28/02/09

BOLOGNA: ASSEMBLEA CITTADINA DI DONNE

CONTRO OGNI DISCRIMINAZIONE SESSISTA E PATRIARCALE!
L’attacco a noi donne è pesante. È urgente che anche a Bologna, così come avviene in altre città, creiamo uno spazio fisico e momenti di discussione sulle nostre condizioni di lavoro per dare risposte concrete con iniziative, proteste, azioni di solidarietà. Oggi più che mai non ci possiamo tirare indietro.
Dall’iniziativa del 7 marzo, come gruppo di donne vi proponiamo l’avvio di un ambito di discussione e organizzazione di iniziative di donne su LAVORO/PRECARIETA’/REDDITO che chiameremo “Tavolo 4 di Bologna”. Ci daremo appuntamento presso la sede del Circolo Iqbal Masih di Via della Barca 24/3. Bologna. tel/fax 0516146887 – per info cell 338 2648211

SABATO 7 MARZO ORE 15.00, Presso la SALA CONSILIARE DEL QUARTIERE PORTO (si entra da Via dello Scalo 21 o da Via Berti 2 / 6, la sala consiliare è adiacente alla sede del quartiere Porto e da sul giardino Francesco Lo Russo)

ASSEMBLEA CITTADINA DI DONNE
SULLE CONDIZIONI DI LAVORO DELLE DONNE
Intervengono
Insegnante Scuola Primaria (sindacato Cobas Scuola)
Cassaintegrata Alitalia Roma (sindacato CUB)
Operatrice Cooperative sociali (coll. Emergenza Femminista)
Precaria Nidi Comunali di Bologna (sindacato RdB – CUB)
Interventi liberi di tutte coloro che vogliono parlare

Aderiscono i collettivi: Gruppo Amazora e Le Irregolari Iqbal Masih

Appoggiamo le lotte delle 112 precarie dei nidi comunali di Bologna che dopo anni di lavoro (fino a 10 o 17 anni) il Sindaco Cofferati e l’Assessora Milli Virgilio non intendono assumere per risparmiare sui costi e affidare i servizi alle Cooperative sociali.

Appoggiamo le mamme dei nidi che hanno apprezzato l’alto livello qualitativo delle operatrici del servizio pubblico dei nidi e che non hanno intenzione di rinunciarvi.

Nei prossimi giorni volantineremo davanti agli esercizi commerciali che ormai sono aperti tutti i giorni della settimana, compresa la domenica, compresa la giornata dell’8 marzo, per rivendicare il riposo settimanale della domenica e dei festivi.

Dopo il dibattito, invitiamo tutte a partecipare alla manifestazione notturna Organizzata dall’Assemblea cittadina di donne e lesbiche contro la violenza maschile, sabato 7 Marzo, concentramento alle ore 20.00 in Piazza dell’Unità.

Il Tavolo 4 della rete Sommosse lancia lo «Sciopero delle Donne»

La violenza maschile è la prima causa di morte e di invalidità permanente delle donne in Italia come nel resto del mondo. La violenza fa parte della nostra vita quotidiana: essa consiste nella negazione della nostra libertà, nella violazione dei nostri corpi, nella costrizione al silenzio.

Oltre un anno fa siamo scese in piazza a Roma in 150.000 donne e lesbiche per dire “No alla violenza maschile” e ai tentativi di strumentalizzare la violenza sulle donne da parte di governi e partiti per legittimare politiche autoritarie e oppressive. Da allora gli attacchi istituzionali all’autodeterminazione delle donne si sono moltiplicati mettendo in luce la deriva autoritaria razzista e sessista in atto in Italia.

La violenza maschile ha molte facce e una di queste è quella economica e istituzionale. Per far fronte alla crisi economica il governo smantella i servizi sociali per finanziare le banche, le missioni militari all’estero, la militarizzazione delle nostre città.

Con la legge 133 tagliano i fondi alla scuola e all’università pubblica per consegnare l’istruzione nelle mani dei privati determinando la fine del diritto ad una istruzione gratuita e libera per tutte/i. Con il decreto Gelmini, migliaia di insegnanti, maestre precarie, perdono il posto di lavoro, e viene meno un sistema educativo - il tempo pieno - che sostiene le donne, consentendo loro una maggiore libertà di movimento e autonomia.

Le donne in Italia hanno i salari più bassi, le retribuzioni dono in media inferiori del 20% di quelle degli uomini a parità di mansioni. La povertà oggi in Italia è soprattutto donna: di chi è in pensione, in maggioranza donne sole, e delle famiglie monogenitoriali condotte da una donna..
Sono le donne quelle con i tempi contingentati dall’altro lavoro, quello che ancora oggi non ha valore espresso in Euro, che non rientra nel calcolo della produttività delle imprese, il lavoro di cura dei figli, dei padri, dei mariti, dei lavoratori di oggi, ieri e domani. Quel lavoro che aumenta di più ogni anno, in concomitanza con la finanziaria di turno e i tagli allo Stato Sociale.

VERGOGNA! Il Governo ha cancellato la legge contro le dimissioni in bianco e vuole alzare l’età pensionabile da 60 a 65 anni delle donne del pubblico impiego (e poi lo farà per il privato), toglie invece di dare diritti alle donne.

Le immigrate sono il simbolo della precarietà, con il permesso di soggiorno legato al lavoro, con il lavoro legato all’esistenza in vita dell’anziano che accudiscono, quando lavorano come badanti nell’isolamento delle case, con i lavori sempre sottopagati.

L’obiettivo delle riforme del lavoro, della sanità, della scuola e dell’università è di renderci sempre più precarie : mogli e madri “rispettabili” rinchiuse nelle case, economicamente dipendenti da un uomo, che lavorano gratuitamente per badare ad anziani e bambini.

Il 24 gennaio scorso si è tenuta a Roma la terza assemblea nazionale del Tavolo 4 «Lavoro/precarietà/reddito»della rete femminista e lesbica delle Sommosse, lì si è deciso di lanciare l’idea di uno sciopero al femminile, costruito in modo autonomo dalle donne lavoratrici, operaie, precarie, disoccupate, giovani, migranti. Una rottura inattesa contro i padroni, il governo, il Vaticano, ma anche nei confronti dei sindacati istituzionali e del privilegio maschile sul lavoro. Oggi le donne sono le prime a pagare la crisi.

NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO!

Non abbiamo nessuna intenzione di farci ricacciare a casa, in una posizione di subalternità e di dipendenza economica.
Per questo proponiamo di preparare insieme, dal basso, uno «Sciopero delle Donne», con presidi, manifestazioni, volantinaggi, assemblee, raccolte di firme, per dimostrare che non ci piegheremo alle politiche maschiliste che vogliono sottrarci quel poco di libertà che ci siamo conquistate.

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