05/03/09

NO ALL'INNALZAMNETO DELL'ETA' PENSIONABILE DELLE DONNE!

NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO!
NO ALL'INNALZAMNETO DELL'ETA' PENSIONABILE DELLE DONNE!

Per aderire all'appello scrivere a scioperodelledonne, indicando nome, cognome, occupazione, città e possibilmente telefono

VERSO LO SCIOPERO DELLE DONNE
GIU' LE MANI DALLE PENSIONI DELLE DONNE!
CONTRO L'AUMENTO DELL'ETA' PENSIONABILE DELLE DONNE FINO A 65 ANNI.

ALLE LAVORATRICI E DELEGATE DEL PUBBLICO IMPIEGO E DEL PRIVATO

E' di questi giorni un nuovo pesantissimo attacco alle donne da parte del Governo, la volontà di innalzare l'età pensionabile delle donne da 60 a 65 anni in modo obbligatorio, mentre fino ad ora la possibilità di arrivare a 65 anni è volontaria. Per ora si parla delle donne del pubblico impiego, ma l'intenzione, lo sappiamo bene , è di estendere tale peggioramento a tutte le donne anche del privato.

Il pretesto utilizzato dal Governo è dare corso ad una sentenza della Corte di Giustizia Europea che vede una disparità nella previdenza nel pubblico impiego a sfavore della donna , poiché "non contribuisce ad aiutare la donna a vivere la propria vita lavorativa su un piano di parità" (punti 56 e 57 della sentenza).

Berlusconi Tremonti e Brunetta stravolgono il senso della sentenza e per aiutare le donne discriminate, le "obbligano" a lavorare fino a 65 anni. Possibilità che esiste da sempre nel nostro paese in modo volontario.

La maggior parte delle donne sono costrette già oggi a lavorare fino a 65 anni perché hanno basse contribuzioni e meno anni di lavoro per la discontinuità lavorativa dovuta al lavoro di cura.

Il Governo Italiano volutamente non ha risposto all'Unione Europea e automaticamente la UE ha fatto scattare la sanzione.

Ma bloccare la sentenza per il Governo sarebbe ancora possibile, chiaramente il Governo non lo fa e sta usando questa sentenza all'arrovescio, per ALZARE L'ETA' PENSIONABILE DELLE DONNE DEL PUBBLICO IMPIEGO A 65 ANNI!!!

Resta il fatto che né questo né i Governi precedenti, hanno, invece, dato applicazione ad un'altra sentenza della Corte riguardante il riconoscimento dell'anzianità di servizio per le lavoratrici precarie.
A questa VERGOGNOSA proposta del governo, hanno dato subito il loro accordo il Partito Democratico, con Vittoria Franco ministra ombra delle pari opportunità, la UIL e la Marcegaglia di Confindustria in rappresentanza di tutto il padronato. Questo sta a significare che sono i fatti che contano, delle donne non importa niente a nessuno Né A DESTRA Né A SINISTRA NE' AI SINDACATI CISL UIL UGL.

Se non ci muoviamo noi donne, loro ci rendono la vita impossibile.

Dietro le ipocrite dichiarazioni sulla "parità", c'è solo la cruda realtà di un taglio rilevante alla spesa pensionistica sulle spalle delle donne, non solo in termini di allungamento degli anni per il pagamento delle pensioni, ma soprattutto, temiamo , di risparmio secco perchè se andasse avanti questa proposta la maggior parte delle donne non arriverebbe mai alla pensione.

Brunetta, poi, non dice che oggi sempre più la maggioranza delle donne o per lavori precari o perchè vengono per prime licenziate non arriva neanche ai 60 anni, figurarsi ai 65.
La condizione femminile in Italia è la peggiore d'Europa per disoccupazione, salario, iter di carriera, anni di lavoro, pensioni.

Sono soprattutto donne le pensionate più povere e quelle a cui è ancora oggi è vietato cumulare la pensione di reversibilità con il reddito da lavoro.

Le immigrate sono il simbolo della precarietà, con il permesso di soggiorno legato al lavoro, con il lavoro legato all'esistenza in vita dell'anziano che accudiscono, quando lavorano come badanti nell'isolamento delle case, con i lavori sempre sottopagati.

Sono le retribuzioni delle donne ad essere, in media, inferiore del 20% di quelle degli uomini a parità di mansioni. Differenza retributiva che aumenta visto che spesso, siamo assunte anche con due livelli inferiori. La povertà oggi in Italia è soprattutto donna: di chi è in pensione, in maggioranza donne sole, e delle famiglie monogenitoriali condotte da una donna..

Quello che si nega a tutti i livelli della politica e di buona parte dei sindacati, è che la precarietà è DONNA, ed è diventata il modello di riferimento, è in atto infatti un processo di "parità inversa, per il quale sono gli uomini ad acquisire le condizioni di precarietà delle donne.

Si nega che il tasso di occupazione femminile in Italia è il più basso di Europa, dopo l'isola di Malta, che la Commissione UE da anni punta il dito contro l'Italia per le discriminazioni nell'accesso al lavoro per motivi di sesso, per il differenziale retributivo fra uomo e donna che va dal 20% al 30% in meno a scapito delle donne, differenza retributiva che aumenta visto che spesso, sono assunte anche con due livelli inferiori.

Sono le donne che pagano il prezzo più alto in termini di salario, di disoccupazione, di precariato e di qualità della vita, fra tagli di servizi indispensabili (scuola e sanità), aumenti di carichi di lavoro dentro e fuori le mura domestiche ed il dilagare della violenza sul proprio corpo, scelte e libertà.

La Riforma del modello Contrattuale, firmata da CISL e UIL e UGL , ci renderà ancora più povere poiché lega gli aumenti retributivi alla produttività sul lavoro, all'orario di lavoro, quando maggiormente le donne sono costrette al part-time per coniugare i tempi di vita e di lavoro. Siamo noi donne quelle con i tempi contingentati dall'altro lavoro, quello che ancora oggi non ha valore espresso in Euro, che non rientra nel calcolo della produttività delle imprese, il lavoro di cura dei figli, dei padri, dei mariti, dei lavoratori di oggi, ieri e domani. Quel lavoro che aumenta di più ogni anno, in concomitanza con la finanziaria di turno e i tagli allo Stato Sociale.

Si nasconde miseramente che le donne in particolare in Italia da
sempre lavorano di più, arrivando a fare come minimo 60/65 ore settimanali tra attività sui posti di lavoro e lavoro in casa non pagato. In questo senso non c'è alcuna differenza tra Calderoli, che vuole la donna "angelo del focolare" e Brunetta, che vuole ancor di più
peggiorare il doppio lavoro e il doppio sfruttamento delle donne.

Il "Ministro" Brunetta, visto che spesso lavoriamo nella Pubblica Amministrazione, ci ha tacciato di fannullone, dimenticandosi che noi abbiamo anche altre "assenze" per la maternità, la cura dei figli, dei parenti (Legge 104). Ci ha tagliato lo stipendio in caso di malattia e ci obbliga ad una reperibilità durante la malattia (8.00 -- 20.00) che dimentica le donne che vivono sole con i loro figli. Il Ministro Brunetta ha tentato anche di ridurci i permessi della Legge 104.

Perché non si parla e non si quantifica la ricchezza enorme portata dalle donne all'economia del paese? Il lavoro di cura e il lavoro domestico, il lavoro riproduttivo si somma a quello produttivo, e fa sì che si risparmi sui servizi sociali, su scuola, sanità ecc.
VOGLIAMO CHE CI PAGHINO QUESTO!

La realtà è che in questa crisi provocata dai padroni le donne già stanno pagando per prime il prezzo più alto.

Le lavoratrici del tavolo 4 'Lavoro/precarietà/reddito' fanno appello a tutte le donne, in particolare alle lavoratrici del Pubblico Impiego, a respingere con l'autorganizzazione, con la nostra mobilitazione questo attacco/provocazione, COSTRUENDO LO "SCIOPERO DELLE DONNE".

DELLA LORO FALSA PARITA' NON CE NE FACCIAMO NULLA.

PER NOI TUTTA LA VITA DEVE CAMBIARE!

VOGLIAMO PIU' SALARIO, LAVORO FISSO, RIDUZIONE GIORNALIERA
DELL'ORARIO DI LAVORO, SERVIZI SOCIALI PUBBLICI GARANTITI.

LA PENSIONE A 55 ANNI ALTROCHE' A 65 ANNI!

NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO!

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