul fenomeno del lavoro gravemente sfruttato nel settore turistico/stagionale promosso dall'Associazione Rumori
Sinistri. Attività, non a caso, partita quattro anni fa dall'inchiesta sulla tratta dall'Est Europa finalizzata allo sfruttamento lavorativo nel settore turistico alberghiero, fino ad approdare all'attività dello Sportello Informativo rivolto ai lavoratori/lavoratrici stagionali.

Sono proprio i dispositivi quali l'estorsione, il ricatto, la minaccia e la violenza quelli che vengono esercitati su quella fascia di lavoratori e lavoratrici provenienti dall'Est europeo al fine di ottenere maggior profitto a costo zero. Tutto questo avviene in un contesto dove il lavoro nero come fenomeno strutturale facilita e agevola il grave sfruttamento lavorativo, la riduzione in schiavitù e l'intermediazione illecita poiché essi convivono in un rapporto di interdipendenza dal momento che per agire uno si serve continuamente dell'altro. E questi processi in atto da anni si
stanno implementando anche ai danni dei lavoratori e delle lavoratrici stagionali autoctoni, perché sono i datori di lavoro e le associazioni di categoria ad imporre e ad abbassare il costo del lavoro pur di mantenere competitivo un turismo di massa come quello romagnolo. E in una fase di crisi come questa, si ripropone un tema caldo, quello del lavoro e del rispetto dei contratti collettivi nazionali, e quello della ridistribuzione della ricchezza in termini di reddito per i lavoratori e le lavoratrici e di servizi per la cittadinanza.

Quando gli schiavi e le schiave decidono di rompere (le catene) e il silenzio omertoso che le li/le circonda attraverso l'invio di una richiesta ispettiva agli organi preposti o la semplice rivendicazione del rispetto del contratto di lavoro, è proprio in quel attimo, cioè quando si registra un salto di qualità nella denuncia/emersione dello sfruttamento, che la violenza viene agita da parte del datore di lavoro come forma di punizione
esemplare.

La storia di queste quattro lavoratrici è la storia di tante altre, vale a dire la ripetizione di un copione che ogni estate fa da sfondo alla stagione turistica.

Tuttavia non possiamo pensare che il problema dello sfruttamento lavorativo legato alla intermediazione illecita si possa risolvere nelle aule dei tribunali. E' compito di tutte le Istituzioni (locali, regionali e nazionali) ridisegnare un nuovo modello economico e sociale del settore
turistico che sia in grado di interiorizzare regole - peraltro - già esistenti al fine di combattere l'evasione fiscale, l'evasione contributiva e garantire il rispetto e l'applicazione di quel contratto collettivo nazionale del lavoro che rende tutti i lavoratori uguali nell'esercizio del diritto. E' compito invece di tutti e tutte non lasciare sole queste lavoratrici e promuovere una nuova cultura del lavoro, che parli di ridistribuzione della ricchezza, di rispetto della legalità ovvero del
contratto, perché si possa "Lavorare meno e Lavorare tutti!".

Associazione Rumori Sinistri

Champion- Scandicci come licenziare le donne

Champion, la fuga delle donne sedici madri si sono già licenziate. L'alternativa è accettare il
trasferimento a Carpi. I vertici della fabbrica convocati dalla Regione non si presentano. Simoncini: grave mancanza. La figlia non ha ancora 3 anni, lei fa già la pendolare per andare a
lavorare alla Champion, a Scandicci. Ora dovrebbe finire assai più lontano: a Carpi, dove la Champion ha deciso di ritirarsi, chiudendo dal 2 luglio lo stabilimento di Scandicci e offrendo ai 50 dipendenti, quasi tutti donne, l'unica alternativa del trasferimento. «L'azienda ci dice: o venite o non avete altra scelta - racconta la lavoratrice - Noi non abbiamo chiesto al principale di non trasferirsi, ma solo aiuto: gli ammortizzatori per chi non può trasferirsi per entrare nelle liste di mobilità e avere un opportunità di trovare un altro lavoro. Ci ha risposto picche e sai quanti sogni ci ha portato via. L'angoscia mi ruba le notti. Per andare a Carpi dovrei lasciare la bimba ai nonni. Mi licenzierò, ma senza liste di mobilità oggi non si trova lavoro».

Nasconde il nome, come fanno tutte alla Champion perché già fioccano i provvedimenti disciplinari, come avverte il sito «vertenza Champion Scandicci» aperto dalle dipendenti su Facebook. Inutilmente le istituzioni locali, Regione, Provincia e Comune di Scandicci hanno cercato la Champion che arrogantemente si rifiuta. L'ultimo schiaffo ieri, quando pareva che l'azienda avesse detto di sì all'invito dell'assessore regionale Simoncini. Invece non si è presentata. «Boicottiamo tutti i suoi prodotti, a cominciare dal negozio nel centro Coop di San Lorenzo a Greve», reagisce Gheri. Commenta Simoncini: «E' una grave mancanza di rispetto verso le istituzioni e i lavoratori». Esterrefatte le lavoratrici: «Il comportamento dell'azienda è
incredibile, mai visto. A chi non può muoversi ha negato tutto, non solo gli ammortizzatori, ma anche i licenzianti che porterebbero anch'essi alla mobilità. Perfino le dimissioni concordate che ci darebbero il sussidio di disoccupazione. Non resta che andarsene e restare senza un euro e senza
lavoro. Ci ridono in faccia: fregatevene della famiglia», spiega una.

Se ne sono già autolicenziate 16 e lo faranno altre 15, racconta Facebook. Le uniche che potranno avere il sussidio di disoccupazione sono quelle con il figlio sotto l'anno: stanno correndo a dimettersi prima che i bambini il fatidico anno lo compiano. Chi è ancora a casa in maternità si tortura: «Mi licenzio, non mi licenzio. Poverino, è appena nato mio figlio e non si gode neanche una mamma felice. E io non mi godo un periodo così bello. Senza lavoro è brutto, ma senza figli è peggio. E l'azienda di noi se ne infischia». Si tormenta anche la mamma di due ragazzi più grandi: «A Carpi non posso andare, loro vanno a scuola qui, la casa l'ho comprata con il mutuo, mio marito non può trasferirsi».

14/05/12

La Fornero sconfitta da due operaie

Ogni tanto una buona notizia!

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Maternità “lunga” negata a due metalmeccaniche che fanno causa al ministero del Lavoro. E vincono

Due neomamme, operaie alla catena di montaggio in un’azienda metalmeccanica della Marca, hanno vinto la causa contro la Fornero. Il giudice ha infatti riconosciuto loro il diritto alla maternità «lunga», negata invece dal ministero del Lavoro. Le due donne avevano chiesto di poter restare a casa fino al compimento del settimo mese del bimbo, secondo quanto previsto dalla legge in materia di occupazioni usuranti. E loro, in quanto addette al montaggio di lavastoviglie e costrette a stare in piedi tutto il giorno sollevando pesi e inalando vernici, ritenevano di poter beneficiare a pieno titolo di tale estensione. Lo Spisal, dopo un controllo in fabbrica, ha però risposto negativamente e lo stesso ha fatto il ministero del Lavoro: la maternità poteva essere prolungata, ma solo come «facoltativa» e pertanto con uno stipendio ridotto.

A questo punto le due operaie, sostenute dalla Cgil e assistite dagli avvocati Carlo Galeotafiore e Diletta Andreatta, hanno avviato una causa di lavoro davanti al tribunale di Treviso contro Inps e ministero sostenendo l’illegittimità del provvedimento. La sentenza, pronunciata dal giudice Marco Rinaldi, è arrivata martedì scorso: il tribunale ha riconosciuto il lavoro usurante e il conseguente diritto delle neomamme alla maternità-lunga; ha pertanto condannato l’Inps a versare le indennità spettanti e il ministero al pagamento di tutte le spese del procedimento, consulenza tecnica compresa.

La vicenda ha inizio nell’aprile 2008 quando, a distanza di pochi giorni l’una dall’altra, le due operaie comunicano alla Direzione Provinciale del Lavoro lo stato di gravidanza e chiedono di poter anticipare la maternità in quanto addette a mansioni faticose, pericolose, insalubri e pregiudizievoli per la loro salute. Lo Spisal di Montebelluna, che interviene sul posto, dà il suo assenso. Una volta partorito, le due operaie riformulano la domanda chiedendo, stavolta,una proroga della maternità obbligatoria e facendo sempre riferimento all’attività in catena di montaggio. Mansioni ritenute lesive della sicurezza e della salute. Stavolta, però, la risposta è negativa. «Un provvedimento illegittimo», secondo gli avvocati Galotafiore e Andreatta che, davanti al giudice, hanno sottolineato la contradditorietà rispetto all’assenso dato in precedenza alle due donne e dato inoltre ad altre lavoratrici della fabbrica, adibite a mansioni meno faticose. Il giudice Rinaldi ha nominato un consulente tecnico che ha fatto un sopralluogo in azienda. La conclusione? «Quanto rilevato configura condizioni di lavoro faticose e pericolose, anche a prescindere dall’aspetto di tutela delle norme sul puerperio per le lavoratrici madri», a scritto. Conseguente il riconoscimento alle due operaie dell’integrazione di stipendio rispetto a quanto pagato dopo il terzo mese del bimbo. La somma dovrà essere versata dall’Inps, ma il ministero della Fornero dovrà rifondere tutte le spese.




Fornero: fa la "femminista" per fare tagli

Dal Corriere della Sera del 13 maggio: "Il ministro Fornero insiste sulla conciliazione "maschile" (i mariti devono fare di più in casa)... e dice: "Oggi tutto il compito di cura di genitori anziani e di figli è sulle spalle delle donne.
Bisogna alleggerire questo peso e servono servizi per i disabili e gli anziani..." - MA! - "...Il problema è che poco può essere fatto tramite il servizio pubblico perchè occorre contenere la spesa". Dunque non ci possiamo permettere un marito pigro, perchè il suo tempo libero diventa indispensabile a contenere i costi di tutti. Anche sociali". A, ECCO!

La Min. Fornero fa la "femminista" ma per tagliare i servizi sociali e scaricarli sempre e di più sulla famiglia.
Cioè parla del "tanto lavoro delle donne in casa" ma per metterla a quel posto (prima di tutto alle donne)!
La sostanza è "vedevela voi". Se poi le donne non si fanno aiutare, peggio per loro, sono loro che non vogliono "delegare a maschi"... E amenità da bar di questo genere, su cui sociologi, psicologhi in questi giorni si sprecano (pagati coi soldi pubblici).

Tutta la "politica di conciliazione" di cui anche la Camusso, le donne del PD, ecc. si riempiono la bocca, vuol dire solo: conciliate tra voi! Perchè il governo deve tagliare!

SE NON FOSSE TRAGICO PER LE DONNE, SAREBBE RIDICOLO!
Fra un pò vedremo la Fornero piangere mentre con grande impegno taglia sugli asili nido, sui serivizi agli anziani e disabili...?

Non permettiamo che questa Ministro usi la fatica, l'oppressione delle donne per una politica che in realtà (vedi riforma del lavoro) vuole riportare a casa le donne, e aumentare con tagli il lavoro di cura.

Facciamole conoscere la direttamente la rabbia delle donne!

Le lavoratrici e disoccupate dello Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto e Palermo stanno organizzando per giugno un presidio al Ministero del Lavoro.

MFPR

CONTRO LA MARCIA DEI MORTI VIVENTI

dal blog proletrai comunisti

pc 15 maggio - CONTRO LA MARCIA DEI MORTI VIVENTI

La “marcia nazionale per la vita” fatta domenica scorsa a Roma”, che sarebbe più giusto chiamarla “marcia per la morte” sia per i simboli macabri con cui si rappresentava – un crocifisso nero che sorreggeva tanti piccoli feti di plastica – , sia per i cartelli, alcuni con feti insanguinati, per gli striscioni, gli slogan “194: già 5 milioni di morti”, ecc., sia soprattutto per le forze che l'hanno organizzata: da quelle neonaziste come Forza Nuova e di estrema destra integraliste come Militia Christi, a quelle di centri cattolici di “aiuto alla vita”, ai movimenti 'per la sepoltura dei feti abortiti', gonfiati con soldi pubblici; questa marcia fascista da moderno medioevo, finanziata dal sindaco Alemanno che con la sua presenza al corteo ha dato il pieno patrocinio anche politico del Comune, sostenuta da istituzioni, Università cattoliche, Chiesa, apparati dell'Opus Dei, mass media, e da una presenza trasversale di esponenti dei partiti in parlamento, costituisce un gravissimo fatto e segnale ed è l'anticipazione di una campagna politica, ideologica contro il diritto d'aborto, la legge 194, le donne, che soprattutto via via che si avvicineranno le elezioni politiche si riempirà di iniziative macabre e “terroriste” contro i consultori, gli ospedali dove vengono praticati gli aborti, i medici abortisti, le farmacie, guardando, come dicono le forze della manifestazione, agli Usa, dove negli anni scorsi non sono mancati anche gli assassini di medici.

Questo va di pari passo con altre iniziative, spesso non conosciute, in cui ad agire è direttamente lo Stato e il governo che tagliano fondi ai consultori laici, alle politiche contraccettive, agli ospedali pubblici in cui la legge 194 deve essere rispettata, per indirizzare i finanziamenti verso consultori e centri cattolici, cliniche dove è vietato l'aborto, ecc.

Intanto a Milano dal 30 maggio al 3 giugno si prepara il convegno mondiale sulla famiglia, con la presenza anche di Ratzinger, con un aperto messaggio di esaltazione della famiglia e del ruolo in essa della donna – famiglia sempre più necessaria come ammortizzatore sociale, non solo pratico-economico ma anche ideologico nella fase di crisi, come cellula dei valori più reazionari di conservazione del sistema sociale borghese.

Tutto questo è l'altra faccia dello Stato da moderno fascismo, di polizia che sempre più il potere borghese mette fuori. Come ad ogni rivendicazione di diritti, anche quelli di normale democrazia costituzionale sempre più governo, Stato, rispondono con l'uso delle forze dell'ordine, della repressione aperta – fino, in questi giorni, all'idea dell'uso dell'esercito contro le proteste e le lotte dei lavoratori, disoccupati, cittadini tartassati – , con campagne, queste sì terroriste – vedi le dichiarazioni isteriche della Cancellieri contro il movimento No Tav, ecc. ecc.

Così viene avviata una offensiva ideologica, politica che come in altri momenti del passato prende a bersaglio le donne, il diritto d'aborto. L'aborto va eliminato perchè esso rappresenta il diritto di scelta e questo (sia pur se sulla questione aborto è veramente poca cosa) è incompatibile con il moderno fascismo che deve controllare, schiacciare.

E gli assassini veri, effettivi al potere cercano squallidamente, miseramente di chiamare “assassine” le donne! Proibire l’aborto equivale ad una violenza, la violenta dichiarazione del dominio maschile e della società capitalista sopra le donne, il violento controllo del corpo delle donne.

Ma è anche molto di più. Lo si capisce, per esempio, leggendo un articolo del 14.5.12 su “Il Giornale” del fascista Magdi Allam sulla marcia per la vita, che gronda di integralismo, razzismo, nazismo. Difendere l'aborto simboleggia ciò che è ordine, difesa dell'Italia da un'orda di immigrati: “... nel 2050 la popolazione autoctona calerà di 5 milioni... il che si tradurrà nell'inevitabile collasso del nostro sistema previdenziale e di assicurazione sociale... la nostra crisi demografica verrà risolta spalancando le nostre frontiere agli immigrati musulmani, turchi... Non vogliamo prostrarci ad Allah! Non abdicheremo alla dignità, non svenderemo la libertà, non rinunceremo al sogno di avere figli italiani che perpetuino la nostra civiltà...”. Questo è moderno nazismo!

Per questo la lotta per la difesa dell'aborto, contro questi morti viventi, questa lotta che le donne saranno chiamate a fare con tutta la loro forza, è una lotta che necessariamente si carica di valore generale, di bisogno/necessità di rivoluzione, di scelta tra un sistema da moderno fascismo e una nuova società che schiacci questi mostri.

"marcia per la vita" a Roma, clerico fascismo contro le donne: ribellarsi è giusto


Il diritto all'aborto non si tocca!
CONTRO IL MODERNO MEDIOEVO E LA VOSTRA OPPRESSIONE, LA NOSTRA RIBELLIONE!







Domenica "marcia per la vita" contro l'aborto - Patrocinio del Comune/Alemanno

Dal Colosseo a Castel Sant'Angelo. E poi un convegno e una "adorazione eucaristica in riparazione per il crimine dell'aborto" a Santa Maria Maggior. Il gemellaggio con il gruppo 'pro life' croato, l'adesione di Alemanno. La polemica: "Il sindaco sta con organizzazioni integraliste, antisemite e omofobe" La basilica di Santa Maria Maggiore
Due giorni "per la vita" e "contro l'aborto". Nata l'anno scorso a Desenzano, approda a Roma la 'marcia per la vita', evento che prevede convegni, appuntamenti religiosi e un corteo. Per quest'ultimo l'appuntamento è alle 8.30 di domenica al Colosseo. La marcia partirà poi alle 9.30 Per arrivare a Castel Sant'Angelo alle 11.30, passando da piazza Venezia e largo Argentina.
In contemporanea, quest'anno, il gruppo 'pro life' croato di Zagabria - 'Vigilare' - ha chiesto e ottenuto di poter organizzare una sorta di 'marcia gemellata' da tenersi sempre domani e domenica. Sarà uguale anche il motto adottato dalle due manifestazioni: "Chi salva una vita, salva il mondo intero".
.Domani, invece, dalle 14.30 alle 19, al pontificio ateneo Regina Apostolorum si terrà un convegno sempre sul tema "chi salva una vita, salva il mondo intero". Dalle 21 alle 22.30, poi, è prevista "un'adorazione eucaristica in riparazione per il crimine dell'aborto" nella basilica di Santa Maria Maggiore, presieduta dal cardinale Raymond Leo Burke.

Alla "marcia" hanno aderito politici di diversi schieramenti (Pdl. Pd e Terzo Polo). La manifestazione del 13 maggio dunque sarà "aperta a tutti, senza distinzione di appartenenza partitica e di fede religiosa" in quanto, afferma una nota, "ha come unico scopo quello di difendere la vita dagli attacchi che subisce quotidianamente". Il comunicato esprime "vivo apprezzamento per la partecipazione delle diverse personalità del mondo istituzionale", e cita, "tra coloro che hanno dato l'adesione di Maurizio Gasparri, capogruppo dei senatori del Pdl, e del sindaco Gianni Alemanno, che parteciperà personalmente e ha concesso all'evento il patrocinio di Roma Capitale, e di Magdi Cristiano Allam, Olimpia Tarzia, Mario Mauro, Lorenzo Fontana, Renato Farina, Maurizio Lupi, Dorina Bianchi, Emanuela Baio Dossi, Ada Spadoni Urbani e Maria Pia Garavaglia, ex ministro della salute del governo Ciampi, ex vicesindaco di Roma con la Giunta Veltroni e poi parlamentare del Pd.
Sul patrocinio del Campidoglio alla marcia si è già accesa la polemica: "Il comune ha dato il patrocinio a una manifestazione di integralisti, negazionisti, razzisti e omofobi, cui parteciperanno Forza Nuova e Militia Christi. Il sindaco di Roma ha aderito alla manifestazione e parteciperà rappresentando la nostra città. Eè un affronto alla capitale" dichiara il consigliere capitolino Pd Dario Nanni. "Evidentemente Alemanno predica bene e razzola male - dice ancora Nanni - e soprattutto non perde mai l'occasione per coccolare gli estremisti di destra cui affida importanti incarichi in Campidoglio e nelle aziende capitoline".
Aspra anche la reazione di Atlantide Di Tommaso, segretario del Psi romano: "Patrocinio di ordinaria follia. La città è costretta a subire sempre più le scorribande di frange dell'estremismo di destra. Roma vive il rischio reale di un ritorno a un passato, buio e criminale, sono di ieri le minacce fasciste al consigliere provinciale Prestipino. Alemanno non trova di meglio che marciare, a nome dell'intera città, al fianco degli integralisti, negazionisti, razzisti e omofobi di Forza Nuova e Militia Christi, e addirittura concede il patrocinio alla 'Marcia per la vita' che ha come prima rivendicazione la negazione del diritto delle donne, conquistato e ratificato da un consenso referendario che è legge dello stato(la 194) per una maternità condivisa e responsabile".

08/05/12

Donne contro la riforma del lavoro

La Riforma del Lavoro anche per quanto riguarda il lavoro delle e per le donne non solo non contrasta ma cristallizza ed estende l'attuale condizione fatta,se va bene, di soli lavori a tempo determinato, precari, a cui si aggiunge nelle attività lavorative nei servizi pubblici, come scuole, pulizie,assistenza, ecc. il problema di ore di lavoro al di sotto di ogni minima soglia decente (a causa soprattutto degli appalti pubblici al massimo ribasso) con un salario intorno anche a 200 euro a mese, e quindi assolutamente incivile!
Inoltre nelle aziende la causale delle “motivazioni economiche” (contenuta nella modifica dell’art. 18) verrà usata per dare legittimità ai licenziamenti delle donne già molto elevati.
La riforma, pur se ipocritamente la Fornero parla delle donne, mantiene tutte le forme esplicite di discriminazioni - sul salario, sulle mansioni, su assunzioni e licenziamenti, ecc. - legate alla maternità e al lavoro di assistenza scaricato sulle donne. Per cui mentre da un lato con la riforma
delle pensioni si allungano gli anni di lavoro non riconoscendo il doppio lavoro fatto dalle lavoratrici, dall’altra questo lavoro di cura in casa diventa fattore di ostacolo ad una parità sul lavoro - come le operaie della Fiat hanno denunciato - e non si riconosce il fattore “usurante” di questo doppio lavoro ai fini dei tempi di lavoro e della pensione.

E' necessario, pertanto, una mobilitazione delle donne contro la Riforma del lavoro, che ponga delle precise richieste.

Rispetto a questo, sosteniamo anche alcune delle proposte che sono state avanzate nella assemblea nazionale delle donne Fiom di aprile.
Vogliamo che la forma vincolante per l’occupazione femminile siano i contratti a Tempo Indeterminato e l’istituzione di quote obbligatorie per l’assunzione di donne in tutti i settori a prevalente od esclusivo impiego maschile;
L’istituzione per legge negli appalti pubblici e nei contratti di lavoro di una soglia di ore (non meno di 20 settimanali) e di salario al di sotto della quale non si può scendere;
Obbligatorietà a riconoscere ai fini di ogni indennità retributiva il tempo legato ad assenze per maternità e cura;
Più pause nelle attività lavorative a tempo pieno, l’istituzione di una soglia massima di carico e ritmi di lavoro, a tutela della salute, anche riproduttiva, delle donne;
Riconoscimento di un anno di anticipo dell’età della pensione per ogni figlio,e per anziani o disabili da assistere, senza alcuna riduzione dell’importo della pensione;
Potenziamento dei congedi parentali: aumento da 6 a 8 mesi e incremento dell’ indennità;
L'istituzione del salario minimo garantito a tutte le donne a prescindere dalla loro situazione contributiva e familiare.

Le lavoratrici e disoccupate dello Slai cobas per il sindacato di classe

cobasta@libero.it

Marisa No Tav...orgogliosa di essere imputata

Siamo tutte con te e con le tante donne No Tav, parte importante e sempre in prima linea nel movimento popolare in lotta contro governo, padroni e stato di polizia

*****



<♥ Maggio . Giornata strana , processo baita Clarea .
Ero imputata e mi sentivo ...spettatrice .
Film dell' Italia di oggi , due facce di una medaglia. Noi il movimento , un gruppo di volontari che con costanza ha lavorato alla costruzione di una baita nel rispetto dell'ambiente , raccogliendo le pietre sul territorio,dove sono abbondanti ,utilizando legno del posto.
Per poi utilizarla nel ambito locale per eventuali scopi culturali o sportivi ,quindi due requisiti.
beni comuni e km 0 .
Denunciati per abuso edilizio,rottura dei sigilli e costruzione. Sullo stesso terreno é stata costruita una recinzione con blocchi di cemento fissi griglie filo spinato,grossi cancelli,da operai muniti di escavatori, ingegneri,imprenditori,con una paccata di soldi pubblici e quindi spreco .
Su terreno privato non compreso nell'area cantiere ,nonostante le denunce non si vedono risultati .
Italia a due velocità,veloce nel colpire chi protesta ;lenta nel colpire la casta del cemento ,
la legge é uguale per tutti,basta saperla interpretare.
Non sara facile,io spero che si esca,e che il finale non confermi il comportamento generale dove paga sempre e solo chi si ribella .
MI SENTIVO ORGOGLIOSA DI ESSERE IMPUTATA.

ciao a tutti Marisa

06/05/12

Due commesse licenziate a Potenza 1 Maggio amaro


POTENZA - Altro che festa del lavoratore. Non c'è proprio nulla da festeggiare oggi per Giusy D'Alfonso e Carmela Nolé a cui il giorno rosso sul calendario porta una brutta novella: il licenziamento. Entrambe commesse del negozio Swarovski di via Pretoria, a Potenza, si ritrovano in mezzo ad una strada sotto i colpi non solo della crisi economica. Lo dicono a chiare lettere: «Il crollo dei consumi è andato ad incrociarsi con la scelta devastante del sindaco di attivare la Ztl nel centro storico». Insomma, fattori nazionali e strettamente locali sono alla base della perdita del

loro posto di lavoro. E non sono certo casi isolati: «Nel centro storico - dicono Giusy e Carmela - molte altre nostre colleghe sono state licenziate e sono tanti i negozi in sofferenza. C'è un'emorragia che va fermata, altrimenti a via Pretoria e dintorni presto si abbasseranno altre saracinesche».

Giusy e Carmela si fanno portavoce di un malcontento generale dell'intera categoria. Loro hanno il coraggio di metterci la faccia, di denunciare con nome e cognome, di esporsi. Ma c'è un «sottobosco» di commessi e commesse che vive, restando nell'ombra, lo stesso dramma: «Siamo l'anello debole del mercato del lavoro - aggiungono le due ragazze - e siamo finite nel tritacarne di un'organizzazione del lavoro che da un lato aumenta l'orario dell'impegno e dall'altro prevede stipendi da fame». Quanto? Se va bene 700, 800 euro al mese. «Con la Ztl - tuona Giusy - questo budget mi è stato anche rosicchiato a causa di multe e pagamento di parcheggi. Avevamo chiesto al sindaco un'agevolazione per chi lavora nei negozi del centro, ma non c'è stato verso. Spendere minimo 10 euro al giorno di parcheggio significa tagliare uno stipendio di per sé irrisorio».

Si dirà: le due commesse hanno avuto la «sfortuna» di lavorare in una gioielleria, in un negozio che, in teoria, dovrebbe risentire di più della contrazione dei consumi. D'altra parte, se vengono a mancare i soldi nel bilancio familiare, come prima cosa si cerca di tagliare la spesa per beni di lusso. Vero. Ma Giusy e Carmela precisano: «I titolari del negozio Swarovski hanno altre gioiellerie in periferia. Lì l'utenza continua ad esserci, mentre da noi molto spesso chiudiamo la cassa a zero introiti. Ecco perché riteniamo che la Ztl abbia inciso in maniera decisiva sulle sorti del negozio». Un negozio «specializzato» che rientra nell'identikit disegnato dallo stesso sindaco Santarsiero per rilanciare il commercio nel centro storico: merce esclusiva con l'obiettivo di attrarre clienti che, altrimenti, opterebbero per analoghi esercizi commerciali presenti in altre zone del capoluogo. «Noi - intervengono le due commesse - siamo l'esempio che questa teoria non regge. La verità, ripetiamo, è che la Ztl è stata la mazzata finale in un contesto urbano assolutamente impreparato alla chiusura al traffico. Le fasce orario di apertura? Non ci toccano e non sono servite a nulla». Giusy e Carmela chiudono con un appello-provocazione: «Ora, caro sindaco, dove andremo a mangiare? Ci garantirà lei vitto e alloggio?». Si accontenterebbero di un incontro con Santarsiero per spiegare le loro ragioni e fargli capire che la Ztl è un «capriccio» costato caro soprattutto a ragazzi e ragazze. Aggrappati ad uno scampolo di lavoro anche a costo di essere supersfruttati e sottopagati.