27/01/10

Palermo: basta sfruttamento e precarietà ! le lavoratrici delle coop sociali/scuola scendono in protesta

Le lavoratrici delle cooperative sociali “Azione Sociale”, “Amanthea” e “La Città del Sole”, che lavorano nelle scuole superiori come assistenti igienico sanitari per i ragazzi portatori di handicap, insieme a diversi lavoratori hanno manifestato alla Provincia di Palermo, l'ente che assegna gli appalti alle cooperative ed eroga i fondi.
Le lavoratrici e i lavoratori, organizzati nello Slai cobas per il sindacato di classe, determinati hanno detto BASTA ad una condizione di sfruttamento, precarietà, di frequenti minacce di licenziamento, che dura da anni e che in particolare per le donne è doppiamente pesante, se si pensa anche come in una città del sud come Palermo il tasso di disoccupazione femminile è tra i più alti: stipendi non pagati per mesi lavorare senza avere mai ricevuto uno straccio di copia di contratto, un contratto davvero anomalo, sulla carta è a tempo indeterminato ma nei fatti le lavoratrici e i lavoratori vengono sospesi nelle pause delle vacanze natalizie e pasquali e nei tre mesi estivi, sospesi significa che rimangono a casa, non percepiscono lo stipendio ma non possono neanche chiedere la disoccupazione all'Inps proprio perché il contratto è a tempo indeterminato se ti assenti qualche giorno di malattia in più vieni spostato arbitrariamente da una scuola all'altra per punizione, se l'alunno che assisti si assenta vieni rimandato a casa e si viene pagati solo per un'ora Se da un lato le cooperative agiscono contro i lavoratori attraverso forme che rasentano il caporalato, dall'altro questa condizione di lavoro è causata anche da alcuni vincoli posti dalla Provincia nel capitolato di appalto, per esempio le sospensioni dal lavoro nelle pause estive
In particolare le lavoratrici, costrette quando sono state assunte a firmare il foglio delle dimissioni in bianco, armate di cartelli e bandiere hanno protestato con slogan, denunciando anche al megafono i “capetti” delle cooperative che ancora il giorno prima avevano cercato in tutti i modi di impedire loro di partecipare all'assemblea sindacale indetta sotto la Provincia fino a minacciarli di licenziamento. Ma insieme ai loro colleghi di lavoro non si sono fatte ricattare, al contrario hanno espresso tutta la loro rabbia, da dieci anni non avevano mai fatto un'assemblea sindacale o uno sciopero anche perché molti di loro dicono che "la Cgil sindacato da cui ci siamo cancellate non ha fatto mai nulla a nostro favore!!!"
Durante il presidio forte è stata espressa la solidarietà a tutte le operaie e gli operai, lavoratrici e lavoratori, precari e e precari che che in questa fase stanno subendo licenziamenti, cassa integrazione, sempre più precarietà, in particolare un messaggio è stato rivolto alle tante donne che da giorni sostengono la lotta dei loro mariti e padri dei figli, gli operai licenziati della Delivery Email (indotto Fiat) in protesta sul tetto della fabbrica, bloccando l'ingresso delle merci ai cancelli , alle lavoratrici e lavoratori del call center OMNIA in lotta a Milano, alle colleghe/colleghi centralinisti delle cooperative dell'ospedale Civico di Palermo, licenziati in tronco, che hanno occupato per protesta i locali del loro posto di lavoro, alle tante precarie e precari della scuola in mobilitazione in tutta Italia.
Nel corso dell'assemblea una delegazione di lavoratori e lavoratrici è stata ricevuta dal Presidente della provincia Avanti che si è detto disponibile a discutere di alcuni aspetti del capitolato che scadrà a fine giugno 2010.

Palermo, 26/01/2010 Lavoratrici Slai Cobas per il sindacato di classe
via g. del duca 4 - Palermo telfax 091/203686 – 3408429376 cobas_slai_palermo@libero.it

20/01/10

Verso un 8 marzo di LOTTA

Al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori della Omnia-ora VoiCity- di Milano che per l'ennesima volta non ricevono gli stipendi, non vedono riconosciuti i loro diritti. Un futuro sempre “appeso a un filo”, con continui cambi di proprietà, talmente indebitata che i pagamenti dei clienti vengono immediatamente girati ai fornitori per pagare i debiti contratti in passato. Come in tantissimi altri posti di lavoro sui lavoratori si fanno super profitti e..la chiamano crisi.

Dalla Lasme alla ex Eutelia dai lavoratori delle ditte di pulizia alle/ai disoccupate/i, lavoratrici/ri della scuola sono tantissimi i posti di lavoro, le fabbriche che vedono lotte determinate, coraggiose contro licenziamenti, cassa integrazione, per il diritto al lavoro, per rivendicare i propri diritti bisogna dar voce e unire queste lotte


COSTRUIAMO UNA RETE DI SOSTEGNO, SOLIDARIETA' TRA LE LAVORATRICI, DISOCCUPATE, PRECARIE IN LOTTA


Perchè sono sopratutto le donne ad essere licenziate, messe in cassintegrazione, a cui viene negato il lavoro, a subire discriminazioni sessiste.

Doppia oppressione, doppio sfruttamento, doppie catene: organizziamo assieme lo SCIOPERO DELLE DONNE

tavolo4

tavolo4flat@inventati.org

15/01/10

Difendiamo via dei volsci 22!

È la stanza di tutte noi.

È la sede da cui siamo partite per tante manifestazioni femministe e lesbiche.

È il luogo dove immaginiamo e costruiamo un mondo senza la violenza degli uomini sulle donne.

È lo spazio collettivo che tutte noi vogliamo difendere.

La Sede al numero civico 22 di via dei Volsci a Roma fa parte della grande occupazione politica e abitativa di via dei Volsci del 1977.
Nel 1989 la Sede del 22 è diventata femminista!
In tutti questi anni la Sede del 22 è sempre stata vissuta e attiva.
Da 20 anni usiamo la Sede del 22 per intrecciare percorsi di lotta contro la violenza sulle donne, per organizzare mobilitazioni e incontri nazionali, per sviluppare percorsi politici e culturali femministi e lesbici.
La Sede del 22 è il luogo di donne che ospita e quindi rende possibile pratiche e pensieri di liberazione collettiva per tutte noi.
Dopo anni di tentativi di sgombero e tentativi di vendite all’asta delle sedi politiche di via dei Volsci, è stato notificato lo sgombero per la nostra Sede del 22 e per quella del numero 26.
La Sede è di proprietà di una società immobiliare fallita che a sua volta l’aveva comperata da un altro fallimento immobiliare. Questa catena di speculazioni si ripete da vent’anni, in una città in mano a costruttori senza scrupoli e palazzinari.

Lo sgombero della Sede del 22 è previsto per il 21 gennaio 2010.

Denunciamo questo tentativo inaccettabile di rimozione e chiusura di uno dei pochissimi spazi politici per donne e lesbiche a Roma.
Difendiamo la Sede del 22 come spazio separato vitale per la nostra autonomia di pensiero e di autodeterminazione.
L’esperienza dei Collettivi, dei Centri antiviolenza e delle Case delle donne testimoniano le centralità degli spazi fisici nei percorsi di liberazione delle donne e delle lesbiche.
Sosteniamo questo luogo liberato dall’ingerenza patriarcale, da costrizioni monetarie, controllo politico, e fondamentale per la costruzione di percorsi di lotta contro l’oppressione di genere e contro la violenza sulle donne.

Per difendere questo spazio, la Sede del 22, chiamiamo tutte le donne, femministe e lesbiche:

15 Gennaio 2010 - ore 18: ASSEMBLEA CITTADINA - verso il 21 gennaio

21 Gennaio 2010 - mattina: COLAZIONE AL 22”

Le compagne femministe e lesbiche del 22

13/01/10

OMSA: padron Nerino Grassi vuole tagliare le gambe a 320 operaie!

Faenza 16 gennaio 2010

Tutta Faenza ha risposto all’appello delle 320 operaie della OMSA che rischiano il posto di lavoro perché il mantovano padron Nerino Grassi, proprietario del colosso Golden Lady, ha deciso di licenziare, chiudere, partendo proprio dall’Emilia e delocalizzare il Serbia.

Là, dice, lo ritengono un benefattore, perché paga stipendi mensili di oltre 300 euro mentre la regola è più bassa e poi, dai trasporti ai servizi, tutto costa meno, comprese, ovviamente, garanzie sindacali e diritti dei lavoratori che, per dirla tutta, nemmeno ci sono.

Le operai gli ricordano che le sue calze le vende, o meglio le vendeva, qui, in Italia perché coi tempi che corrono anche le vendite dei suoi collant non potranno andare a gonfie vele!

La manifestazione è andata molto bene, città e rappresentanze delle fabbriche dell’area faentina hanno dato la loro solidarietà, perché far venire meno questo presidio produttivo, dopo altre numerose crisi, significherebbe assestare un colpo gravissimo alla struttura socio economica del territorio.

Nel frattempo il picchetto davanti ai cancelli di Via Pana, è diventato permanente 24 ore su 24, grazie alla solidarietà di tutti ed è questo un dato importante, perché padron Nerino non ha scordato di anticipare, dopo i tentativi di chiusura dello stabilimento di Faenza che risalgono a due anni fa, che produrre in Serbia significa che in Italia gli serve ben poco, di fatto il solo magazzino, per cui dopo aver messo in ginocchio Faenza sta pensando alla fabbrica abruzzese di Gissi ed anche per Mantova, dove vorrebbe portare i macchinari del magazzino e dove ha già traslocato i servizi informativi che adesso sta tarando sul sistema in atto a Castiglione, per questa operazione, che attiene alla parte finale del confezionamento, basterebbero molti meno operai rispetto all’odierno organico. E’ per questo che la lotta non può cessare e a queste lavoratrici deve giungere la solidarietà di tutti i lavoratori del gruppo e delle realtà operaie che vivono situazioni di conflitto, che sono sempre di più anche nelle aree industriali considerate “ricche” fino a pochi mesi fa, ma che mostrano la vera faccia del padronato, sia esso “tradizionale” che “speculativo – creativo”: dalla OMSA all’ ex Eutelia, dalla Metalli Preziosi alla OMNIA. Le scelte del padronato ruspante alla mantovana, dei Grassi e dei Lori, sono le stesse degli americani della Comedil o degli speculatori finanziari che hanno rilevato per un tozzo di pane le imprese informatiche e le ex aziende pubbliche date in omaggio in nome di quella scellerata scelta politica della privatizzazione, considerata verbo assoluto dalle destre come dai nuovi liberisti democratici.

Monica Perugini
www.proletaria.it