16/02/11

10.000 e oltre le donne a Palermo in piazza

13 febbraio a Palermo

10.000 in corteo a Palermo, tante ma tante le donne "normali" scese in piazza spinte da una rabbia e indignazione contro Berlusconi e le politiche del governo che va oltre lo stesso appello che promuoveva la manifestazione, diverse donne ci hanno detto che non conoscevano neanche l'appello ma che non potevano certamente restare a casa "il minimo era essere qui con tutte le altre donne e uomini" presenti in tanti anche loro. Un elemento positivo la presenza di tante giovani non solo universitarie.

Accolto molto bene il grande pannello che abbiamo portato "Noi odiamo gli uomini che odiano le donne" che abbiamo tenuto ben visibile mentre tutto il corteo sfilava, da un lato e dall'altro della strada, più di un complimento per la scelta della parola d'ordine, tantissime foto, diverse occasioni per interloquire sul significato della frase, sulla critica alle posizioni delle organizzatrici, sulla necessità della rivolta per cacciare Berlusconi e tutto il governo, sulla proposta/invito "sciopero delle donne/8 marzo", a proposito del quale abbiamo affisso in punti visibili della piazza le locandine e dato il volantino (ne sono circolati pochissimi).

mfpr palermo

Non è che l'inizio.. e ora andiamo all'8 marzo

dalla stampa

ROMA - "Non è che l'inizio". Sono ancora frastornate le "cattive ragazze" che domenica pomeriggio hanno portato in piazza un milione di persone 1. "Una realtà che non può essere elusa né minimizzata, con cui da oggi tutta la politica dovrà confrontarsi" si sono dette incontrandosi il giorno dopo, per ragionare a mente fredda su "come valorizzare quello straordinario patrimonio di energie, esperienze e culture diverse che, facendo rete, è finalmente diventato visibile", spiega Nicoletta Dentico, presidente dell'associazione Filomena. "Fatte le debite proporzioni, è accaduto qualcosa di simile a quanto visto in piazza Tahrir", incalza, "grazie al tamtam partito sul web una moltitudine di donne, uomini, giovani, vecchi, laici, cattolici, lavoratori e precari hanno deciso di uscire tutti insieme da casa per farsi sentire".

Il passo successivo è la naturale evoluzione di quella piccola rivoluzione: il Comitato costituito per la manifestazione del 13 diventerà permanenROMA - "Non è che l'inizio". Sono ancora frastornate le "cattive ragazze" che domenica pomeriggio hanno portato in piazza un milione di persone 1. "Una realtà che non può essere elusa né minimizzata, con cui da oggi tutta la politica dovrà confrontarsi" si sono dette incontrandosi il giorno dopo, per ragionare a mente fredda su "come valorizzare quello straordinario patrimonio di energie, esperienze e culture diverse che, facendo rete, è finalmente diventato visibile", spiega Nicoletta Dentico, presidente dell'associazione Filomena. "Fatte le debite proporzioni, è accaduto qualcosa di simile a quanto visto in piazza Tahrir", incalza, "grazie al tamtam partito sul web una moltitudine di donne, uomini, giovani, vecchi, laici, cattolici, lavoratori e precari hanno deciso di uscire tutti insieme da casa per farsi sentire".

Il passo successivo è la naturale evoluzione di quella piccola rivoluzione: il Comitato costituito per la manifestazione del 13 diventerà permanente. Pronto a organizzare - oltre agli Stati generali - una serie di iniziative che culmineranno, l'8 marzo, in un'altra giornata di mobilitazione generale.

E ORA NON CI FERMIAMO...



E ORA NON CI FERMIAMO... FACCIAMO CADERE BERLUSCONI..CONTINUIAMO A LOTTARE ..

8 MARZO DA OGNI LUOGO DI LAVORO, DA OGNI SCUOLA, DA OGNI CASA TUTTE E DI PIU' DI NUOVO NELLE PIAZZE!

VOGLIAMO ORA LO SCIOPERO GENERALE!

VOGLIAMO COSTRUIRE INSIEME LO SCIOPERO TOTALE DELLE DONNE..TUTTA LA VITA DEVE CAMBIARE!


Una grandissima partecipazione dovunque, oltre un milione di donne dal nord al sud, dalle grandi città ai paesi, 230 piazze: 200 mila a Roma, 100 mila a Napoli, Milano, Torino, ecc., 50 mila a Genova, Bologna, ecc.; oltre tutte le aspettative - anche le nostre -. Si può dire che non c'è stato posto in cui le donne non hanno manifestato contro Berlusconi e non solo. Anche in tante città all'estero le donne hanno manifestato (da Parigi a New York, da Barcellona a Tokyo.
E' andata in scena insieme alla ribellione anche la fantasia, l'ironia negli striscioni, negli slogan (processate il porco / mo' sbarak / stop al telefemminicidio / nel Palazzo regna il cazzo. diamogli un taglio / in galera / Nonno Silvio fai come lo zio di Ruby / Ora basta ma non basta / Berlusconi, una spallata femminile t'abbatterà.).
Dovunque le donne hanno superato i numeri di precedenti manifestazioni E' andata in scena la dignità, l'orgoglio, la determinazione contro un potere di marciume politico e di porci. E' andato in scena l'abisso tra il senso di civiltà vera delle donne e l'inciviltà, la putrefazione del fascista sessista Berlusconi e della sua corte di uomini e di donne.

QUESTO MOVIMENTO NON PUÒ FERMARSI. Intanto per la giusta e necessaria caduta di Berlusconi perché come gli scandali sessuali sono la punta di iceberg di un sistema di moderno fascismo, di moderno medioevo, così come la "rivolta di dignità" delle donne è punta avanzata nella battaglia di tutte le masse popolari contro questo governo e questo sistema. Ora più che mai.
Come disse Marx, la condizione delle donne esprime il grado di civiltà - o di inciviltà - di un paese.
La caduta del governo può essere frutto solo della continuazione, sviluppo della mobilitazione, della rivolta di massa, non certo di firme (raccolte in alcune piazze dalle donne del PD), né di dibattiti in Parlamento o di pressione su di esso.
Non fermarsi fino alla cacciata di Berlusconi è anche la strada perché questo grande movimento non sia indirizzato da alcune promotrici, esponenti, dirigenti del PD, dei partiti parlamentari,, dei sindacati confederali, delle istituzioni, a meri fini elettorali.
Tutto il movimento delle donne deve anche negli altri 364 giorni- come facciamo noi - occuparsi -preoccuparsi delle condizioni delle donne per respingere, contrastare gli attacchi, la subcultura offensiva e le violenze verso le donne, come delle lotte delle operaie, lavoratrici, precarie, disoccupate, studentesse, delle donne delle zone disastrate, ecc:: Non lo fanno e possono certo farlo quel ceto di donne,spesso ieri sui palchi, che sostiene questo sistema sociale capitalista che sta nei partiti di falsa opposizione
Serve a noi tutte un grande movimento delle donne continui ad essere protagonista e a sviluppare autonomia di genere e di classe, politica e sociale
Noi compagne del MFPR siamo per lo SCIOPERO TOTALE DELLE DONNE, che si carica non solo della questione Berlusconi, ma di tutti gli attacchi che governo padroni, chiesa, mass media, Stato, 'Famiglia' stanno facendo contro le donne.
Noi abbiamo bisogno di una rivoluzione, di una doppia rivoluzione per spezzare non una ma mille catene!
Nelle manifestazioni del 13 - da Roma a Padova al sud - tante hanno chiesto lo sciopero generale. Le operaie metalmeccaniche, in particolare le lavoratrici della Fiat in lotta contro l'altro fascismo quello di Marchionne che per le donne comporta doppio attacco al posto di lavoro, alle condizioni di lavoro, alla salute, alla dignità, le operaie dell'Omsa, tante altre lavoratrici, le precarie, le disoccupate, hanno gridato non solo in questa occasione, ma il 16 ottobre, il 14 dicembre, il 28 gennaio
"Se non ora quando" ..signora Camusso lo sciopero generale ?
L'8 marzo da ogni luogo di lavoro, da ogni scuola, da ogni casa, scendiamo ancora di più e con più forza nelle piazze.

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
15 febbraio 2011

13 febbraio a Milano


Migliaia e migliaia, in un flusso continuo in piazza Castello a Milano. Tantissime donne,tante perchè sentono l'urgenza e il bisogno di ribellione

“SOLO LA RIVOLTA PUO' CACCIARE BERLUSCONI: ORGANIZZIAMO LO SCIOPERO TOTALE DELLE DONNE” lo striscione posizionato all'ingresso di piazza Cairoli e le locandine dello sciopero delle donne affisse tutt'intorno alla piazza, fotografati continuamente e che catturavano l'attenzione, colpivano permettendo di interloquire, facile richiamare i tanti motivi di lotta in questo paese, la condizione reale delle donne e la necessità di una lotta ad oltranza, oggi su tutto, come è emerso più volte durante gli scambi.
Una nuova sfida a partire dall'appuntamento lanciato per l'8 marzo: quale 8 marzo

Mfpr-milano

Brescia, 10 febbraio: commemorando le foibe, carogne fasciste pestano una ragazza e altri 2 antifascisti

Fascisti carogne vi cacceremo sempre nelle fogne!

BRESCIA: Vile aggressione squadrista ai danni di tre antifascisti avvenuta la sera di giovedì 10 febbraio


Il gruppuscolo fascista Forza Nuova, espressione di sentimenti “quali la xenofobia, il razzismo, la violenza e l'antisemitismo” (pronunciamento della Corte di Cassazione del 10 febbraio 2011) e le formazioni quali Fiamma Tricolore e Casa Pound, dietro il paravento di ‘Brescia identitaria’, giovedì sera, hanno perpetrato una vile aggressione contro tre militanti ANTIfascisti.
Era in corso una loro parata di commemorazione, in città, in occasione dell'anniversario che ricorda i martiri delle foibe: forti di alcune decine, gli squadristi, provenienti anche da città e province limitrofe - affiancati dalle forze dell’ordine - armati di manganelli (di vari tipi e fogge) e tirapugni, con lo “stile” ed il “coraggio” che li contraddistingue, hanno aggredito una ragazza, colpendola sulla testa ed il viso con armi improprie e, dopo averla scaraventata a terra, con calci in tutte le parti del corpo.
A questo punto tre cittadine e due cittadini antifascisti hanno visto la scena e hanno cercato di intervenire in difesa della persona che stava subendo l'ignobile pestaggio.
Una di questi si è rivolta verbalmente ai fascisti, facendo notare l'assurdità di un pestaggio di venti uomini contro una donna. Uno degli aggressori, dopo averle gridato: “Troia, tu dovevi startene a casa”, le sferrava un potentissimo pugno, tant'è che è stata trasferita all'Ospedale Civile con urgenza. Assisteva a tutta questa espressione di “fascistissimo coraggio”, un'altro antifascista che interveniva nella situazione ma, colpito con calci e pugni finiva ripetutamente a terra. Gli agenti in borghese hanno assistito senza intervenire, e fintamente terrorizzati dai loro ‘alleati’, permettevano ai picchiatori di andarsene tranquillamente. Nessun fascista è stato individuato, fermato o denunciato. Hanno lasciato la piazza indisturbati tronfi della violenza scatenata contro due donne.
Il risultato di questo raid squadristico è di due antifasciste ricoverate al pronto soccorso con esiti di gravi percosse e una frattura al setto nasale. Due gli antifascisti denunciati, rispettivamente, per tentato furto (la presunta asportazione della corona d’alloro deposta dai fascisti lungo il percorso a ricordo dei cosiddetti martiri delle foibe) e ‘rissa’.
Nessun aggressore è stato individuato, fermato o denunciato.
L’odio verso i fascisti, di ieri e di oggi, sono a testimoniarlo gli otto Compagni assassinati in Piazza della Loggia. Veri e reali, non presunti come i cosiddetti martiri delle foibe.
A questo proposito, ma proprio per ultimo, ricordiamo al presidente dell’ Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, che non è con la menzogne e con le falsificazioni storiche che riuscirà a far prevalere i propri interessi
Continueremo a denunciare la pericolosità di queste formazioni, la loro impossibilità ad esistere in una democrazia, ad esigere che non abbiano spazio pubblico, a fronte delle aggressioni, provocazioni, manifestazioni pubbliche, sempre autorizzate dalle istituzioni.
Continueremo a arginare i tentativi di riscrivere la storia e ricorderemo sempre il sacrificio dei partigiani italiani e di tutto il mondo, a difesa della libertà contro il nazifascismo.

La verità è sempre rivoluzionaria.

FOIBE = FASCISMO = FALSITA’


Rete Antifascista Provinciale

13 febbraio a palermo: in lotta contro una società che odia le donne

Alcuni giorni fa abbiamo organizzato la video proiezione del film “Uomini che odiano le donne” tratto dall’omonimo libro di successo di Stieg Larson.
E’ stata un’occasione attraverso la quale le donne e le giovani presenti hanno accompagnato la visione del film con una prima discussione perché nell’
ambito della lotta che quotidianamente cerchiamo di mettere in campo serve inquadrare il clima politico, ideologico, sociale che stiamo vivendo.

“Uomini che odiano le donne” come abbiamo anche scritto in un saggio prodotto di recente “Sulle uccisioni delle donne” ci ha aiutato ad esprimere “…sia pur nei limiti di un titolo di un romanzo e al di là della stessa volontà dell’
autore, il nuovo livello del rapporto uomo/donna…” nell’attuale fase che viviamo che definiamo di moderno fascismo. Moderno fascismo inteso come edificazione a sistema di tutto ciò che è reazionario che nei confronti delle donne significa non solo attacchi sempre più pesanti alle condizioni di lavoro ma anche una politica, un’ideologia sempre più fatta di oppressione, sessismo, maschilismo, razzismo, clerico/fascismo.

Di tutto ciò Berlusconi e il suo governo ne rappresentano oggi il condensato più marcio ma è l’intero sistema sociale che nel suo complesso “odia le donne” contro cui la maggioranza delle donne, di cui come lavoratrici, precarie, disoccupate, studentesse facciamo parte, doppiamente deve lottare per rovesciarlo in un percorso in cui inevitabilmente la questione di genere si intreccia alla questione di classe.

Alla luce di tutto ciò abbiamo quindi discusso dell’imminente scadenza del 13 febbraio, decidendo di scendere in piazza alla manifestazione che ci sarà nella nostra città per portare alle donne che vi parteciperanno il messaggio della lotta che cerchiamo di mettere in campo ogni giorno prendendo però decisamente le distanze dall’appello “Se non ora quando” delle promotrici della mobilitazione.

Il tutte insieme appassionatamente contro “l’offesa alla dignità delle donne” che emerge dalle parole dall’appello non può infatti che risuonare alle nostre orecchie e menti ipocrita se si pensa a come tra le stesse promotrici diverse sono rappresentanti di partiti politici “all’opposizione” o di sindacati che negli anni sono stati complici se non addirittura direttamente responsabili delle politiche antiproletarie, antipopolari e nello specifico contro la maggioranza delle donne, continuando di fatto a farlo anche ora.
Quando ci si limita infatti a dire a Berlusconi “ dimettiti” come fa ad esempio il Pd, di cui diverse delle promotrici dell’appello fanno parte, senza agire realmente per la sua rimozione data l'evidente illegittimità e illegalità dell’abuso del potere politic da parte dii Berlusconi e del suo seguito fuori e contro tutte le regole e leggi, oppure quando si temporeggia all’infinito per proclamare lo sciopero generale, sacrosanto e legittimo in questa fase a fronte degli attacchi da fascismo padronale alla Marchionne che doppiamente ricadono sulle spalle delle tante operaie e lavoratrici, come fa la Camusso segretaria generale della Cgil anch’essa una delle firmatarie dell’appello, come si può poi scrivere “…tante sono impegnate nella vita pubblica, in tutti i partiti, nei sindacati, nelle imprese, nelle associazioni e nel volontariato allo scopo di rendere più civile, più ricca e accogliente la società in cui vivono. ....” ma per quali donne??? Le donne in questa società non sono e non possono essere tutte uguali, non esistono ambiti neutri in cui collocarle, ma esistono le classi sociali di cui si servono gli specifici interessi e su questo non si può fare finta di nulla, non si può non guardare alla sostanza dell’agire di queste donne che oggi si fanno portavoci della lotta delle donne ma per cercare di deviarla ancora una volta nei recinti istituzionali/parlamentari/elettorali.

Il 13 febbraio saremo in piazza insieme alle donne cosiddette di tutti i giorni che vi saranno ma per dire che “odiamo gli uomini che odiano le donne” esprimendo in questo l’immagine di una società di cui non abbiamo nulla da difendere e conservare e contro cui è necessario lottare ogni giorno, per dire che Berlusconi e il suo governo devono essere cacciati e su questo è necessario scatenare la nostra ribellione, per invitare le donne a costruire e organizzare una forte risposta a quello che è un attacco complessivo a 360°, lo “sciopero delle donne”, uno sciopero totale, che guardi a tutti gli ambiti della nostra vita, affermando ancora una volta il protagonismo attivo, diretto e in prima linea delle donne.

mfpr Palermo

Il 13 a TA in piazza in maniera differente

Le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario di Taranto, insieme alle lavoratrici, disoccupate dello Slai cobas per il sindacato di classe scenderanno in piazza il 13 in forme e contenuti autonomi dall'iniziativa convocata sull'appello "Se non ora quando".

Porteremo striscioni:

"UNA VOLTA CHIESERO AL FARAONE (alias Berlusconi): COME HAI POTUTO DIVENTARE COSÌ POTENTE? LA SUA RISPOSTA FU: NESSUNO MI HA FERMATO".


"NOI ODIAMO GLI UOMINI CHE ODIANO LE DONNE PRIMO DELLA LISTA BERLUSCONI...MA NON SOLO..."

"SCIOPERO DELLE DONNE"



Questo che segue è il comunicato stampa:

"Sin dal primo momento, e in particolare dalla fase aperta con la lettera di Veronica Lario abbiamo segnalato il salto di qualità moderno fascista, sessista che il sistema attraverso il governo Berlusconi realizzava.
La concezione di Berlusconi e della sua corte, anche femminile, sulle donne, la considerazione del loro ruolo nella società, sono di fatto una cartina di tornasole, la punta di un iceberg dell'ideologia e del grado di inciviltà di un sistema che non potendo più nascondere e mentire, ormai le rivendica pubblicamente come fatti legittimi, normali.
Contro Berlusconi, il suo governo e il modello sociale, culturale putrefatto fascista, maschilista che questi rappresenta e che ha nell'attacco alla dignità delle donne uno dei pilastri principali, pensiamo, però, che le posizioni espresse dall'appello, le donne che lo promuovono e lo rappresentano, le forze politiche che l'appoggiano, non rappresentino realmente la battaglia della maggioranza delle donne.
Che oggi rappresentanti del PD, delle Istituzioni, dei sindacati confederali scendano in piazza, anche a Taranto, è il minimo che potessero fare e lo fanno tra l'altro con un grande ritardo.
Potrebbero rimuovere Berlusconi con iniziative istituzionali, ma continuano a non farlo.
Ma soprattutto, dove stavano finora? Dove stavano le esponenti del PD, le consigliere comunali, le dirigenti della cgil che il 13 scendono in piazza quando le lavoratrici precarie, le disoccupate hanno sviluppato tante lotte nella nostra città, quando sono state caricate dalla polizia perchè chiedevano lavoro e dignità; quando le donne incinta, con i bambini hanno bloccato la polizia a Paolo VI perchè voleva chiudere l'acqua? quando facciamo i presidi ai processi contro i violentatori di Carmela, quando siamo andate al funerale di Sarah, quando abbiamo fatto iniziative il 26 novembre contro le uccisioni delle donne, ecc. ecc. - non le abbiamo viste! Tra le promotrici vi sono dirigenti sindacali che nonostante il peggioramento della condizione delle lavoratrici anche a Taranto: licenziamenti, contratti di lavoro di miseria nelle imprese di pulizia, cassintegrazione, riforma delle pensioni, non hanno indetto nessuna iniziativa di lotta delle lavoratrici.
Non possiamo separare la lotta contro Berlusconi dalla necessaria lotta delle donne contro l'attacco sistemico alle condizioni di vita, dignità delle donne.
Noi riteniamo che Berlusconi deve essere cacciato con una rivolta di massa, in primis delle donne.
Che il modo con cui le donne possono portare avanti questa battaglia sia uno "SCIOPERO DELLE DONNE".
Perchè è con lo sciopero totale delle donne che è possibile un protagonismo di lotta delle donne più sfruttate e oppresse, delle ragazze ribelli; perchè unendo la battaglia di classe alla battaglia di genere dappertutto, è possibile non essere strumenti di politiche parlamentari/elettorali.

Vogliamo un cambiamento radicale/rivoluzionario di questo sistema da moderno medioevo.

ORGANIZZIAMO PER L'8 MARZO LO SCIOPERO DELLE DONNE!

Questo messaggio lo rivolgiamo anche alla parte più radicale delle donne in piazza perchè si guardi oltre il 13 febbraio.

TARANTO - 10.2.2011
lavoratrici, disoccupate del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

Con le prigioniere palestinesi

La lotta delle donne palestinesi nelle gabbie d'Israele

35 donne palestinesi detenute da Israele hanno iniziato l' 8.02.2011 lo sciopero della fame come forma di protesta contro la reclusione.

Nell'aprile scorso, "la settimana del prigioniero politico" era stata inaugurata dall'inizio di uno sciopero della fame compatto e deciso nelle carceri israeliane.

Le condizioni disumane di detenzione, la privazione dei diritti basilari, la negazione dell'assistenza sanitaria e gli assalti fisici all'interno delle celle spingono le prigioniere, già da due giorni, a proseguire lo sciopero della fame con le seguenti rivendicazioni:
la possibilità diricevere e effettuare telefonate e quella di ricevere visite,
la possibilità di ricevere effetti personali come libri e calze
e la garanzia dell'assistenza sanitaria.

Non sono rari i casi in cui le proteste nelle carceri vengono pesantemente represse.
E' necessario quindi far sentire la nostra solidarietà e amplificare la voce delle donne e degli uomini,
palestinesi e non, costretti/e nelle gabbie. Seguiranno aggiornamenti.

La solidarietà è un'arma, libertà per tutti e tutte.
Stop all'occupazione, Palestina libera!

(dal blog proletaricomunisti)

Torino, donne occupano la sede del Pdl

Venerdì 11 Febbraio 2011 14:31
di Giulia Zanotti

Cinquanta donne, precarie, studentesse, universitarie e lavoratrici hanno occupato nel primo pomeriggio la sede di corso Vittorio Emanuele II del Popolo delle Libertà. Un'azione che si inserisce nel momento di lotta che sta portando il Laboratorio universitario "Donne autodeterminate per un 13 febbraio di lotta" verso la giornata di mobilitazione di domenica 13 organizzata dalle donne in tutta Italia, ma che a Torino avrà uno spezzone antagonista organizzato appunto dalle universitarie.
Sul posto sono arrivati immediatamente sia le volanti della polizia provenienti dal commissariato di via Grattoni che i carabinieri. Due reparti mobili e gli uomini della Digos.
Le donne una volta entrate nella sede del Pdl hanno srotolato uno striscione "Contro il governo della crisi autodeterminazione. Tutte in piazza il 13 febbraio". Ed è stato distribuito anche un volantino dal titolo "Non ci avrete mai come volete voi", lo stesso slogan che le manifestanti hanno scritto su un cartello che hanno appeso al collo. Dentro la sede le giovani sono state aggredite verbalmente dai militanti del Pdl. Presenti nella sede di corso Vittorio Emanuele uno del leader piemontesi del partito del Cavaliere, Agostino Ghiglia e l'ex rappresentante del Fuan Maurizio Marrone.
«Non siamo qui per parlare di Berlusconi e della sua condotta sessuale – dice Daniela, del laboratorio – ma per proporre una riflessione su noi donne e sulla nostra esistenza. Perché la vera condizione delle donne ora e in questo paese non è quella delle starlette del premier, ma è quella delle tante precarie e di quelle che lottano per una autodeterminazione che l'attuale governo sta cercando di bloccare in ogni modo, ad esempio introducendo il "Movimento per la vita" nei consultori».
«Il 13 – prosegue Daniela – saremo in piazza con uno spezzone critico. Noi chiediamo la cacciata di Berlusconi. Non le dimissioni, quelle non servono a nulla. Le cose devono cambiare».

Dopo circa un'ora dall'inizio dell'occupazione è salita la tensione e le ragazze sono state chiuse dentro la sede del Pdl, a quanto pare, contro la loro volontà. A questo punto la polizia ha identificato le giovani. Alcune di loro sono state portare in Questura. Secondo la polizia perché "erano sprovviste di documenti".

13 febbraio, quale mobilitazione alternativa

Alcuni appelli, prese di posizione che si pongono come alternativi all’appello “Se non ora quando?”, spostano il problema su un altro terreno, quello della libertà sessuale, della prostituzione, quando la questione è Berlusconi, la sua cacciata, Giustificala lotta contro questo sistema fascista, sessista, razzista. Questo lo fa anche il principale appello che sta circolando nella lista “sommosse”, intitolato “Indecorose e libere”.
D’altra parte sulla questione degli scandali sessuali e prostituzione, si portano avanti posizioni ambigue; facendo di tutt'erba un fascio, non facendo una denuncia di classe anche in questo campo. Si contrappone una “sessualità libera e consapevole” alla mercificazione e al moralismo; si mette sullo stesso piano la ”sessualità” delle escort della corte di Berlusconi con l'oppressione sessuale della maggioranza delle donne. Certo, tutto è frutto di questo sistema sociale di sfruttamento e oppressione e le donne ne sono colpite comunque al doppio, sia come “angelo del focolare” sia come “donne oggetto”. Ma tra le donne c'è chi, e sono la maggioranza, vuole rovesciare questo sistema sociale, e chi, invece, lo vuole per sè, ne fa parte integrante o ci vuole entrare a goderne tutti i benefici, soldi e potere. Questo fa eccome la differenza! Le donne in carriera o aspiranti carrieriste che si fanno ora ministre, ora sante, ora escort offendono le donne; quando riescono a entrare nel sistema si fanno propagandiste di stupidi e velenosi modelli, si fanno sostenitrici di un sistema che noi vogliamo combattere e distruggere. Non ci interessano le Ruby di turno, noi siamo con le tante donne immigrate o povere che invece vengono perseguitate dal potere, da governo, dallo Stato con campagne reazionarie, sessiste e razziste – ultima la scandalosa sentenza contro Joy che ha mandato assolto l'Ispettore di polizia stupratore.
Le donne non sono uguali: sono borghesi, medio/piccolo borghesi e proletarie; sono di destra, di centro, di sinistra; il sesso senza la classe ci frega. Che dovremmo dire delle Marcegaglie, delle Gelmini? Di quale “autodeterminazione” si parla? Essa non può essere una coperta che copre tutto, nascondendo le differenze di classe. L'appello “Indecorose e libere” in questo senso non si pone affatto come alternativo alla mobilitazione intorno all'appello “Se non ora quando?”. Siamo passate dalla giustissima cacciata delle donne parlamentari, governative del 24 novembre 2007 a non dire una parola sull'appello contro il fatto che il 13 scendono in piazza in nome della dignità delle donne chi nel parlamento, nelle istituzioni, nei vertici sindacali, è compartecipe del peggioramento quotidiano alle condizioni delle donne e quindi alla nostra dignità.
Si fa appello a scendere in piazza non per scatenare la ribellione delle donne contro il moderno medioevo di Berlusconi e del suo sistema, ma per “costruire un nuovo immaginario che affermi di nuovo la vera libertà delle donne” (conclusione del volantino). Cioè si propaganda il fumo, all'arrosto, ci penseremo...
Proprio per queste ragioni riteniamo che l'unico movimento necessario alle donne è un movimento che chiamiamo femminista proletario rivoluzionario, che intrecci le ragioni di classe a quelle di sesso, che unisca la maggioranza delle donne nella lotta oggi, per la cacciata di Berlusconi, contro il fascismo padronale, contro lo Stato di polizia e violentatore, ma che abbia come fine la rivoluzione, perchè solo la rivoluzione e una rivoluzione nella rivoluzione portata avanti dalle donne, è in grado di cambiare tutto questo, compreso gli uomini e le donne che la fanno.

Se vogliamo – ed è necessario - costruire un altro movimento delle donne, prendiamo nelle nostre mani tutte insieme lo “sciopero delle donne”. Anche in questo vi è, e con questo pratichiamo, l'autodeterminazione del movimento femminista dalle mobilitazioni estemporanee (che per chi le promuove hanno come quadro solo le elezioni).

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
mfpr@libero.it
11.2.11

Su Montalto di Castro

STUPRO DI MONTALTO: FINALMENTE SI PROVA A FARE GIUSTIZIA
Giovedì 10 Febbraio 2011
di Viviana TARTAGLINI

da nuovoviterbooggi

“Il branco di Montalto” finalmente sotto processo. Nessuno a tutt’oggi può giudicarli colpevoli o innocenti, ma almeno ieri, a seguito di un’udienza preliminare sono stati rinviati a giudizio i ragazzi accusati di stupro nei confronti di una minorenne di Tarquinia. Ricordiamo tutti la triste storia dell’adolescente tarquiniese, stuprata da un gruppo di otto ragazzi di Montalto di Castro. I giovani, allora minorenni, erano stati condannati dal Tribunale dei Minori di Roma ad un periodo di messa in prova presso il loro Comune. Dopo un’obiezione dell’accusa che considerava inadeguata la pena comminata ed una serie di rinvii dovuti a vizi di forma, il Tribunale dei Minori ha deciso di riesaminare il caso. Ieri, nuova udienza preliminare, dove l’avvocato della parte lesa, dottor Leonardo Paciotta di Tarquinia, ha presentato una memoria di sei pagine, nelle quali ha riesposto la vicenda al Giudice che, dopo aver ascoltato le testimonianze di tutti i ragazzi accusati, prendendo atto delle discrepanze tra le deposizioni, ha deciso di rinviare tutti a giudizio per un dibattimento che avrà inizio il prossimo 23 giugno. I genitori della ragazza si sono costituiti parte civile e l’avvocato Paciotta, che sta curando anche questa parte del processo ha ottenuto un’ordinanza di blocco dei beni immobili per due degli accusati. Grande traguardo visto che dal 2007 sembra una storia senza fine. Ma quali sono i retroscena? Daniela Bizzarri, consigliera delle pari opportunità, che ha sostenuto la ragazza dall’inizio della vicenda fino ad esporsi personalmente accompagnando ogni volta la mamma della giovane alle varie udienze, si è ritrovata sola ieri a Roma, quando aveva avuto la promessa di un sostegno da parte di altre donne e di associazioni che l’avrebbero dovuta accompagnare e sostenere. Ieri è stato raggiunto un traguardo, ma a quale prezzo? La ragazza di Tarquinia, provata in tutti questi anni dalle lungaggini burocratiche, confessa che, se avesse saputo a cosa sarebbe andata incontro e a quale gogna mediatica si sarebbe dovuta sottoporre per provare ad avere giustizia avrebbe rinunciato ad ogni tipo di azione legale.

Gli stessi genitori degli accusati hanno affermato che, nel panorama dei talk show nazionali che hanno trattato il caso sono stati raggiunti apici di squallore e bassezza tali da far pensare che forse non valeva la pena intentare una battaglia legale per una vicenda già di per se così tragica. Vittime e colpevoli, sono stati tutti buttati nel tritacarne dello spettacolo, usati per l’audience, rendendo vani gli sforzi di persone realmente impegnate nei drammi di questo tipo. Dalle vittime, che sono sempre meno inclini a sporgere denuncia e chiedere una giustizia in cui non credono più, a persone come Daniela Bizzarri che si dedica quotidianamente a problematiche di questo tipo, alle associazioni che dovrebbero tutelare chi vive questi drammi, ma che rimangono inermi di fronte ad un sistema giudiziario a volte lento, a volte ingiusto, a volte inefficiente. Appuntamento al 23 giugno prossimo per vedere se non ci saranno altri intoppi affinché poi, giustizia venga fatta.

L'mfpr su gli altri appelli del 13

SUGLI ALTRI APPELLI DEL 13 FEBBRAIO.

Come abbiamo già scritto, in generale questi appelli, prese di posizione, tra cui il principale è quello "Indecorose e libere" spostano il problema su un altro terreno, invece di lottare contro Berlusconi, il suo governo e tutti coloro, a partire dall'opposizione parlamentare, che lo lasciano ancora campare.
Sulla questione degli scandali sessuali e prostituzione, si portano avanti posizioni ambigue e sbagliate; si fa di tutt'erba un fascio, non facendo una critica feroce e di classe anche in questo campo.
Si contrappone una "sessualità libera e consapevole" alla mercificazione e al moralismo; si mette sullo stesso piano la "sessualità" delle escort della corte di Berlusconi con l'oppressione sessuale della maggioranza delle donne.
Certo, tutto è frutto di questo sistema sociale di sfruttamento e oppressione e le donne ne sono colpite comunque al doppio, sia come "angelo del focolare" sia come "donne oggetto".
Ma tra le donne c'è chi, e sono la maggioranza, vuole rovesciare questo sistema sociale, e chi lo vuole per sè, ne fa parte integrante o ci vuole entrare a goderne tutti i benefici, soldi e potere.
Questo fa eccome la differenza! Le donne in carriera o aspiranti carrieriste che si fanno ora ministre, ora sante, ora escort offendono le donne; quando riescono a entrare nel sistema si fanno propagandiste di stupidi e velenosi modelli, si fanno sostenitrici di un sistema che noi vogliamo combattere e distruggere.
Non ci interessano le Ruby di turno, noi siamo con le tante donne immigrate o povere che invece vengono perseguitate dal potere, da governo, Stato con campagne reazionarie, sessiste e razziste, moderno fasciste - ultima la scandalosa sentenza contro Joy che ha mandato assolto l'Ispettore di polizia stupratore.
Le donne non sono uguali: sono borghesi, medio/piccolo borghesi e proletarie; sono di destra, di centro, di sinistra; il sesso senza la classe ci frega.
Che dovremmo dire delle Marcegaglie, delle Gelmini? Di quale autodeterminazione si parla? Essa non è una coperta che copre tutto, nascondendo le differenze di classe.
L'appello "Indecorose e libere" in questo senso non si pone affatto come alternativo alla mobilitazione intorno all'appello "Se non ora quando?".
Siamo passate dalla giustissima cacciata delle donne parlamentari, governative del 24novembre 2007 a non dire una parola sull'appello contro il fatto che il 13 scendono in piazza in nome della dignità delle donne chi nel parlamento, nelle istituzioni, nei vertici sindacali, è compartecipe del peggioramento quotidiano alle condizioni delle donne e quindi alla nostra dignità.
Sembra una "normale" mobilitazione in una normale fase, sembra tutto uguale a "sè stesso": un esempio è proprio il titolo dell'appello "indecorose e libere", già non giusto quando uscì per la manifestazione contro la violenza sessuale nel 2008, ma oggi quasi imbarazzante, niente affatto alternativo alle parole che circolano in altri salotti.
Si fa appello a scendere in piazza non per scatenare la ribellione delle donne contro il moderno medioevo di Berlusconi e del suo sistema, ma per "costruire un nuovo immaginario che affermi di nuovo la vera libertà delle donne" (conclusione del volantino).
Cioè si propaganda il fumo, all'arrosto, ci penseremo...
Proprio per queste ragioni riteniamo che l'unico movimento necessario alle donne è un movimento che chiamiamo femminista proletario rivoluzionario, che unisca le ragioni di classe a quelle di sesso, che unisca la maggioranza delle donne nella lotta oggi, per la cacciata di Berlusconi, contro il fascismo padronale, contro lo Stato di polizia e violentatore, che abbia come fine la rivoluzione, perchè solo la rivoluzione e una rivoluzione nella rivoluzione portata avanti dalle donne, è in grado di cambiare tutto questo, compreso gli uomini e le donne che la fanno.
Noi non siamo per "l'unità delle donne", siamo per un movimento femminista proletario rivoluzionario che combatta anche in seno alle donne, contro le donne della borghesia e contro il movimento femminista borghese che rappresenta in seno alla borghesia e al suo sistema un dissenso interno, una contraddizione, a volte utile ma solo se si ha un punto di vista altro, una teoria, una prassi, un'organizzazione altra.
Se vogliamo costruire un altro movimento, prendiamo nelle nostre mani tutte insieme, fuori e contro, lo "sciopero delle donne", tappa attuale, necessaria e indispensabile del nostro percorso di liberazione, rivoluzione.
Anche in questo vi è e con questo pratichiamo l'autodeterminazione del movimento di lotta delle donne, dalle mobilitazioni estemporanee (che per chi le promuove hanno come quadro solo le elezioni).

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario mfpr@libero.it 10.2.11

Sul 13 febbraio: primo comunicato del MFPR

"UNA VOLTA CHIESERO AL FARAONE: COME HAI POTUTO DIVENTARE COSÌ POTENTE? LA SUA RISPOSTA FU: NESSUNO MI HA FERMATO".

Il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario non aderisce alla mobilitazione nazionale indetta per il 13 febbraio dall'appello “Se non ora quando?”.
Appoggiamo naturalmente tutte le donne che scenderanno in piazza contro Berlusconi, il suo governo e il modello sociale, culturale putrefatto fascista, maschilista che questi rappresenta e che ha nell'attacco alla dignità delle donne uno dei pilastri principali. Ma non pensiamo che le posizioni espresse dall'appello, le donne che lo promuovono e lo rappresentano, le forze politiche che l'appoggiano, rappresentino realmente questa battaglia della maggioranza delle donne e del movimento femminista.
Che “Se non ora quando?” lo rivolgano a sé stesse, al loro ceto sociale e ceto politico di riferimento tutto interno a questo sistema, al parlamento, che oggi scendano in piazza è il minimo che potessero fare e lo fanno tra l'altro con un grande ritardo. Ma appunto, è il “minimo”, quasi un “dovere”. Dove stavano finora?
La condizione di vita della maggioranza delle donne proletarie è attaccata quotidianamente da anni, in termini di possibilità lavorativa, precarietà, discriminazioni vecchie e nuove, di ritorno agli anni '50 come peso dei servizi sociali, si mettono in discussione diritti, conquiste, si ricacciano le donne nella famiglia in cui avvengono la maggioranza delle violenze sessuali e degli assassini di donne, si nega alle ragazze un futuro, si reprimono e perseguono le immigrate e la maggiorparte delle prostitute (quelle che non sono chiamate “escort”), si crea un humus che rende “normale” l'offesa quotidiana e in tutti i modi alla dignità delle donne, ecc. ecc.
Ora, non possono le promotrici del 13 farsi interpreti anche della denuncia del contesto generale dell'attacco alle donne quando esso è portato avanti da un sistema sociale, da governi – non solo Berlusconi, ma anche quelli di centrosinistra - di cui buona parte di queste donne sono parte e condividono e che vogliono rendere solo “più civile, più ricca e accogliente la società”. Ora sono indignate perchè Berlusconi ha “superare la soglia della decenza”, ma quando questa soglia era già superata per la maggioranza delle donne, le lavoratrici, le studentesse, noi, le componenti più coerenti del movimento femminista ci siamo trovate sole nella lotta contro tutto questo; abbiamo e continuiamo a lottare contro tutti gli aspetti: dalle violenze sessuali, alla lotta, con le operaie Fiat contro lo schiavismo di Marchionne, alla lotta con Joy e contro i poliziotti stupratori e pure assolti, ecc.
Anche rispetto a Berlusconi, a queste promotrici, ai loro partiti di riferimento o di cui fanno parte a livello anche dirigenziale, in primis il PD, ai rappresentanti della stampa/Tv che hanno 'campato', quasi compiaciuti, a parlare di Berlusconi, alle esponenti sindacali, come la Camusso, che non hanno fatto finora neanche una iniziativa di lotta generale delle donne nonostante gli attacchi doppi per le lavoratrici, vorremmo ricordare un detto egiziano: “Una volta chiesero al Faraone: come hai potuto diventare così potente? La sua risposta fu: Nessuno mi ha fermato”.
Si potrebbe dire:meglio tardi che mai. Ma anche ora queste donne e i partiti di centrosinistra che stanno in parlamento e potrebbero rimuovere Berlusconi non lo fanno e chiedono ancora che sia lui a “dimettersi”
Noi del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario abbiamo sin dal primo momento, e in particolare dalla fase aperta con la lettera di Veronica Lario segnalato il salto di qualità moderno fascista, sessista che il sistema capitalista attraverso il governo Berlusconi realizzava. La concezione di Berlusconi e della sua corte, anche femminile, sulle donne, la considerazione del loro ruolo nella società, sono di fatto una cartina di tornasole, la punta di un iceberg dell'ideologia e del grado di inciviltà di un sistema che non potendo più nascondere e mentire, ormai le rivendica pubblicamente come fatti legittimi, normali.
E' evidente che separando la lotta contro Berlusconi dalla necessaria lotta delle donne contro tutto questo, senza affrontare l'attacco sistemico alle condizioni di vita, dignità delle donne, la manifestazione del 13 risulta essere caratterizzata da una mera opposizione al modello Berlusconi, tutta all'interno della dialettica parlamentare, elettorale e mass mediatica.
Noi siamo interne espressione di un altro movimento. E oggi riteniamo che Berlusconi deve essere cacciato con una rivolta, in primis delle donne e che la forma con cui le donne possono portare avanti questa battaglia sia quella che noi chiamiamo “sciopero delle donne”. Perchè è con lo sciopero totale delle donne che è possibile un protagonismo di lotta delle donne più sfruttate e oppresse, delle ragazze ribelli, perchè unendo la battaglia di classe alla battaglia di genere dappertutto, anche dentro la classe, è possibile non essere strumenti di politiche parlamentari/elettorali, e porre la necessità del cambiamento radicale di questo sistema da moderno medioevo che continuerà a produrre i 'Berlusconi'.
Come abbiamo detto lanciato nello sciopero del 28 gennaio, ORGANIZZIAMO PER L'8 MARZO LO SCIOPERO DELLE DONNE!

Questo messaggio lo rivolgiamo anche alla parte più radicale delle donne in piazza perchè si guardi oltre il 13 febbraio.

10.2.2011 - Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
mfpr@libero.it – tel 3475301704

Bologna 13 febbraio

Non aderisco ma partecipo!

Siamo donne, femministe e lesbiche che da numerosi anni si incontrano con l’obiettivo di creare, per se stesse e per le altre, nuovi contesti di libertà e autonomia e per difendere quelli già esistenti.
Nell’arco degli anni abbiamo visto sempre più la bava di stato mescolarsi alla bava del “popolo”. Una bava che incolla fra loro gli uomini in una riconfermata solidarietà e che gli fa riprendere un po’ di fiato dopo lo spavento della “crisi del maschio”.
Abbiamo visto ogni giorno la violenza delle istituzioni e quella domestica intrecciarsi indissolubilmente , da un lato primi ministri, ispettori dei CIE, super-sindaci,movimenti per la vita, medici obiettori, dall’altra i maschi violenti della vita quotidiana.
Maschi anche quelli critici, credibili in questo momento meno che mai, maschi preoccupati per la deriva della dignità femminile che non sentono il bisogno-neanche per un istante- di interrogarsi o difendere quella del genere maschile, maschi che vogliono solidarizzare e schierarsi dietro le donne perbene contro le donne permale. Ma a chi la danno a bere?
Abbiamo quindi visto, un vecchio che detiene il potere mediatico, economico e politico e il suo entourage di pezzenti e lacchè, usare, ridicolizzare, sfruttare, scambiare, ignorare, affamare condannare le donne
Il tutto in maniera plateale, solidale e trionfale da “Io me ne infischio”, potenziando e facendo riemergere ed emergere (voilà splendidi modelli per le nuove generazioni!) un immaginario nel quale le donne possono essere spostate come marionette a seconda dei bisogni e delle esigenze maschili.
Questo immaginario in proliferazione e putrefazione scomposta ha conseguenze concrete sulle nostre vite e ce le complica notevolmente.
Riconosciamo i governi Berlusconi responsabili di attacchi continuati alle donne: si vedano leggi come la Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, l’impedimento dell’accesso alla ru 486, la legge Gelmini che colpisce le donne come lavoratrici e come madri, le leggi e le ordinanze contro la prostituzione, il decreto Maroni sulla sicurezza che nasce strumentalizzando il corpo delle donne e rende la vita impossibile a tante provenienti da altri paesi ed ancora innumerevoli provvedimenti maschilisti.
Sappiamo bene che i governi a seguire non risolveranno e forse neanche affronteranno le questioni che poniamo
In ogni caso Noi, non vogliamo ripartire da zero.
Non vogliamo che sugli autobus le ragazze di 15 anni debbano combattere per scrollarsi di dosso persino i vecchi di 70anni e noi, che abbiamo gli strumenti per non farci palpeggiare sugli autobus, non vogliamo vivere in trincea.
Vogliamo che questa accozzaglia di mafiosi maiali corruttori e corrotti vada a casa!
Non vogliamo che le donne muoiano ammazzate
Non vogliamo che le donne muoianio di fatica
Non vogliamo che le donne muoiano di esclusione
Non vogliamo che le donne vengano deportate
Non vogliamo dover combattere battaglie già combattute
Non vogliamo essere espulse o ulteriormente penalizzate nel lavoro né tantomeno vogliamo che il mercato della prostituzione o della pornografia ci venga prospettato come unica possibilità professionale.
Non vogliamo che ci venga imposta una famiglia.
Non vogliamo essere merce di baratto per scambi politici tra uomini
Vogliamo dire basta al Femminicidio.

Per questo scendiamo in piazza come donne e lesbiche, rivendicando le nostre pratiche di presenza sul territorio, l’una a fianco all’altra, per parlare e rilanciare l’unità, la solidarietà, la complicità, il sostegno, la forza e la lotta, consapevoli che la nostra rivincita non può essere a discapito di nessuna, né ora né mai e che la solidarietà tra donne è l’arma più appuntita che ci possiamo giocare

Collettivo Clitoristrix femministe e lesbiche
Quelle che non ci stanno
Fuoricampo Lesbian Group
Altra Città lista civica di donne

13 febbraio, comunicato di Pia Covre (comitato per i diritti civili delle prostitute)

Lucciole, Graziose e Bocca di Rosa

Saremo a Roma il 13 alla manifestazione delle donne per chiedere le dimissioni di berlusconi e del suo governo.
Vogliamo contaminare la piazza con la nostra partecipazione libere e indecorose insieme a una moltitudine di donne come noi.
Ci saremo perchè non accettiamo che il nostro Paese sia trascinato nel fango da una classe politica che ci ha ridotti ad una democrazia degenerata. Perchè non accettiamo di essere usate, infangate e strumentalizzate per la restaurazione di una morale sessuale stantia che soffoca le aspirazioni e le libertà di ogni donna.
Perchè rifiutiamo la divisione patriarcale tra Donne per bene e Donne per male.
Noi donne tutte lavoriamo nei tanti servizi informali di cura, siamo il pilastro portante delle famiglie, ma senza redditto. Siamo impegnate a vita nei lavori che attengono alla sfera riproduttiva, e anche in questo dobbiamo dipendere dagli uomini perchè il nostro lavoro non viene pagato e se è salariato non vale mai come quello maschile.
La condizione delle lavoratrici del sesso o delle prostituite è drammaticamente peggiorata a causa dell'ipocrisia e dell'ingiustizia delle politiche sulla sicurezza e sull'immigrazione. Daltra parte le politiche sul lavoro, la condanna al precariato, i tagli alla scuola e al welfare promettono un triste futuro, forse una condanna alla prostituzione per migliaia di giovani.

L'ultimo show del pressidente del consiglio causa un clima di strisciante stigmatizzazione di cui non sentivamo certo il bisogno.

Noi ci saremo ma non saremo il capro espiatorio, ci saremo per dire che vogliamo libertà, diritti, rispetto, giustizia e lavoro per tutte le donne.

Quindi diamo l'appuntamento per chi vorrà insieme a noi contaminare la piazza alle 14 in piazza del popolo a Roma portando gli ombrelli rossi simbolo della lotta per i diritti.

Pia Covre

Lavoratrici TRIUMPH

".lavoriamo per la Triumph da 10/20/30anni e abbiamo sempre considerato un dovere dare il massimo per l'azienda. Negli anni, spesso con grande fatica, siamo sempre riusciti a mantenerci al passo con i cambiamenti che, come è naturale che sia, si sono verificati nel tempo. ci è stato chiesto di essere sempre più flessibili e noi abbiamo acconsentito (.)
Col blocco del turn over ci hanno sovraccaricato di lavoro in maniera spesso insostenibile, tanto che prendere qualche giorno di ferie (o malattia) è diventato un tormento per gli arretrati che si accumulano e che poi servono mesi per recuperare (.) ma nonostante quanto abbiamo fatto e facciamo, la situazione ha continuato a peggiorare e malgrado il nostro impegno ì tagli di personale si sono susseguiti fino ad oggi. Abbiamo accettato tutto, non perché speravamo in un riconoscimento particolare, volevamo solo mantenere il nostro lavoro e di contro la risposta è stata ancora un'ulteriore riduzione di personale. Tra l'altro con la chiusura del magazzino Italia per parecchi uffici il lavoro anziché diminuire è aumentato. Inoltre, da 2 anni, senza nemmeno motivarlo, hanno abolito il premio produzione e da quest'anno i premi fedeltà per i 10 e 25 anni di anzianità. Ci considerano vecchi, obsoleti e insufficientemente scolarizzati, quindi, ci chiedono di togliere il disturbo e lo fanno con l'arroganza di chi crede che non abbiamo una dignità.."
(dalla testimonianza di una lavoratrice)

Cosa succede alla Triumph?

E' difficile credere a quanto afferma l'azienda, ovvero, che 19 impiegate/i, garantiti da un contratto a tempo indeterminato, senza motivo apparente, sarebbero disposti a licenziarsi andando ad aggiungersi alle migliaia di disoccupati bergamaschi alla disperata ricerca di un impiego che non c'è. (Vedi ultimi "ricollocamenti" dei 56 addetti del magazzino italiano!)

Noi non crediamo ci sia alcun volontario al licenziamento ma piuttosto che questa "scelta" sia il risultato di una campagna di vero e proprio terrorismo psicologico che l'azienda da mesi ha messo in atto al fine di indurre quante più persone a dare le dimissioni.

La Triumph non è un aziendina in difficoltà, ma una multinazionale con fatturati miliardari che, a livello globale, sta usando la cosiddetta crisi per fare ancora più profitti, continuando a produrre lo stesso, o addirittura di più, con meno personale.
Tra l'altro, in questo caso specifico, spacciando l'indennità di mobilità come una sorta di "incentivo" al licenziamento, quando invece questo ammortizzatore sociale, pagato in gran parte dai contribuenti italiani, spetta per legge per i licenziamenti collettivi.

Sappiamo che di lavoro alla Triumph di Trescore ce n'è per tutti i lavoratori attualmente impiegati e che se si applicassero condizioni di lavoro accettabili si dovrebbe addirittura assumere altro personale. Crediamo quindi che nessuna lavoratrice sia in esubero e che la sede di lavoro debba rimanere a Trescore.

Per questo nelle scorse settimane abbiamo scritto al direttore del personale (e alla Direzione Provinciale del Lavoro) chiedendo un incontro per chiarimenti su questi temi.
Ma il fatto che può dare una svolta a questa situazione è l'organizzazione e la mobilitazione delle lavoratrici con un sindacato non compromesso con l'azienda, contro l'arroganza dei piani aziendali, per difendere il lavoro, la dignità e vendere cara la pelle.

PERCHE' SOLO LA LOTTA PAGA!

SLAI COBAS per il sindacato di classe
Sede legale e nazionale: Taranto v. Rintone, 22 tel/fax 099/4792086 - 347/5301704 cobasta@libero.it
Sede provinciale: Bergamo - c/o slai cobas sc bg C.P. 4 - 24044 Dalmine Cell 335/5244902

13 febbraio: appello di indecorose e libere Milano

MILANO, 13 FEBBRAIO 2011 scendiamo in piazza perchè ne abbiamo abbastanza del distinguo patriarcale tra "donne perbene" e "donne perdute".
Se non era quando? Sempre, diciamo noi!
L'appello delle compagne di Milano
Concentramento dalle ore 13.30 in Largo Cairoli vicino allo striscione INDECOROSE E LIBERE con ombrelli, cartelli, fazzoletti ... rossi!

L'appello:
Il 13 febbraio scendiamo in piazza:

Perchè ne abbiamo abbastanza del distinguo patriarcale tra ‘donne perbene’ e ‘donne perdute'

Perchè ne abbiamo abbastanza delle donne ‘perbene’ dimentiche che è proprio l’esistenza, in ogni società di classe, di una ‘casta di donne perdute’ che permette loro di essere considerate perbene ed essere trattate con maggior riguardo. Dimentiche che, nella condizione di vita della prostituta, anche di alto rango, si riassumono tutti i simboli della schiavitù femminile

Perchè ne abbiamo abbastanza della turpe politica sessuale berlusconiana che ha elevato a modello pubblico di ’femminilita’ , l’immaginario pervertito maschilista, ovvero il binomio sesso-violenza, attivato con infinite immagini di ’femmine-primitive-sexysiliconate , le quali, per mezzo del desiderio maschile, arrivano financo a posti di potere.

Perchè ne abbiamo abbastanza di essere disoccupate stabili, di non poterci guadagnare da vivere con il lavoro, perchè è solo col lavoro che le proletarie possono guadagnarsi da vivere e non con altro. Una donna su due, in Italia è disoccupata, costretta a dipendere da qualcuno, una condizione di degrado sociale tale che non accettiamo più. Decine di migliaia sono precarie, cassintegrate, sottosalariate alla fame, casalinghe forzate, ‘esubere’ over 40, con rughe e spremitura cronica… sono previsti forni crematori per le ’esubere’ , per sfoltire la massa di donne ’incapaci’ di produttività?

Perchè ne abbiamo abbastanza della persecuzione delle donne migranti , e degli strumenti di questa persecuzione, i CIE, neo-lager-nazisti, dai quali non deve trapelare niente al di fuori, in quanto lì dentro, il potere razzista fa dei migranti quello che vuole

Perchè ne abbiamo abbastanza del richiamo patriarcal-cattolico al maschio per tutelare la dignita’ femminile, chè ancora una volta si cerca di far ricadere il peso e la colpa morale dell’indegnità maschile , sulle donne, incapaci di tutelarsi da sole

Perchè ne abbiamo abbastanza degli appelli antiberlusconiani dei partiti di opposizione , per dar noi donne , quella spallata a Berlusconi che a loro non riesce. E in cambio di cosa? In cambio di niente, che niente ci promettono tali partiti! Anzi, nei giochi di poltrone, allo schifo Berlusconi, potrebbe subentrare lo schifo Casini , con la sua ‘armata bianca’, la feccia cattolica di questo paese. Ma noi, mica siamo sceme!

Perchè ne abbiamo abbastanza e di Berlusconi e di tutto il ‘cartello maschilista,’ e delle loro politiche antifemminili : legge 40; siluramento 194 con gli obiettori di coscienza; trasformazione dei consultori in luoghi di inquisizione, capeggiata dal MVP; trionfo del preservativo (ammesso dal papa!) e veto delle pratiche anticoncezionali femminili, attraverso la disinformazione di massa; ‘educazione sessuale’ nelle scuole diretta esclusivamente alla formazione della ‘donna vaginale’ riproduttiva; obbligo dell’affido condiviso a favore di ‘padri separati’ con PAS, – sindrome di alienazione genitoriale – falsa malattia mentale creata per permettere al coniuge violento di vedersi assegnare i figli; diagnosi vaticana dell’omosessualità come ‘malattia’ gradita anche sul territorio italiano.

Perchè ne abbiamo abbastanza dell’appello alla ‘convivenza civile’ che altro non è se non la conservazione dei privilegi classisti incancreniti e intoccabili

Perchè ne abbiamo abbastanza della divisione capitalistica del lavoro, che ci vuole sfruttate, emarginate, escluse da ogni incidenza politica, imbalsamate nei ruoli patriarcali, di mogli, madri, figlie, nonne , invocati come naturale vocazione femminile

Perchè ne abbiamo abbastanza del ’feticcio’ reazionario cattolico-borghese,’ vita privata e famiglia’, cioè l’isolamento individualistico, dentro il quale ognuna di noi si dibatte senza riuscire a cambiare nulla per se’ e le altre e che oggi funziona anche come accoppatoio delle ‘ribelli’

Perchè ne abbiamo abbastanza di chi, da destra o da sinistra, dileggia, denigra ed ostacola con ogni mezzo, lo sviluppo del Movimento di Lotta delle Donne per l’Autonomia Femminile, la sola da cui noi possiamo trarre la forza nella lotta rivoluzionaria per il Socialismo,- la socializzazione dei mezzi di produzione - unica soluzione alla crisi sistemica del capitalismo e del profitto, che oggi si erge mostruoso contro di noi, schiacciandoci.-

Rete Sommosse
Collettivo femminista Il Ruggito della Leonessa Milano
Collettivo femminista Colpo di Streghe Mantova Donne comuniste - Sinistra popolare adesioni a:
redazionenord@proletaria.it

Roma: chi sono i veri assassini?

Fernando 3 anni, Sebastian 7 anni, Raul 5 anni, Elena Patrizia 11 anni. Sono morti bruciati ieri sera, in pochi minuti, nel Campo Rom di Tor Fiscale a Roma, in una baracca fatta di compensato e lamiere.
Erano stati sgomberati un anno fa da un altro Campo della Caffarella. Perché la Giunta Alemanno, che ora sfrutta anche questi bambini morti per chiedere "poteri speciali", ha pensato allora solo a cacciarli, come sempre fanno la maggior parte dei sindaci con tanto di dispiegamento di polizia e di Vigili, e di ruspe, fregandosene di dove delle famiglie con bambini piccoli possano andare a vivere, a mangiare, a dormire; fregandosene che dei bambini muoiano dal freddo e per poterli un poco riscaldare si debbano mettere delle stufe nelle baracche.

Chi sono gli assassini? I bambini stavano soli, dicono i giornali, la sorella più grande si era allontanata un momento a prendere l'acqua e lo stesso la madre era andata a comprare roba da mangiare. Perché nel campo non si può cucinare, non c'è acqua, non ci sono servizi minimi. La Giunta Alemanno non solo lo sapeva ma aveva volutamente tagliato la luce, l'acqua, ecc., perché l'unica preoccupazione 5 anni fa, dopo un'inchiesta della Mobile su casi di pedofilia in quel campo, fu di desertificarlo e basta.
Chi sono gli assassini? "in queste baracche si vive come animali." ha detto uno zio dei bambini; "venivano solo a controllarci, a chiederci i documenti - ha detto il padre dei bambini - ci hanno fatto solo promesse ma nessun aiuto. Siamo isolati e abbandonati a noi stessi. E noi non ce la facciamo. I nostri figli muoiono."

Ma invece di perseguire i veri responsabili che hanno portato alla morte i 4 bambini, la Procura di Roma apre un inchiesta nei confronti dei genitori per "abbandono di minori", perchè si erano un attimo allontanati per dare acqua e cibo a quei "minori". Ci può essere una Giustizia più ingiusta!
Ora Alemanno tira fuori i "muscoli" contro gli "ostacoli burocratici" che avrebbero impedito l'attuazione del piano di riordino dei campi nomadi.
Ma. Da un lato, Alemanno sembra Berlusconi: a giugno disse: nel giro di otto mesi saranno realizzati i nuovi insediamenti autorizzati, entro la primavera del 2011 verrà data definitiva attuazione al piano prefettizio.", 13 villaggi autorizzati e due nuovi campi... - siamo a febbraio e i bambini muoiono nei campi.
Dall'altro, che razza di soluzione sarà?: la sistemazione nei villaggi - dice il prefetto - sarà a numero chiuso; per risiedere nei centri "verrà consegnato ai nomadi un documento di autorizzazione dello stanziamento temporaneo (Dast) per stare massimo 4 anni; la descrizione dei centri è da campi/villaggi isolati. - la "soluzione" in realtà sembra avere tutto il sapore di una prigione solo più servita e un po' indorata, ma sempre un offesa verso gli immigrati.

Quando a Milano mesi fa sono state assegnate delle normali case a delle famiglie di immigrati, la giunta della Moratti ha fatto di tutto per impedirlo.
Alemanno, "in maniera più ravveduta" non assegnerà case ma villaggi e campi ad hoc.
Entrambi considerano gli immigrati "non persone".
Ma attenti!

MFPR

Indecorose e libere Roma: appello verso la manifestazione del 13

In questa fase di profonda crisi, politica ed economica, il tema della sessualità assume una nuova centralità; in questo contesto il ruolo delle donne viene nuovamente determinato e strumentalizzato da dinamiche di potere e ordini discorsivi ideologici e tradizionalisti.

Sicuramente da tempo c'è bisogno di una mobilitazione di donne contro il governo e il suo premier e non di certo solo per gli scandali sessuali. Le donne italiane si collocano tra gli ultimi posti in Europa per libertà e condizioni di vita, soprattutto in un quadro in cui il governo combina l'adesione incondizionata all'integralismo cattolico con quella ai dogmi del liberalismo sfrenato.

La direzione politica di Berlusconi è stata artefice feroci leggi che agiscono sul corpo delle donne, vittimizzandolo e stigmatizzandolo: la 40 sulla fecondazione assistita, l’abrogazione della legge contro la pratica delle dimissioni in bianco, che consente il licenziamento delle lavoratrici in gravidanza, l’aumento dell’età pensionabile sono solo alcuni esempi eclatanti delle politiche messe in campo dal Governo.

A questi si aggiungono i ripetuti attacchi alla legge sull'aborto; la dequalificazione e privatizzazione delle strutture sanitarie come, ad esempio, i consultori (vedi la proposta di legge Tarzia per la regione Lazio), l’ostracismo contro la diffusione della pillola RU486. Tutto questo in un paese che disinveste completamente sui giovani e sul futuro, tagliando i finanziamenti all’università e precarizzando selvaggiamente il lavoro. Donne e migranti sono i soggetti che subiscono le maggiori conseguenze di questo sistema politico, vedendo negate le garanzie fondamentali ad un’esistenza libera e dignitosa. Non da ultimo, l’istituzione dei CIE, veri e propri Lager, in cui le donne sono costantemente esposte alla violenza e all'arbitrio.

Gli scandali degli ultimi mesi che hanno avuto al centro la condotta sessuale del presidente del Consiglio fanno emergere un quadro di relazioni torbide e corrotte, in cui il ruolo della donna viene relegato ai peggiori sterotipi espressione di un sessismo arcaico e volgare.

D’altra parte, gli appelli che in questi ultimi giorni hanno chiamato a manifestare si rivolgono alle donne “per bene”, madri, mogli e lavoratrici, assumendo di fatto come prospettiva la separazione tra donne rispettabili e non rispettabili, invocando la difesa di una moralità univoca e astratta. Il rischio in cui incorrono queste posizioni è di colpire e stigmatizzare indiscriminatamente chi "vende il proprio corpo", ma non i discorsi e le pratiche sessiste responsabili della dinamica complessiva. Invece di opporsi realmente ad una certa idea retrograda e tradizionale della sessualità, non fanno che riproporne, in modo simmetrico, i contenuti.

Crediamo invece che i nodi politici da rimettere al centro siano di tutt’altra natura. Centrale è la questione della redistribuzione delle ricchezze tra chi fa i profitti e chi sta pagando questa crisi, tra chi possiede palazzi e chi non ha casa, tra chi si giova di stipendi milionari e chi non ha un lavoro.

Ma crediamo soprattutto che sia giunto il momento che le donne prendano in prima persona parola ed esprimano la propria posizione su temi che le coinvolgono direttamente. Da tempo la sessualità delle donne viene controllata e disciplinata, ricondotta alla mera riproduzione e all’uso del piacere maschile, in un quadro ambiguo in cui se da un lato le prostitute vengono criminalizzate ed emarginate dalla società attraverso i pacchetti sicurezza e le campagne moraliste, dall’altro, nei palazzi politici, se ne fa uso e consumo.

E' significativo che il momento di maggiore difficoltà del governo Berlusconi sia prodotto da una questione di rapporti sociali che hanno al centro la questione di genere. Questa volta sarebbe davvero una straordinaria occasione per suscitare una rivolta delle donne, che affermi l'importanza di una sessualità libera e consapevole svincolata dalla mercificazione e dalle norme imposte, in cui decisivi siano il riconoscimento dei desideri, la liberazione dagli stereotipi, e l'esercizio dell'autodeterminazione.

E’ con questo sentimento che attraverseremo la giornata del 13, perché pensiamo che sia imprescindibile una presa di parola pubblica e determinata da parte di tutte, per costruire un nuovo immaginario che affermi di nuovo la vera libertà delle donne.

Ci vogliono addomesticate… NOI SAREMO INDISPONIBILI E RIBELLI!

centrodonnal.i.s.a., donnedasud, infosex-esc, lefacinorosse, lemalefiche, lameladieva, leribellule, luchaysiesta

12 febbraio: ASSEMBLEA NAZIONALE DI FACCIAMO BRECCIA

ASSEMBLEA NAZIONALE DI FACCIAMO BRECCIA

SABATO 12 FEBBRAIO 2011

dalle ore 11 alle ore 18

FIRENZE - c/o AZIONE GAY E LESBICA – via Pisana 31R

L’11 febbraio 2011 ci sarà chi festeggerà ancora una volta il Concordato fra il regime fascista italiano e la casta sacerdotale vaticana: il coordinamento Facciamo Breccia, uscendo dalla “tradizione” non organizzerà la manifestazione No Vat.

Quando nel 2005 il percorso di Facciamo Breccia prese avvio dallo sdegno diffuso per i continui attacchi contro l’autodeterminazione di donne e LGBTIQ da parte delle gerarchie vaticane, raccolse l’area dell’associazionismo e dei collettivi LGBTIQ e femministi che uscivano dal ciclo di mobilitazioni di Genova 2001 e dei Social Forum di Firenze e Parigi, ma anche altra parte di movimento che dava una lettura politica generale del ruolo di controllo sociale svolto dal Vaticano, e questo in un clima generale di riassorbimento dei movimenti.

Cinque anni dopo il contesto delle lotte è completamente mutato e ci attraversano le mobilitazioni di studenti, operai/e, migranti, precari/e, ricercatori/trici che dai tetti e dalle strade contestano la ridefinizione violenta dei rapporti di produzione che le forze neoliberiste stanno imponendo, con l’appoggio di Unione Europea e agenzie internazionali.
Questa stagione è salutata in Italia con esultanti annunci della definitiva “morte del ’68.” D’altra parte, qualsiasi tentativo di critica e di esplicitazione delle contraddizioni insite nella formula dell’estensione dei diritti LGT in prospettiva antidiscriminatoria subisce da tempo una sistematica azione di marginalizzazione da quella parte di movimento LGBT che ha rincorso con modalità di conquista l’ ”Europa dei diritti”, i cui limiti ci appaiono ora con sconcertante evidenza.

Dopo le aperture a Casapound e la solidarietà di Alemanno “contro la violenza”, una parte del movimento mainstream arriva a ringraziare la ministra Gelmini per la settimana contro la violenza, celebrata mentre si demolivano scuola e università; ad applaudire la ministra Carfagna per la prima campagna italiana contro l’omofobia che - sinteticamente – incita all’invisibilità e addita la diversità come disvalore; infine ad apprezzare le timide aperture vaticane sul profilattico, subito smentite.

E’ bastata una campagna mediatica sull’emergenza omofobia, per spingerci nel ruolo di vittime che chiedono protezione e sicurezza.

Anche se fossero vere aperture non abbiamo tempo di aspettare i loro frutti malati: il nostro tempo non produttivo/riproduttivo si esplica qui e ora, nelle nostre forme di vita e resistenza, nella costruzione di reti alternative, nella creazione di “contro egemonie sovversive”.

Eppure un dato comune sembra emergere dalle lotte di migranti, studenti, operai/e, precari/e: non c’è nessun futuro accesso a una condizione di reddito, diritti e dignità che sia garantito o acquisibile automaticamente, nemmeno come contropartita del disciplinamento sociale e della flessibilità totale. Come sa bene chi ha subito l’inganno della sanatoria truffa, chi subisce l’espulsione dall’università e dalla ricerca, chi lavora nella precarietà e non avrà mai la pensione; neppure quelli che chiamavamo “diritti acquisiti” esistono più.

Non sarà l’Europa a salvarci: salverà le banche, salverà l’euro, le finanze statali, ma non certo noi.

Per uscire da questa deriva suicidaria del movimento LGBTIQ e riconnetterlo alle lotte in corso non serve un quasi scontato NO VAT, che pure ha avuto il merito di mettere a nudo le anomalie del contesto italiano, dove l’intreccio affaristico e il ricatto vaticano sulla politica istituzionale bloccano fondamentali diritti di autodeterminazione.

Il 12 febbraio 2011 non sferreremo l’attacco finale al potere Vaticano: lo lasceremo agonizzare tra scandali finanziari, processi per stupro e ridicole battaglie contro l’educazione civica e sessuale (!), pronti/e comunque a rispondere quotidianamente a ogni provocazione e a denunciare i privilegi e le regalie di stato.

Il 12 febbraio 2011 ci ritroveremo in un’assemblea nazionale – come sempre aperta – per guardare avanti. Nostre referenti, ancora una volta, saranno tutte le soggettività che con Facciamo Breccia hanno negli anni ampliato le lotte LGBTIQ contro il neoliberismo, sul versante antirazzista, antifascista e antisessista.

Facciamo quindi appello all’arcipelago lgbti-queer, femminista e di movimento che in mille contesti in questi anni, nella teoria e nella prassi, ha posto collettivamente le basi per una riconfigurazione delle lotte LGBTIQ e femministe, ma non solo, organizzando molteplici appuntamenti di piazza e di riflessione che, seppure ignorati dall’informazione mainstream, hanno permesso la resistenza di pensiero critico e intelligenza.

Il 12 febbraio pensiamo di incontrarci in forma operativa e organizzativa con quanti/e vorranno costruire un grande momento autonomo e plurale a ridosso dell’Europride di Roma 2011, che riapra tutte le contraddizioni globali che attraversano le soggettività sessuate in questa “democrazia sessuale fantasma” che è l’Italia, vogliamo interrogarci su quali sono le soglie di accesso, inclusione e esclusione dall’Europa fortezza, che affianca normativa antidiscriminatoria e Schengen (in Italia i CIE).

Vogliamo porci come parzialità di un arcipelago lgbti-queer che vuol essere parte di movimento di trasformazione sociale, assieme alle altre soggettività in lotta.

COORDINAMENTO FACCIAMO BRECCIA

Il comunicato delle delegate fiom sul 13 febbraio

MISERIA E LIBERTA’ - contributo delle donne della "Assemblea Nazionale delle delegate e dei delegati Fiom-Cgil"


MISERIA E LIBERTA’

Abbiamo opinioni e idee diverse sull’appello “Se non ora quando”, ci sentiamo però coinvolte da un appuntamento di donne che dice BASTA all’indecente trasformazione della politica, che si nutre e fa sfoggio dell’intreccio tra sesso, potere e danaro.

Come metalmeccaniche, a partire dalle lotte con cui abbiamo difeso e continuiamo a difendere libertà, dignità, diritti e democrazia nel lavoro e per il lavoro per tutte e tutti, saremo nelle piazze il 13 febbraio sulla base di queste ragioni:

La mercificazione del corpo delle donne e la loro svalutazione simbolica sono strettamente legate da una parte alla loro esclusione e marginalizzazione nel mercato del lavoro, dall’altra all’aumento dello sfruttamento e della fatica nel lavoro produttivo e in quello di cura a causa dell’inaccettabile e crescente autoritarismo padronale a cui si accompagna una politica di smantellamento dello stato sociale.

Politiche restrittive e misogine sono le due facce di un modello sociale in cui il ricatto e la mercificazione sessuale sono offerte alle donne come strumento di affermazione individuale e di successo.
Modello che intesse anche le relazioni di lavoro e familiari e contro cui ci siamo sempre battute per difendere dignità e diritti delle donne contro i ricatti e la violenza.

Agli uomini non chiediamo amicizia ma di mettere in discussione, a partire da sé, la miseria di un modello maschile, quale quello rappresentato dal Presidente del Consiglio.

Come lottiamo contro l'uso del corpo delle donne come oggetto di scambio sessuale, così rifiutiamo ogni strumentalizzazione del valore politico della ribellione delle donne.

Libertà femminile e autodeterminazione costruiscono misura e valore della dignità delle donne, forza radicale di cambiamento.

Come metalmeccaniche promuoveremo entro il prossimo mese una nostra iniziativa nazionale per avviare una riflessione che, a partire dalla soggettività delle donne, affronti anche i temi relativi alla riconquista del contratto nazionale.


Cervia, 3-4 febbraio 2011

Le delegate della "Assemblea Nazionale delle delegate e dei delegati Fiom-Cgil"

02/02/11

Scandalosa assoluzione dell'ispettore Addesso!

Scandalosa assoluzione oggi al Tribunale di Milano per lo sbirro stupratore, che aveva cercato di violentare Joy!
E' un gravissimo "via libera" alla repressione con violenza sessuale e razzismo inclusi verso le donne immigrate e rinchiuse nei Cie.
Ora che proprio a Milano gli immigrati arabi stanno facendo grandi manifestazioni dove le donne sono tantissime, è un segnale bruttissimo che dice da che parte stanno lo Stato e la "giustizia" Italiani.
I poliziotti, servi striscianti con i potenti e "muscolosi" con chi si ribella, liberano le immigrate se lo comanda padron Berlusconi e sfogano il loro maschilismo razzista e fascista contro le tante Joy che lottano per la libertà.
Il "moralismo e la bandiera dei diritti" della magistratura di Milano si ferma davanti allo Stato di polizia quando esso si scaglia contro le donne, le immigrate, come in questi giorni contro le studentesse e gli studenti.

Ma questa pietra gli ricadrà sui piedi!
Uno Stato che usa solo la repressione e legittima la violenza sessuale verso le donne è uno Stato da rovesciare!

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

Alcuni messaggi arrivati alla nostra casella da parte di donne, lavoratrici, precarie di Palermo

"E' una vera vergogna!" Giorgia
“alla fine l'hanno assolto quel porco!" Grazia
"è una doppia violenza contro Joy e le donne ma la nostra solidarietà non si ferma anzi è ancora più forte di prima" Maria
"questa scandalosa sentenza ancora di più ci spinge a lottare per rovesciare questo sistema fascista, razzizta e maschilista...!" una precaria in lotta