10/11/10

Quarantacinque giorni

Quarantacinque giorni fa,il 23 settembre,veniva uccisa in un penitenziario della Virginia (USA) Teresa Lewis.
La donna, di 41 anni, è stata condannata a morte perchè ha aperto la porta del camper,dove viveva, all'amante e a un complice che hanno ucciso il marito.
Gli esecutori materiali del delitto sono stati condannati all'ergastolo.
Dopo sette anni trascorsi in carcere è stata eseguita la pena di morte.
Questa è la nuda cronaca.
L'avvocato difensore ha detto che,sulla condanna a morte della sua assistita, ha inciso il fatto che avesse un amante e che questo fosse più giovane di lei.
Sempre nella stessa occasione, l'avvocato ha fatto notare che,in presenza di imputati grassi o/e brutti, c'è un'impennata delle condanne a morte.
E ha ricordato che Teresa Lewis presentava un forte deficit mentale.
E anche se alcune/i hanno ritenuto una barbarie giuridica condannare a morte una ritardata mentale,il nostro rifiuto alla pena capitale vale per tutte/i e non facciamo distinzioni tra alte e basse,magre e grasse, belle e brutte.
Le compagne di detenzione la ricordano solo nei suoi spostamenti nel corridoio,con una morsa di acciaio che le bloccava i piedi e le caviglie,intravista dallo spioncino,dato che le celle venivano chiuse al suo passaggio.
E l'impressione che ne avevano tratto era di una persona completamente assente.
Il cappellano del carcere,ricordando Teresa dopo l'uccisione,dice di averla potuta vedere, nella sua cella d'isolamento di 2 metri per 1 e 80, solo dallo spioncino,perchè di più non gli è stato permesso.
E anche lui ricorda una persona abulica.
Questa storia ricorda ,molto da vicino,quella di Sakineh: l'età delle due donne ,gli anni trascorsi in carcere in attesa dell'esecuzione, il fatto che avessero un amante e che,si dice,abbiano fatto ucidere il marito.
L'unica differenza è che il volto di Teresa non lo conosciamo.
Però,mentre per Sakineh cè stato ,giustamente,un fiorire di iniziative,per Teresa tutto si è svolto nel silenzio più totale.
Perchè la vita di una cittadina statunitense vale meno di quella di un'iraniana? Noi siamo femministe,siamo sempre contro la pena di morte e non ci mobilitiamo a seconda delle convenienze o delle letture di parte.
Voglio citare,in questa occasione, le dichiarazioni di una coppia statunitense a cui un uomo ha ucciso l'unica figlia diciannovenne ,Laura: ".

Mentre proseguivamo il nostro viaggio di genitori in lutto e partecipavamo al procedimento civile e penale, abbiamo provato una vasta gamma di emozioni, ma non abbiamo mai esitato a condannare la pena di morte.
Anzi ,i nostri sentimenti contro di essa si sono rafforzati.

Era incomprensibile come una persona buona e innocente come la nostra cara Laura,fosse stata uccisa con un atto violento.
Commenti del tipo-ci vuole la sedia elettrica per quel bastardo- o -spero che riceva quello che merita-venivano espressi in modo convinto nella nostra comunità,ma non ci facevano stare meglio.

Abbiamo perso nostra figlia e la vita per come la intendevamo,non abbiamo intenzione di perdere anche i nostri valori.
" Di tutte le parole commoventi di Amanda e Nick Wilcox ,perchè così si chiamano i genitori di Laura ,il passo che più mi ha colpito è quello in cui dicono che auspicare la pena di morte per l'assassino della figlia sarebbe stato tradire i propri ideali.
Perciò,tanto siamo affettuosamente vicine ad Amanda e Nick, tanto siamo lontane da chi è favorevole alla pena di morte e da che si dice contraria/o ,ma di questo principio fa un utilizzo politico a seconda di interessi economici o aree di appartenenza.
Sempre contro la pena di morte senza distinguo.

Elisabetta

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