29/05/10

Nella manovra le donne più attaccate

Nell'odiosa manovra che il governo Berlusconi sta varando la condizione delle donne viene attaccata da più provvedimenti.
Per l'allungamento delle pensioni che ha al centro l'accelerazione dell’allineamento dell’età di vecchiaia delle donne con quella degli uomini, per portarla a 65 anni, facendo subito salire di un anno l’età per le lavoratrici statali;
per il taglio delle spese nella scuola dove la maggioranza sono donne che si concretizzerà in blocco delle assunzioni ma anche in licenziamenti (vedi insegnati di sostegno e lavoratrici delle pulizie);
per i tagli ai Comuni e Regioni che si trasformeranno immediatamente in tagli ai servizi, asili, strutture sanitarie; per i tagli diretti alla sanità.

Da un lato con l'allungamento dell'età pensionabile non si riconosce alle donne il doppio lavoro, dall'altro contemporaneamente si aumenta questo doppio lavoro, scaricando sulla famiglie e quindi sulle donne il peso dei servizi tagliati, come il peso di dover far quadrare ogni giorno salari ridotti all'osso e aumento dei prezzi, delle tariffe, dei costi dei servizi sociali.
Mentre alle lavoratrici del PI si costringe a restare al lavoro fino a 65 anni, ad altre si tagliano i posti di lavoro, con un "ritorno in casa" che le rende totalmente dipendenti dalla famiglia.

Contro questi inaccettabili provvedimenti che per le donne uniscono peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita ad aumento dell'oppressione, non possiamo delegare la risposta ai sindacati.
Cisl e uil già anticipano che possono accettare questi sacrifici se equamente vengono distribuiti; la cgil indice iniziative di facciata, ma Epifani subito dà la disponibilità a sedersi ai Tavoli in maniera responsabile; nel Pubblico Impiego, poi, i sindacati autonomi dicono sciocchezze solleticando gli istinti corporativi e opportunisti di parte del personale e proponendo niente scioperi, niente lotte ma inutili petizioni.
I sindacati di base, RdB/cobas indicano manifestazioni/sfilate "rigorosamente" di sabato, quando la protesta non può attaccare i centri di potere politico e economico.
Molti si propongono come bravi/sciocchi risolutori di strade alternative.

Noi pensiamo, invece, che ad attacco complessivo dobbiamo rispondere con una lotta complessiva, dura e prolungata, sui posti di lavoro come nei quartieri, come nelle case.
CON UNO SCIOPERO TOTALE DELLE DONNE.

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

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